I feel that ice is slowly melting

"se devo essere sincera.." "No! pecche mica... puoi dire pure una bugia no cioè siamo tutt'e due gli n'si... a coppia..non lo so cioé... resta" (Massimo Troisi: Scusate il ritardo)

"Little darling, the smile returning to their faces.
Little darling, it seems like years since it's been here." (George Harrison)

mercoledì 30 gennaio 2008

Il cognato di vomito

Vomito è un brav’uomo, non è bello e neanche di buone maniere ma è d’animo gentile. Un bonaccione, uno che prende a cuore tutti anche gli sfigati come il Profeta. Purtroppo prende a cuore proprio tutti e nei tutti c’è stato anche il losco. Il losco è un essere ripugnante. Fisicamente, non fosse per gli scarafaggi che popolano la sua chioma, sarebbe anche un bell’uomo ma intellettualmente fa veramente cagare! Un approfittatore, uno sfasciafamiglie, insomma un reietto della società. Cosa ci farà mai un brav’uomo come Vomito con un insulso comunista con i soldi degli altri come il losco?
Le disgrazie non vengono mai da sole, nella migliore delle ipotesi vengono a coppia, come accadde a Vomito anni fà. E sì! Perchè il losco ha due sorelle! Due gemelle eterozigote! Clara e Laria.

Una Bella! Maaaah Bella! L’altra……. Brutta. Ma Brutta!!!!!!!!!

Le due ragazze, che con il losco per loro fortuna non ci azzeccavano niente, avevano vissuto una vita sana e rispettosa, tutto il contrario dell’insulso fratello. Le due fanciulle frequentavano il liceo classico. Tutto accadde durante la gita del quinto superiore. A quel tempo Vomito era un giovanotto alle prime armi, era da poco stato inizato all’arte del vino; ma come si dice: il buon giorno si vede dal mattino. Vomito prometteva veramente bene, si prospettava per lui una carriera folgorante! Già alla tenera età di 19 anni la prima partecipazione a “Mr. Bevanda” lo aveva proclamato “Lo Re”. Mr. Bevanda, una competizione che ha luogo a Longi un paesino del Messinese, ancora oggi è il titolo più ambito dai bevitori di tutto il mondo.
Tornando alle due gemelle Clara e Laria, ecco cosa accadde. La gita del quinto superiore ebbe luogo in quel di Firenze. Gia! Firenze! Una delle più belle se non la più bella città italiana. Chi non ha fatto follie alla gita del quinto superiore? Clara e Laria non fecero eccezzione. Perchè fermarsi a scrutare solo Firenze?. Le ragazze decisero di farsi tutta la Toscana! D’altronde avevano seguito degli studi classici. Come le si poteva condannare se, prese dalla furia ormonale delle fanciulle di quell’età, avevano deciso di far proprie le storie, le arti e soprattutto i mestieri più antichi del mondo. Una notte, le due genuine ragazze, che mai avevano conosciuto il nettare degli dei, scapparano dall’”Hotel Casazza”, dove risiedevano, spingendosi fino in un antica osteria di tradizione centenaria: l’”Osteria della toppa”. Le giovani fanciulle, ignare degli effetti del nettare divino, “si ritrovarano in una selva oscura che la diritta via era smarrita”, già dopo il terzo risucchio. Eh sì! erano così “inesperte” che decisero di bere il divin nettare direttamente dalla cannuccia. Passarano pochi minuti; le due ragazze furono travolte dal martellante ritmo pneumatico dei suonatori etnici che frequentano le osterie toscane: le fisarmoniche, le chitarre i mandolini le conivolsero in una avvinghiante ballata; un’ammucchiata, altro che discoteca.
Le gemelle avevano studiato al conservatorio ed oltre all’orecchio possedevano anche la tecnica. Sentirle suonare il clarinetto era un idillio e non fu difficile dimostrare il loro talento duettando alla zampogna.
Si esibirono in: “La Primavera” di “Vivaldi”. Un’orchestra! Una sinfonia! Si sa che gli uccelli in primavera cinguettano, ma quella notte sembravano tutti usignoli, tanto che alla fine si commossero del loro stesso canto finendo in lacrime. La “Primavara” di “Vivaldi” era sfociata in una nuova opera: “Il Pianto degli Uccelli” di “le sorelle del losco”.
Di quella sera nessuno dice di ricordare. Chi c’era, era ubriaco per sua stessa ammissione e quindi per la legge incapace di intendere e di volere. I fatti purtroppo restano. All’”Osteria della toppa” c’era anche Vomito, giovane ed inerme di fronte al nettare divino.
Nel frattempo, all’”Hotel casazza” qualcuno si accorse dell’evasione delle gemelle. Il il Prof. Sventracapra, docente di scienze biologiche, accortosi nella notte che le due ragazze non erano in camera ed astinenetemente preoccupato aveva iniziato a cercarle. Le trovò il mattino seguente che giacevano nel fienile dell’”osteria della toppa” ignude assieme a Vomito, ad un toro ed ad un asino scecchigno.
La legge di Murphy ammonisce: “Se una cosa può andare male, lo farà”. Il corollario è anche peggio: “Se una cosa ha vari modi per andare male, sceglierà il peggiore”. Così fu. Una delle gemelle era stata ingravidata! Difficile dire da chi, a quel tempo non c’era neanche l’esame del DNA.
Gli animalisti difesero a spada tratta il toro e l’asino scecchigno.
Quale gemella? Eh si!!!! proprio Laria la brutta. Purtroppo per Vomito, questa volta il nettare oltre che divino era stato anche fatale.
Non mi stancherò mai di dirlo Vomito è veramente un brav’uomo. Non esitò affatto e sposo Laria la primavera successiva. Gli uccelli in realtà avevano cominciato a cantare ed a piangere molto prima. Infatti per lavare l’onta del disonore, bisognava trovare un marito anche per Clara. Il Prof. Sventracapra, personcina per bene e di nobile casata, si propose e fu benevolmente accolto dalla famiglia del losco. A presenziare le cerimonie nuziali fu Don Bastiano, un prete scomunicato a causa delle sue malsane tendenze sessuali. Don Bastiano nonostante la scomunica non aveva mai smesso di diffondere il verbo. Aveva preso dimora in quel di Firenze, nei pressi di Via Dos, creando una diocesi di cui si era anche proclamato arcivescovo. Don Bastiano prese a cuore tanti aitanti giovani disadattati fondando una comunità che ancora oggi fa proseliti in tutto il mondo: “La comunità di Via Dos”.
La comumità di Via Dos era composta da giovani, docili e gentili nonostante il loro aspetto spartano. Erano stranamente tutti alti, muscolosi e prestanti; ammesso che si potesse fare una distinzione, era veramente difficile discernere i maschi dalle femmine.
Il losco, che a quel tempo non aveva ancora maturato una propria identità sessuale, fu subito affascinato dai “membri” della comunità. Si unì subito a loro, affezionandosi in particolare ad un tale Alfio Sguainanervo. Per entrare a far parte della comunità, bisognava però superare un rito di iniziazione presieduto da Don Bastiano in persona. Il padrino era scelto dall’iniziando fra gli appartenenti alla comunità. Il losco scelse senza esitare l’amico Sguainanervo. Il rito di iniziazione consisteva in quanto segue: mentre Don Bastiano si faceva una fiorentina al sangue con l’osso, tutti gli appartenenti alla comunità, uno massimo due alla volta, dovevano fare altrettanto con l’iniziando. Il padrino godeva dello jus primae noctis. Per il losco l’inizio dell’iniziazione fu veramente duro, poi svenne e di ciò che accadde dice di non ricordare nulla. Il mattino seguente si risveglio per primo. Un dolore pungente attraversava tutto il suo esile corpo. Una fitta lo attanagliava dal duodeno alla gola. Tutti i membri della comunità di Via Dos, con angelica espressione, dormirono sereni e soddisfatti ancora per parecchie ore.
Una volta entrati a far parte della comunità era difficile uscirne; il losco, poi, era il più tenero di tutti: pelle delicata, guanciotte rosa, glutei bianchi; agli occhi degli altri sembrava una bistecca fiorentina al sangue con l’osso buco. Fu solo grazie al prezioso e tempestivo intervento di Vomito che, spinto dalle amorevoli pressioni di Laria, intercedette con Don Bastiano affinche liberasse il losco dai voti presi. Vomito, a titolo di ringraziamento, si impegno a versare a Don Bastiano 600 otri di vino, 300 pezze di pecorino e 1800 forme di pane casereccio l’anno, per 5 anni. Una disgrazia, praticamente il 50% dei prodotti della fattoria di Vomito.
Non mi stanco ancora a dirlo: Vomito è veramente un brav’uomo; invece di vedere il bicchiere mezzo vuoto, lo vedeva mezzo pieno. Per non fare andare la fattoria in malora, Vomito restava a lavorare nei campi anche di notte; sempre meglio che tornare a casa dove ad aspettarlo c’erano le amorevoli attenzioni di Laria.
Il losco da allora si sente in debito con il cognato!
Eh già! perchè?

Vomito teneva il losco sotto braccio quando tutti, imitando Nelson, non facevano altro che puntargli l'indice al petto proferendogli: “AhAh! AhAh! AhAH! AhAh! AhAh!……….”

Vomito era accanto al losco quando tutti l’avevano abbandonato su una panchina fredda di Via Dos!

Vomito su quella panchina fredda non aveva esitato a riscaldarlo, spendendo il residuo calore delle sue mani, quando le uniche parole che il losco riusciva a proferire erano: “sento freddo, sento freddo, sento freddo”.

Vomito, su quella panchina fredda, gli faceva i giochi di prestiggio facendo uscire le conigliette dal cilindro!

Ma questa è un’altra storia!

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