I feel that ice is slowly melting

"se devo essere sincera.." "No! pecche mica... puoi dire pure una bugia no cioè siamo tutt'e due gli n'si... a coppia..non lo so cioé... resta" (Massimo Troisi: Scusate il ritardo)

"Little darling, the smile returning to their faces.
Little darling, it seems like years since it's been here." (George Harrison)

domenica 13 gennaio 2008

Il Kamikaze al chiosco Cubano

Circa due anni fa nei lunghi corridoi del bordello-università si aggirava un tipo alto, robusto e grosso più del lunatico, anche se mangiava meno. Aveva un'andatura barcollante e lo sguardo perso nel punto in cui si incontrano le rette parallele. Per fare amicizia lo invitammo a venire con noi in un malfamato locale dell'Avana; accettò di buon grado. La sera arrivati nel posto ci sedemmo ad un tavolino io, il losco, il lunatico, il pavone ed il kamikaze. Una donna franco-brasiliana di bell'aspetto si avvicinò senza considerarci nemmeno di striscio e getto sul tavolo malfermo cinque foglietti macchiati di birra. Senza neanche guardarci scappò via. Tutti afferrammo i pezzi di carta alla ricerca del prelibato nettare che ci avrebbe dissetato. Dopo circa 20 minuti, la bella cameriera ritorno e disse con gli occhi chini sul blocco delle ordinazioni e voce roca: ``Che prendete?''. Il lunatico disse: ``un mojito''; io: ``un cuba libre''; il losco: ``un Avana Special''; il pavone: ``una Hatuey''; infine il Kamikaze: ``un distillato alla ciliegia''. La giovane donna giro di scatto le spalle e fuggi verso il bancone del bar lasciandoci dietro ad ammirarla; il lunatico le gridò: ``dei poc corn''. Ebbi due o tre secondi di sorpresa. Non capivo. Poi l'illuminazione; dissi al Kamikaze: ``vedi che il distillato alla ciliegia non è succo di frutta ma alcool puro al 99\% con un impercettibile aroma di ciliegia''. Il Kamikaze mi guardò con un intimidito sguardo bambino e dopo tredici secondi riuscì a dire: ``Ah''.
La brasileira arrivò e senza degnarci di uno sguardo fece scivolare il vassoio con le bevande sul tavolino sgattaiolando fulminea tra le sedie. I bicchieri erano tutti tozzi, grossi e scuri tranne quello del Kamikaze che era un piccolo Ballon, delle dimensioni di una biglia di vetro, fatto apposta per non disperdere i residui profumi di ciliegia: il contenuto era più trasparente dell'acqua distillata. Il Kamikaze alla vista del piccolo bicchiere restò interdetto, poi afferro il lungo gambo con la punta del pollice e dell'indice e lo avvicinò alle labra. La degustazione si fermò all'annusamento; i ricettori olfattivi infatti morirono sul colpo corrosi dai fumi dell'alcool. Disse: ``Ma non sa di ciliegia''. Lessi negli occhi del Kamikaze una forte incertezza e per paura che si facesse esplodere lo anticipai dicendo: ``Prenditi qualche altra cosa, quello lo bevo io''. Gli consigliai un guarapo; non sapeva cos'era ma accetto lo stesso il mio consiglio e dopo averlo gustato rimase soddisfatto. Mi chiese cosa fosse ed io gli dissi è un succo fatto con la canna da zucchero. Da quel giorno la sua vita cambiò; abbandonò tutto e spese tutti i soldi della borsa di dottorato per comprare una cubana distesa. Lavorò duramente, arò ed annaffiò. Le canne da zucchero dopo tre mesi germogliarono rigogliose, dirigendo le loro foglie verso il caldo sole cubano. Per il Kamikaze le canne da zucchero erano come il cerdo per il lunatico: non si butta proprio niente. Era riuscito a mettere su un rivoluzionario sistema poli-produttivo.
Il fusto delle canne da zucchero veniva utilizzato come involucro per realizzare candelotti di dinamite, con le foglie essiccate ed intrecciate si realizzavano le micce. La polpa della canna si lasciava fermentare, per 2 o 3 giorni e se ne ricavava una bevanda a metà strada tra la birra e il vino dolce: il muscovado. I resti della fermentazione venivano a loro volta distillati assieme a delle ciliegie per ottenere rum alla ciliegia. I pochi residui solidi di quest'ultima procedura venivano infine utilizzati come stoppini per i candelotti di dinamite. Con le canne di diametro minore il Kamikaze produceva ``i cubani'', che non sono i sigari, ma una sorta di pericolosi petardi che in occasione del capodanno andavano a ruba. Per esportare i candelotti, i petardi, il muscovado ed il rum alla ciliegia dovette scendere a compromessi con il pavone, che all'epoca era il più grande pirata informatico che imperversava nell'oceano Atlantico.
Il pavone trasportava clandestinamente ma col benestare di Fidel, direttamente dalla Cina, la polvere da sparo necessaria a costruire i candelotti di dinamite ed i petardi. Nel viaggio di ritorno da Cuba verso l'Europa, sempre clandestinamente, trasportava nascoste nella stiva del veliero intel dual albero due duo (un ottalbero in sostanza), le casse di rum alla ciliegia e di muscovado prodotte dal Kamikaze. Il supremo le avrebbe infine piazzate facendole prima sbarcare al porto di Catania usando il suo open 60HP, portandole poi in un conto deposito svizzero non controllato. I guadagni sarebbero quindi stati versati in una sicura banca virtuale dell'isoletta dell'atollo di Laamu realizzata dal Kamikaze in persona usando tutte le più moderne tecniche di sicurezza ed anti-intrusione informatica. Gli affari andavano bene ed il Kamikaze decise di fare fuori i suoi collaboratori. Non aveva fatto però i conti ne con il supremo, che come lo aveva creato poteva distruggerlo, ne con il pavone che era riconosciuto da tutti come il più grande pirata informatico che avesse mai solcato i mari.

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