domenica 29 giugno 2008
La cena papale
lunedì 16 giugno 2008
Tubature metropolitane intracraniche
E che dire da tre mesi il lunatico afferma di essere un programmatore C a basso livello e non ha mai fatto una malloc! Ma proprio per niente!
Il lunatico era diventato molto meno lunatico di un tempo... non metteva le mani addosso ai colleghi dall'ultima volta che aveva visto il profeta.
Ma parliamo del profeta, il profeta ci aveva visto giusto, verso il 15 dicembre affermava con ostentata sicumera: "che cazzo ci vai a fare il colloquio, tanto tu non te ne vai di qui!" INFATTI pensava sogghignando il lunatico.
Certo un caro prezzo era stato pagato dal lunatico al fine di placare la sua brama di salvezza!
Ma il lunatico, ricordatevi, dall'alto veglia su di voi... se sentite un'affettuosa pacca sulle spalle, che vi sembra come un furgone schiantatosi su di voi...beh è il lunatico che gentilmente vi ricorda della sua presenza.
domenica 15 giugno 2008
Il Trasloco
Il Losco alloggiava in un attico. In realtà era una piccionaia che il proprietario aveva spacciato spudoratamente per attico, sfrattando gli ultimi piccioni il giorno stesso che il Losco vi si stabilì.
“Sicuro che è un attico?” domandò il Losco, inarcando il sopracciglio.
Il proprietario strofinò la punta della scarpa sull'orlo del pantalone, eliminando escrementi di piccione: “..Mor'ammazzato! Sto stronzo de picciò ma scacazzato a scarpa!” mormorò. Subito dopo, rivolgendosi al Losco disse: “Cà detto?”. Poi come se avesse ricordato in una frazione di secondo la domanda, rispose: “..Me stà a coglionà?”. Questo convinse il Losco, il quale rilasciò il sopracciglio e chiese di firmare il contratto...”Ma che stà dì! Damme cento sacchi e na stretta de mano e vai cor tango...!”
A lume di candela, chino su un tavolaccio comprato a porta Portese come 'scrivania Luigi XVI', il Losco riempiva pagine e pagine del suo taccuino. Stanco, crollò affianco ai suoi pensieri ancora umidi di inchiostro.
Dentro il cerchio di luce, proiettato dalla candela sul tavolaccio, i suoi pensieri erano ordinate file di parole, separate da brevi spazi bianchi, claustrofobici.
"Accadde che Fidel Castrò abdicò. Il Supremo, impaurito che il nuovo arrivato fosse un tantinello più furbo dell'ormai esausto fratello, quindi difficilmente plagiabile, decise di spostare altrove i suoi affari. Con l'aiuto della CIA, impacchettò l'intera Università-Bordello e la spedì a Roma. Il progetto venne chiamato Cometa. Un impresa faraonica, da Supremo! I sette nani vennero lanciati nello spazio con una enorme griglia imbracata all'Università-Bordello. La griglia era stata progettata per intrappolare una cometa, la cui forza avrebbe trainato quell'Università-Bordello da Cuba a Roma, biglietto solo andata..."
Il giorno dopo il Losco prese la metro raggiungendo in via dei Serpenti il Pavone. C'era pure Turi Turi Turi, che si fece subito chiamare Turè er ternario. Insieme aspettarono il Kamikaze, lo videro arrivare con occhiali scuri e la classica camminata da Terminator.
“A ninè, te se move er mausse!” disse er ternario rivolgendosi al Kamikaze. Questi lo guardò dietro i suoi occhiali scuri e non replicò. I quattro percorsero tutta via dei Serpenti fino al Colosseo, o meglio quello che un tempo era il Colosseo. Ora sorgeva sulle sue rovine l'Università-Bordello. Il Supremo grazie ad un contatto col vaticano, ottenuto dal suo fedele Sultano, fece espropriare quel rudere ridotto ormai ad una gattara e vi assemblò l'Università-Bordello, compilandola con la nuovissima versione di gcc. In cambio, dovette assumere tre cardinali e un prete spretato, ed acquistare una fornitura triennale di crocefissi wireless; perché si sa: il wireless è più sicuro del wired, non si può sniffare!
C'era una immane folla davanti all'ingresso principale trattenuta da prepotenti pretoriani. I nostri si unirono al Profeta, sul palco delle semi-celebrità.
“A ninè, te se move er mausse!” disse il Profeta, ma il Kamikaze non rispose, tuttavia accennò ad un lieve, quasi impercettibile, movimento delle labbra: stava sorridendo!
Con un prolungato rullo di tamburi, ebbe inizio la cerimonia d'inaugurazione. La folla fu spaccata in due fazioni dai colpi di manganello dei pretoriani, sul corridoio così ricavato sfilarono le 'divinità': per primo giunse Vermilinguo seguito da quattro schiavi e da una tigre albina, poi arrivò l'augusto Pusillanime con otto schiavi e tre tigri, infine il Sultano con dieci schiavi, nove tigri e un camioncino per hot dog, ( Il Sultano mentre incedeva, apriva la bocca e ingoiava un hot dog lanciatogli dalle retrovie).
Il discorso di apertura toccò all'augusto Pusillanime, schiarì la voce e con un segno della mano cercò ed ottenne l'attenzione della folla.
“A società de magnacciò, a società della gioventù, a noi c'è piace magnare e bere e nu c'è va de lavorà!”
Applausi e grida per circa mezz'ora!
Arrivò il momento del taglio del nastro, ancora rullo di tamburi. Il Supremo fu condotto all'ingresso principale dell'Univerista-Bordello, su una lettiga d'oro portata da dodici gladiatori. Lo zac della forbice, recise un tricolore stinto: esplosero fuochi d'artificio.
I dodici gladiatori, capitanati da un certo Spartacus, si avventarono su ventitré barili di ottimo vino dei castelli e annaffiarono l'entusiasta folla, fino a sera.
Il Losco, il Pavone e il Profeta ritornavano mesti mesti dall'inaugurazione, camminavano per via dei Fori Imperiali; qualche passo dietro Turè er ternario parlava con una donna, la quale insisteva che voleva cinquanta 'sacchi' per una 'pippa'. Turè, aveva difficoltà nel comprendere la lingua, ma la donna si fece capire anche a gesti: chiedeva solo cinquanta 'sacchi' per una 'pippa'! Er ternario accettò e spari all'altezza di via del Plebiscito. I tre continuarono a camminare silenti fino a piazza della Trinità dei Monti. Quivi si separarono, ognuno prese una strada diversa ed entrambi dissero: “a regà ce se vede domani!”.
martedì 27 maggio 2008
La rugiada del mattino
- fino a 6-7 anni adoravo i cioccolatini kinder quelli bianchi dentro e neri fuori proprio come me;
- poi sono passato ai raider, quello che adesso si chiama twix;
- da 10 a 12 anni i duplo, con le nocciole intere all'interno, erano il top del top;
- hanno inventato il kinder bueno che mi ha cresciuto fino a qualche anno fa quando sono passato al lindth qualità oro al latte con le nocciole;
- infine sono passato agli Happy Hippo che hanno quel non so che di croccantezza e delicatezza che li rendono sublimi.
Gli occhi ed il sorriso della mia amica Happy Hippo brillavano allo stesso modo dell'erba avvolta di rugiada e picchiata dai raggi del sole. Vita sotto forma di luce! Avrei voluto irradiarla io quella luce dagli occhi; In quell'istante mi sono tornati in mente il liceo e le parole di Schopenhauer:
``Se fossimo solo rappresentazione non potremmo mai scoprire la cosa in se. Ma noi non siamo solo rappresentazione ma anche corpo, non ci guardiamo dal fuori ma ci viviamo da dentro godendo e soffrendo. Proprio questo ci permette di squarciare il velo del fenomeno e cogliere la cosa in se. Infatti ripiegandoci in noi stessi scopriamo che la radice noumenica del nostro io è la volontà: noi siamo volontà di vivere, un impulso irrazionale che ci spinge a vivere e a agire''.
Happy sta per felice ed ovviamente Hippo c'è solo per similitudine col cioccolatino. Spero che la prossima volta al distributore automatico ci siano anche questi, così ti costringo a fartene offrire uno usando la forza bruta che mi contraddistingue. Se non ci sono gli Happy Hippo ti offro lo stesso almeno un kinder bueno!
Il dilemma del porcospino
Lo conoscete il dilemma del porcospino cari (loschi et pavoni et all)? Ormai è famoso!
Il dilemma del porcospino afferma che tanto più due porcospini si avvicinano tra loro, tanto più probabilmente si feriranno uno con l'altro. Ciò a causa del fatto che i porcospini hanno gli aculei sulla schiena. Se gli animali si avvicinano tra loro, gli aculei finiscono col ferirli. Purtroppo i porcospini hanno bisogno di stare vicini per scaldarsi a vicenda. Da questa contraddizione nasce il dilemma.
Si può fare un parallelo con le relazioni tra due esseri umani. Se due persone iniziassero a prendersi cura e a fidarsi l'uno dell'altro, qualsiasi cosa spiacevole che accadesse ad uno di loro ricadrebbe anche sull'altro e le incomprensioni tra i due causerebbero problemi ancora più grandi e profondi, come le tane dei porcospini.
In ogni caso un consiglio: non avvicinatevi mai ad un porcospino perché i poveri animaletti hanno, a ragione, paura degli onnivori esseri umani e reagirebbero lanciandovi contro i loro aculei e non è una cosa piacevole.
E' vero sono solo un misero citatore e di mio forse ci metto poco ma queste due sono una per ognuno e poi per me sono molto belle:
''Non ci si può sottrarre all'impressione che gli uomini di solito misurino con falsi metri, che aspirino al potere, al successo, alla ricchezza e ammirino queste cose negli altri, ma sottovalutino i veri valori della vita. Pure, nel formulare un qualsiasi giudizio generale di questo tipo, si corre il rischio di dimenticare la varietà del mondo umano e della vita della psiche. Vi sono taluni uomini a cui i contemporanei non negano l'ammirazione benché la loro grandezza poggi su doti e realizzazioni che sono completamente estranee agli scopi e agli ideali della massa. Potremmo facilmente essere indotti a credere che solo una minoranza, alla fin fine, apprezza questi grandi uomini, mentre la gran maggioranza non se ne cura affatto`` (Sigmund Freud)'.
''A parte poche eccezioni al mondo, tutti, uomini e animali, lavorano con tutte le forze, con ogni sforzo, dal mattino alla sera solo per continuare ad esistere: e non vale assolutamente la pena di continuare ad esistere; inoltre dopo un certo tempo tutti finiscono. È un affare che non copre le spese'' (Arthur Schopenhauer).
Questa cosa l'ho pubblicata adesso ma l'ho scritta sabato pomeriggio, ciao amici.
lunedì 26 maggio 2008
La Coscienza Del Losco
Dicevo, solo in un angolo di periferia, ricettacolo di polvere e di reietti, può dimorare un tipo come il Losco, in una bicocca di due vani con soppalco non abitabile. La sua è una casa a dimensione di Losco: una cucina affiancata da un bagno, più lungo che largo, e una stanza da letto sotto il livello stradale, che ha sulla testa il soppalco non abitabile. In realtà, tempo addietro il soppalco ospitò tutti e sette i nani; mentre nella stanza da letto si vocifera, anzi si profetizza che il Losco accolga ogni sera una biancaneve diversa.
Del Losco si son perse le tracce, casa sua è stata occupata da un gruppo di comunisti con i soldi degli altri. Ne è nato il primo centro sociale con soppalco non abitabile.
Se dovessi risalire con puntiglio, la successione di fatti prima della sua scomparsa, allora come un ragioniere d'altri tempi scriverei nel libro mastro: eventi dell'ultimo bimestre e a capo della lista segnalerei: dipartita del Lunatico.
Il giorno in cui il Lunatico lasciò per sempre quell'Università-Bordello, il Losco ebbe come la sensazione di perdere un arto. Mutilato del suo collega, del suo amico fraterno, decise di voltare pagina e appiccicarsi sulla fronte una signora realtà, unica per ogni situazione.
Uscì dalla porta secondaria, imboccò una strada qualunque e la seguì. Dopo circa due ore di marcia ininterrotta, sfociò in una piazza. Il Losco aveva difronte il Duomo. Quivi pernottò, con la schiena appoggiata alla facciata principale. Quando l'alba lo sorprese, aveva un nuovo volto. Si chiese se avesse i mezzi adatti per poterlo mantenere a lungo, qualcosa tipo: chiarezza, correttezza, sincerità.
I giorni si succedevano, l'Università-Bordello gli riusciva soffocante, come due capaci mani che cingono un collo. Lavorava ancor meno di quel poco, che in condizioni normali faceva. Cercava in continuazione un motivo, qualunque esso fosse, per sfoggiare la sua nuova veste. Misurava di continuo la tenacia del suo carattere: quanto ancora avrebbe resistito?
Ma è risaputo (vecchio detto cubano) : ''cu nasci tundu, non pò moriri quadratu!''
Il Profeta un giorno gli disse: “nessuno può sfuggire al suo aka. Tu sei Losco e come tale devi vivere...”
Il Pavone aggiunse:”.... amico mio, in sincerità ti dico: smettila di rincorrere una chimera. Il tuo comportamento è presuntuoso e poco umile. Sarai punito per la tua mal condotta, gli dei ti hanno destinato ad una vita losca, priva di chiarezza e colma di sotterfugi. Vivila!”
Il Losco scosse le spalle e sorrise a modo suo, infastidendo i suoi amici e colleghi. Nell'altra stanza il Kamikaze fece detonare un nuovo composto chimico: un boato e subito dopo il caos degli allarmi antincendio. Il settimo piano fu fatto evacuare, solo il Postino non abbandonò il posto di lavoro: aveva le cuffie che gli coprivano le orecchie e non avvertì quel putiferio.
La prima pagina del giornalino della Università-Bordello, riportava quanto il giorno addietro era accaduto. La notizia dell'esplosione era stata narrata, con perizia di cronaca, dal più capace dei giornalisti...."tutti salvi, il kamikaze è stato deportato in Siberia. Unica perdita il Postino. Misteriosa è la scomparsa del Losco."
Tiriamo le somme! Chi sono io, il Profeta dice che io non esisto. Forse è vero, perché il Losco una coscienza non l'ha mai avuta. Comunque sia, mi sento in dovere di raccontare come andarono i fatti e riportare con chiarezza, correttezza e sincerità il suo pensiero.
Egli non seppe mai viver bene e quando provò a cambiare si illuse di poterlo fare. L'illusione è la proiezione delle speranze nel futuro. Un futuro non troppo lontano: prossimo, qualcuno potrebbe puntualizzare. Ma la pazienza venne a mancare nel Losco, roteò sui tacchi e alzò le spalle, come per dire: io son io! Ma chi sei veramente Losco? Uno che nell'ultimo bimestre ha perso molte persone care, solo per la presunzione di poter giocare alla sincerità. Uno che nell'ultimo bimestre trascurò gli amici, dedicandosi solo al suo nuovo interesse: cercare a tutti i costi di condividere ciò che non esiste. Forse è vero mio caro Losco, pecchi di presunzione e lontano da te è l'umiltà. Solo parvenze di modestia dettate dalla buona creanza, quindi ancor di più fasulle perché non vengono dal profondo.
Losco: TU VIVI MALE, per dio!
Ciò che gli rimane adesso è il conforto del sogno, del suo limitato mondo onirico. Ma prima o poi si dovrà svegliare, allora mi chiedo: che sensazione avrà il nostro caro Losco, quando metterà i piedi per terra?
La coscienza non dovrebbe parlare così, ma io non esito quindi mi prendo tutte le libertà delle circostanze. In più, aggiungo che chi ha la presunzione di non aver mai avuto padroni non è un uomo libero, tutt'altro. E' schiavo di un passato che non esiste, solo per necessità. Povero Losco, condannato a camminare come i gamberi: con la faccia rivolta a quello che fu, cercando ostinatamente di cambiarlo, e la schiena al futuro. Non vedrai mai la luce Losco, chi ti vuol bene ti consiglia una rotazione a centottanta gradi.
Adesso il Losco è in giro con un circo. Si illuse di poter fare il pagliaccio ma i circensi gli offrirono l'unico posto vacante: spalar merda di elefanti. Tonnellate e tonnellate di noccioline digerite!
Forse un giorno ritornerà, ma non sarà più come un tempo. Il Lunatico toccò un nervo sconosciuto, involontariamente cambiò gli eventi che il destino aveva a lui riservato. Qualunque sia la sua nuova condizione, il Losco lo ammira per il coraggio e l'incoscienza avuta: una ventata di fanciullezza.
Solo adesso ti rendi conto che era meglio avere una coscienza mio caro Losco; solo per contraddire il Profeta, ascoltare i consigli del Pavone.
Un'ultima cosa. Chiunque, di questa Università-Bordello, volesse commentare il post, sappia che il Losco non può rispondere. Mi permetto di interpretare il suo pensiero. Darò io una risposta, una per tutte le critiche. Una risposta da Losco, senz'umiltà e presentuosa.
“Si, si! Mo mo segno proprio!”
venerdì 23 maggio 2008
La banalita' della verita'
Un amico mi disse una volta (canzonandomi ovviamente) "ma non ti stanchi mai di avere ragione"? Ultimamente mi e' tornata in mente quella frase ed il mio povero cervellino si e' rimesso a girare e frullare. Ho pensato: immaginate per un momento l'esistenza di un essere che abbia sempre l'idee coerenti con la realta', le cui opinioni siano sempre corrette (beh, forse in questo caso si dovrebbe parlare di "rivelazioni"), che riesca sempre a spuntarla su qualsiasi difficolta' "filosofica". Lo so, Profeta cosa stai pensando: "quest'essere esiste, e' reale, sono io". "Io-dio e profeta". Posso anche concordare, ma per un attimo non ti identificare con l'oggetto, e voi lettori fatemi dissertare per via ipotetica. Dicevamo, un essere che ogniqualvolta dica la sua opinione, sia sempre ribattuto dal suo interlocutore che, immancabilmente, dopo poche argomentazioni, si rende conto, con un po' di frustrazione, che la verita' stava dall'altra parte. Ah, dimenticavo, non immaginatevi pero' una divinita' trascendente, ma un essere figlio di questo mondo, con i vostri stessi bisogni fisiologici, magari il cui sudore emani un odore non proprio gradevole (ne piu' ne meno come quello di ognuno di noi), tanto per avere un'idea di impatto.
Avete immaginato? Lo avete presente nella mente?
Due domande: come verrebbe vista un'entita' cosi', da noi esseri comuni? E lui stesso come si vedrebbe, che emozioni potrebbe nutrire verso se e verso il mondo?
Mah, ipotesi, congetture, naturalmente. Intanto diamogli un nome: poniamo Mr. S. Ecco il solito istintivo maschilismo, perche' non Ms. S? Boh, io sono un Pavone maschietto e cosi' mi piace. Ma siete liberi/e di immaginarvelo maschio o femmina, solo, mi raccomando, non asessuato (caratteristica tipica dalla natura divina).
Dapprima potrebbe essere preso quasi come oracolo, anche con simpatia. "Aspetta, ho un problema, vediamo cosa ne pensa Mr. S., se e' d'accordo con me" (non succederebbe quasi mai credo, noi siamo esseri incompleti e fallaci). Due contendenti non riescono a dirimire una controversia: "Mr. S, tu che ne pensi?". Tutto risolto.
Poi, a mio parere, sopraggiungerebbe una sensazione di fastidio. Pensieri nascosti alla coscienza, si affacciano dall'interno. "Accidenti, pensavo di aver ragione io". "Si, si ho capito. Che palle.". "Perche' la ragione dovrebbe essere sempre da lui? E' pure bruttino... Perche' e' bruttino, andiamo!". Pian piano, gli sguardi di simpatia si trasformano in diffidenza, poi in ostentata indifferenza (quasi un ossimoro!) per finire in alcuni casi in aperta ostilità. L'ho detto, siamo esseri incompleti e fallaci, noi.
E lui/lei (questa volta mi sono ricordato di essere political/correct!) ? Che pensieri potrebbe avere? Soprattutto che emozioni nutrirebbe nel suo animo? Io ho riflettuto su queste domande. E' piu' complesso, credo. Occorrerebbe immaginarsi nella mente di un essere, che ha sempre a portata di mano, o meglio di pensiero, la verità. Ardua impresa. Si potrebbe pensare che Mr. S non avrebbe reazioni di sorta, comprendendo immediatamente il perche', il significato intendo, delle cose. "Gli esseri che mi stanno intorno si comportano così , per necessità. Essendo [cosi' e cosi'] non potrebbe essere altrimenti". Nell'espressione [cosi' e cosi'] ci sono le argomentazioni certe, che ne' io ne' voi possiamo conoscere (eccetto, forse, il profeta, che è in contatto diretto con dio, che e' lui medesimo!). Ma non sono queste argomentazioni, di cui non riusciamo neanche a dimostrarne l'esistenza, a suscitare il nostro interesse. Perlomeno il mio, scusate la presunzione Pavonesca. E' la ipotetica struttura del suo pensiero che mi interessa. Così però non ne caviamo un ragno dal buco.
Poi mi ricordo una delle ipotesi in premessa. Mr. S non e' un essere avulso dall'umanità (il termine è in onore del Postino, chiedete a lui se siete curiosi!). Non è un essere angelico, che al massimo ci guarda con pietà e accondiscendenza. Qui abbiamo una scappatoia. Se da un lato la sua mente tutto comprende senza errori, il suo "cuore", la sua anima, può generare emozioni, che come ben sappiamo non sono sempre dirette dalla mente. E le emozioni le conosciamo. Anche se non le controlliamo. Le possiamo descrivere. L'amore, l'odio, la delusione, la tristezza le abbiamo provate tutti.
Bene, sotto quest'ottica, credo che l'esistenza di Mr. S sia un'esistenza ben triste e travagliata. La sua mente comprende la realtà, anche il comportamento del suo prossimo. Ma questo invece di portargli quantomeno serenità, produce nel suo animo, che infallibile non è per definizione, un insieme di emozioni, che la sua mente portentosa non riesce a districare. Non riesce a districare le emozioni, perchè queste non sono oggetto della mente. Per inciso, qui nascerebbe una discussione che coinvolgebbe il concetto stesso di realtà, ma a noi per ora poco importa. E che emozioni potrebbero nascere? Qui mi sembra facile. Prima di tutto orgoglio. Diamine, la sua mente è sicuramente fuori dal comune! Tutti vanno da lui per risolvere un problema. Per avere una luce sicura. E lui li risolve i problemi. Trova l'analisi giusta. Il suo pensiero diretto è chiaro.
Poi credo anche la compassione. Vedere il suo prossimo che brancola nel buio, fraintendendo concetti che per Mr. S sono banali, lo fa affezionare alle persone. Le vuole aiutare a vedere la verità. (in effetti questo non è così scontato, ma a me piace vedere Mr. S come fondamentalmente buono).
Bene, direte voi. Ma ancora non ho mostrato l'altra faccia della medaglia. Rabbia. "Perchè le persone mi guardano con diffidenza? Io le aiuto.". E l'orgoglio si trasforma in vanità. "Perchè non mi rispettano come meriterei?". Noia. "So già le risposte prima delle domande. Niente è precluso alla mia mente. Perchè sempre le stesse domande?". Tristezza. "Nessuno mi si avvicina veramente. O sono un oracolo o suscito ostilità". E così via.
Eh no, Mr. S non ti invido per niente.
Morale. Possedere una mente che tutto comprende, non è una benedizione. O si è un essere divino (ti sei salvato quindi Profeta!) o si soffrirebbe in una contraddizione permanente. Beati noi, dunque, che abbiamo la facoltà di pensare e dire stupidaggini, come in questo post per esempio! Chissà se il Vangelo intendesse proprio questo con la frase "beati i poveri in ispirito" (cito a memoria). Così possiamo essere gente allegra, che a volte mette da parte i fastidiosi frutti della propria mente, per sentirsi più libera e "leggera". Non ne convenite? Non è così?
Come al solito il Pavone vi saluta calorosamente, richiude la sua ormai dolorante coda e vi invita, se volete, a dire la vostra.
sabato 17 maggio 2008
Niente da difendere
La smetto subito con queste sdolcinatezze e vado al dunque di questa dissertazione: niente da difendere! Sarò breve, lo giuro! Una delle cose su cui ho riflettuto sono gli obiettivi che si hanno nella vita, le cose a cui si può aspirare, quelle che si possono ottenere e stringere fra le mani. Come si fa ad avere un obiettivo? Come si sceglie la strada giusta per raggiungerlo? E se non ci troviamo su nessuna strada? Non si può vivere nel paese delle meraviglie neanche se è il paese della mia amica Alice! Alla fine si finisce sempre per incontrare lo stregatto di turno che irridente ed impositore ci dice: ''Nessuna strada è la tua! Tutte le strade sono della regina di cuori!``. La regina di cuori! Perché proprio di cuori, in questo caso non sarebbe stato più appropriato dire di picche? Poi forse infondo sono la stessa cosa. Il simbolo delle picche è solo un cuore rovesciato con una specie di gambo che a guardarlo bene sembra l'impugnatura di una spada conficcata nel cuore esangue e spinta in alto ad inneggiarlo come trofeo. Ma si, cuori, picche che cambia? ''Genti diverse venute dall'est dicevan che in fondo era uguale`` (De Andre). Prima di diventare adulto, se mai lo sono diventato, avevo due sogni che pensavo avrei realizzato a tutti i costi, ma me li hanno fatti frantumati quando non potevo difendermi. Forse in realtà potevo difendermi, ma quando ci si trova sull'orlo del precipizio e bisogna scegliere cosa buttare giù non è affatto facile, soprattutto se c'è l'istinto di sopravvivenza che ti alita dietro le spalle e la morte che ti punta la falce alla gola. Alla fine li ho buttati giù!
Che tristezza a pensare che adesso che ho forza e mezzi per difendermi, non ho più i miei due sogni da difendere. In buona sostanza essere forte come sono adesso non mi serve ad un cazzo! La fine di questa mia riflessione è però stata inaspettatamente, per me, positiva, perché per fortuna non mi trovo su nessuna strada e quindi non incontrerò nessuno stregatto che mi possa dire: ''Nessuna strada è la tua! Tutte le strade sono della regina di cuori!``. Sono contento perché sono sicuro che nessuna strada è proprio quella mia!
Ancora sta SGelosia
Il losco decise di prendersi una pausa per fumare una sigaretta; chiuse i due dentro la stanza e appoggiandosi alla finestra subito sopra il lavandino della cucina cominciò ad inspirare ed espirare. Prese il telefono in mano e compose il numero del lunatico che di SGelosia è maestro. Il lunatico in quel momento era appena rientrato a casa dal lavoro ed era intento a fare esercizi di jujitzu con una scopa ed una paletta; riuscì a rispondere al telefono solo dopo tre minuti, tempo minimo da passare immobile per portare a termine qualunque attività fisica.
''Amico losco....come va``, esclamò il lunatico. Il losco, in stato nicotinicamente confusionale, rispose: ''Hei bello che fai!``. Che accoppiata. Il losco raccontò l'accaduto al lunatico che ascolto in silenzio ed alla fine esclamò: ''Sei un coglione, sei un coglione!``. Intanto echeggiava nella stanza chiusa una voce: ''Questo e rapimento, lei non ha alcun diritto di tenerci rinchiusi, soffro di claustrofobia, le faccio causa``. Uno sparo in aria della pistola a coriandoli del losco mise tutto a tacere, ma i coriandoli finirono dappertutto ed il losco pensò: ''metterò quella puttana in ginocchio a pulire!``. Ma tornando alle sagge parole che il lunatico stava proferendo: ''Zitto fammi parlare, sei un coglione, sei un coglione!``. Il losco pensava ''a ridaglie!``. Intanto il lunatico continuava: ''Dona loro la possibilità di amarsi, liberali e liberati segui quanto dettarono Lennon e Mac Cartney:
Try to see it my way
Do I have to keep on talking till I can't go on?
While you see it your way
Run the risk of knowing that your love may soon be gone
.....
.....
Life is very short, and there's no time
For fussing and fighting, my friend
Morto un papa se ne fa un altro che di solito è pure più giovane``. Poi ovviamente il lunatico sposto la discussione verso argomenti più seri e disse: ''Piuttosto com'è la vigna quest'anno? Ci sarà del buon vino?``. Il losco rispose che il tempo stava andando bene: c'erano state sufficienti piogge ma bisognava che da ora in poi ci fosse solo sole per dare corpo e forza al vino. La telefonata finì dopo qualche minuto perché il losco si era fatto due palle grosse quanto un pesce palla a sentire le minchiate del lunatico.
Più indeciso di prima decise di non contare sull'aiuto del saggio pavone: aveva bisogno di pratica non di filosofia! Per paura che gli profetizzasse che sarebbe finito in galera perché il delitto d'onore non esisteva più, il losco decise di non chiamare neanche il profeta. Essendo il postino ancora morto, la scelta ricadde sul kamikaze. Il losco decise di mandargli un messaggio ed avendo a disposizione solo 160 caratteri scrisse: ''caro kamikaze, ho trovato la mia donna con un uomo. non sono del tutto sicuro su cosa stessero facendo. tu come ti comporteresti?``. Il kamikaze lesse il messaggio solo dopo 3 ore e 22 minuti e riuscì a rispondere 9 minuti dopo averlo letto scrivendo sinteticamente: ''sto arrivando con il plastico!``. Il losco tremante aveva cominciato a sbuffare quando d'un tratto suonò il campanello; pensò fra se e se: ''Sarà il kamikaze!``. Niente affatto! Era la vecchia del piano di sopra con cui il losco aveva intrapreso una storia d'amore, al fine di non pagare l'affitto del bilocale in cui viveva! La vecchia entro fulminea dalla porta e disse al losco strusciandogli le labbra: ''Ciao piccolo, è arrivata la bolletta dell'ENEL, vuoi pagarla o...``. Il losco aprì la bolletta la cifra era esagerata 232 euro, pensò : ''Cazzo! Colpa della poltrona vibrante! Sta cazzo di tecnologia! Perché non ho usato la lavatrice!``. Non poteva fare entrare la vecchia nella camera da letto; lei della sua SGelosia se ne sarebbe sbattuta era nata ben 78 anni prima quando il delitto d'onore andava ancora forte! Doveva escogitare subito qualcosa! Pensò di usare il divano in cucina e subito si affretto a liberarlo dagli ammennicoli che vi aveva gettato sopra nell'ultima settimana. Per fortuna la vecchia si tolse dalle palle da sola dicendo: ''Piccolo, devo andare a dar da mangiare ai gatti ripasso verso le 11, indossa il tutu che ti ho regalato....a più tardi``. ''Salvo per un pelo!``, pensò il losco. Non passarono tre minuti che il kamikaze busso alla porta con fare discreto e silenzioso. Il losco aprì; il kamikaze aveva in mano uno scatolone di colore bianco che puntava silenziosamente con gli occhi semichiusi. Il losco disse: ''Cosa hai portato?``. Il kamikaze rispose mentre apriva il pacco: ''guarda!``. Il losco fissò il contenuto della scatola per qualche secondo e poi disse ''Ma cos'è?'' ed il kamikaze: ``Il plastico del ponte nello stretto, in quattro riusciremo a finirlo entro stasera, ci pensi che bello?''. Il losco era li li per esplodere, poi ricordando le parole del profeta pensò: ``Non ne vale la pena''. Mandò il kamikaze dalla vecchia nell'intento di liberarsi la serata, quindi aprì la porta e disse ai due amanti: ''Levatevi dalle palle!``. I due sgattaiolarono fuori ed il losco si sentì sollevato: unica pecca i coriandoli sul pavimento, la puttana se ne era andata senza pulire!
L'apocalisse
Un vecchio proverbio siciliano dice: ''Cu voli vadi, cu non voli manna``. Ma allora perché Dio, che al solito sono io, non è andato di persona a comunicare l'apocalisse ma ha invece mandato il profeta che sono sempre io? Perché ho mandato me stesso ad annunziare l'apocalisse e non sono andato ad annunziarla di persona? Ho riflettuto parecchio su questa cosa! Alla fine ho trovato quella che mi sembrava l'unica risposta plausibile: sono io, sono il profeta, sono Dio, sono uno e trino! Già così se le cose vanno male Dio può dare la colpa al profeta che non ha saputo riportare le sue parole; il profeta può dare la colpa a me che da peccatore non so agire ed infine io da limitato uomo quale sono posso prendermela con Dio e chiudere il cerchio o il pentacolo. In questo modo io porto solo un terzo del fardello! Ma in tutto questo dove sono andati a finire il supremo, il passivo, pinocchio, vermilinguo, il sultano?
Gli algoritmi golosi molte volte trovano buone soluzioni ma altre volte non portano assolutamente a niente e bisogna ricominciare tutto da capo facendo scelte, di solito, diametralmente opposte. ''Non ti dico più niente``, così mi ha detto qualcuno; io avrei risposto che infondo profeti lo siamo un po tutti, ma fra questi quelli che sono anche uomini sono veramente pochi. Non l'ho fatto! E che fine faranno il pavone, il losco, il postino, il kamikaze, la sadomasochista, la lasciva e gli altri cubani dopo l'abdicazione di Fidel?
Vi siete mai chiesti cosa succederebbe se scoppiasse la terza guerra mondiale? Che fine farebbero i comunisti, i fascisti, gli anarchici, i capitalisti, i borghesi ed i proletari? Probabilmente tutti cercherebbero di salire sul carro del vincitore di turno e non si accorgerebbero neppure che il carro è vuoto e senza nocchiere. Nessuno sprecherebbe una testata nucleare per distruggere l'inesplorata foresta nera del Congo; le tribù che ci vivono dentro probabilmente vedrebbero solo qualche insolito bagliore divino e forse un ordigno bellico rovinosamente venuto dal cielo sui loro campi. Il campo di papaya verrebbe trasformato in tempio per onorare il Dio che ha inviato il cimelio monito per l'uomo; la piantagione di alberi del pane verrebbe distrutta per costruire un altare su cui offrire sacrifici umani il cui sangue nutrirà ancora le radici degli alberi del pane privati del loro fusto. Tutto ricomincerebbe da capo, senza stato, senza ricordo, senza memoria! Che tristezza essere profeti! Che tristezza avere le premonizioni invece dei ricordi, della memoria! Che palloso a ripetere sempre ''lo sapevo!``, ma quanto è scontato il mondo però!
venerdì 2 maggio 2008
Indovinello
Sono contorto, rimugino sulle cose, indago intimamente. Sono freddo, razionale, rigidamente scontato.
Do troppo peso alle parole, sono serioso, non capisco che le persone possano parlare un po' a vanvera. Ho il difetto di aver dubbi sulle parole che mi si dicono, sono sulla difensiva.
Sono aperto, sincero, schietto. Sono sfuggente, scostante.
Ho un punto di vista particolare sulle cose, faccio riflettere le persone, colpisco con le mie riflessioni. Sono quasi banale, passo inosservato, annoio.
Sono cortese, delicato, galante. Sono sprezzante, sferzante, cinico,
indisponente.
Non riesco ad esprimere alle persone care che sono particolari per me, uniche. Sono asfissiante, patetico, emozionalmente instabile.
Ho tanti interessi. Sono apatico, freddo, indolente.
Analizzo profondamente, spacco il capello in quattro. Perdo tempo a fare "minchiate".
Ho fretta di farmi conoscere, sono ansioso, troppo diretto, pretendo troppo dagli amici. Sono titubante, non mi faccio conoscere, tengo a distanza.
Sono insicuro, nutro dubbi sulle mie capacita', mi sottovaluto. Sono presuntuoso, arrogante, saccente.
CHI SONO?
domenica 20 aprile 2008
Il pentagiochismo
Se ci provate a seguire la stella a cinque punte inscritta nel cerchio si vede chiaramente che non ha un inizio ne una fine: che cosa inquietante questo intreccio, per me finito essere umano! Forse è per questo che il pentacolo è il più famoso simbolo esoterico! Secondo voi il pentagiochista segue la forma della stella? Spero di no, perché poveretto non arriverebbe da nessuna parte non potendo partire dall'inizio ne raggiungere la fine: un cane che si morde la coda? Forse mi sbaglio, sicuramente il pentagiochista segue la stella come i re magi la cometa. Il fatto è che la coda della cometa è solo una scia di pezzetti di ghiaccio che si sciolgono lungo il cammino e diventano vapore a contatto con l'atmosfera poco romantica della realtà. Forse il pentagiochista è solo ingordo ed afferra tutto ciò che gli capita a tiro, ma non ne è mai sazio perché non riesce a prendere quello che cerca; forse non lo sa neanche quello che cerca, è proprio vero: amore è dare non prendere. Questa cosa sa di comunismo, il mio sangue rosso ogni tanto viene fuori, soprattutto se mi taglio le arterie. Vi siete mai chiesti perché la nostra economia sta crollando? Solo perché non sappiamo più ne stimare il valore delle cose ne usarlo il loro valore. Faccio un esempio meno criptico. Il pentagiochista compra un libro spendendo 15 euro; legge il libro, è affascinato dai concetti, li sente suoi mentre li legge; poi lo ripone nella libreria a prendere polvere assieme a tutti gli altri, probabilmente non lo riaprirà mai più ma sa che se fosse necessario è sempre li immobile, riposto nello stesso vecchio ripiano a prendere nuova polvere. Ma ha veramente sfruttato i 15 euro di valore del libro? Non li ha sfruttati affatto, forse ma forse è arrivato a sfruttarne qualche millesimo dei 15 euro spesi. Perché? Con le stesse 15 euro, lo stesso libro avrebbero potuto leggerlo un migliaio di persone. Il pentagiochista ha speso 15 euro ma di fatto ha usato solo 0,015 centesimi. I restanti 14,985 euro sono riposti nello scaffale e lui non si è neanche accorto di averli posseduti ne di averli persi. Ultimamente mi sta capitando di incontrare persone e fare cose che appartengono a quando ero bambino bambino. Oggi per esempio mi sono ritrovato in un convento in mezzo a delle suore che facevano un incontro con le loro ``adepte`` e non, visto che c'ero pure io che l'ordine delle suore, in particolare, l'ho sempre odiato. Eppure è stata una cosa istruttiva, negli ultimi vent'anni non è cambiato proprio niente: è tutto al suo posto, come un libro impolverato. Guarda caso l'argomento del giorno, per chiudere il cerchio del pentacolo, era proprio la sincerità e o la verità. La suora che le decantava assieme all'amore secondo me era frustrata, depressa e repressa ma una cosa giusta l'ha detta! Ovviamente non era un comizio eravamo solo una decina di persone ma il concetto espresso avrebbe fatto riflettere tutti i pentacolati. Riassumo in breve ed ovviamente a modo mio il concetto. Se andiamo in un manicomio ed incontriamo un pazzo che ci dice di essere Napoleone che cosa pensiamo a parte che è pazzo? Posso dirvi quello che penserei io: di sicuro il pazzo è sincero perché crede veramente in quello che dice, ma di certo non dice la verità. La sincerità e la verità stanno su due dimensioni diverse. I fatti purtroppo parlano, le profezie si avverano solo dopo i fatti e le piccole bugie sono come i bambini, il nostro futuro. Il pentagiochista gioca con altre quattro perché la quinta punta della stella è proprio lui.
mercoledì 9 aprile 2008
L'impotenza
venerdì 4 aprile 2008
La piaga del sangue
Dio disse ancora al profeta: «Il cuore del supremo è irremovibile: si è rifiutato di lasciar partire il popolo. Và dal supremo al mattino quando uscirà verso le acque con il suo open 60HP ed userà il vermilinguo come esca per i marlin. Tu starai davanti a lui, sulla riva, tenendo in mano il bastone che si è cambiato in serpente. Gli riferirai: Dio, mi ha inviato a dirti: lascia libero il mio popolo, perché possa servirmi nel deserto; ma tu finora non hai obbedito. Da questo fatto saprai che io sono in missione per conto di Dio proprio come i Blues Brothers; ecco, con il bastone che ho in mano io batto un colpo sulle acque: esse si muteranno in sangue. I pesci moriranno e le acque diventeranno fetide, così che i CUBANI non potranno più bere!''. Poi aggiunse: ``comanda al pavone: prendi il tuo bastone e stendi la mano sulle acque CUBANE, sui loro fiumi, canali, stagni, e su tutte le loro raccolte di acqua fognaria; che diventino sangue e ci sia sangue in tutto il paese di CUBA, perfino nei recipienti di legno, di pietra, di PVC, di alluminio riciclato e di eternit!''.
Il profeta ed il pavone eseguirono quanto aveva ordinato Dio: il pavone alzò il bastone e percosse le acque sotto gli occhi del supremo e dei suoi servitori. Tutte le acque si mutarono in sangue! I pesci morirono e le acque divennero sanguigne, così che i CUBANI non poterono più berle. Vi fu sangue in tutto il paese di CUBA. Il cuore del supremo si ostinò e non diede ascolto a quanto stava accadendo, proprio come aveva predetto Dio. Il supremo voltò le spalle e rientrò nella sua casa di montagna essendo quella a mare abusivamente sporgente sul sangue e non più sull'acqua salata dell'oceano. Tutti I CUBANI scavarono pozzi per attingervi acqua da bere ma sgorgava solo sangue ed alcuni furono costretti a mutare in vampiri. Sette giorni trascorsero dopo che il Dio aveva trasformato l'acqua in sangue.
Pinocchio disse: ``non sarebbe stato meglio trasformarla in vino?''.
Il vermilinguo rispose: ``in vino! Buona idea non ci avevo pensato''.
Il passivo ovviamente non disse niente;
Il supremo disse: ``tutto sommato non è andata male: il sangue è più nutriente dell'acqua! Posso dimezzare la razione di brodo giornaliera, diminuire il tempo per la pausa pranzo e quindi fare lavorare tutti di più, et dulcis in fundo (come il sangue) posso assumere i mutanti vampiri per farli lavorare di notte''.
Fu a questo punto che intervenne il sultano con una geniale intuizione imprenditoriale: ``possiamo imbottigliare il sangue e venderlo agli ospedali di tutto il mondo!''.
Ancora il vermilinguo: ``imbottigliare il sangue! Buona idea non ci avevo pensato''.
Il supremo: ``che abbia inizio l'imbottigliamento''.
L'inconcepibile vanita' dell'amicizia (ne so fare tanti di questi titoli!)
Ultimamente ho sorpreso me stesso a riflettere sull'amicizia (grazie, lo so gia' dove e' Piazza Cairoli!). Intendo proprio sull' "universale", non sulle mie amicizie o su quelle di altri.
Non capisco perche', pensando a questo bellissimo concetto, finisce sempre per venirmi in mente l'immagine di una scacchiera. Sapete, proprio il "terreno di gioco" dove si svolgono epiche battaglie tra alfieri, cavalli, REGINE e finti re.
"Pedone in D4", "cavallo in F5", "accidenti la pressione aumenta, meglio un arrocco lungo!". E la fantasia corre. Serve immaginare le mosse dell' "avversario", le sue intenzioni. Perche' ha mosso la torre? Sembra avventato. Ma e' un giocatore esperto, dalle mille partite. Deve avere un piano. Mi copro. Aumento la pressione al centro.
Serve anche mascherare le proprie intenzioni. Tempo, occorre tempo. Spazio e tempo, il segreto della vittoria nelle battaglie (scusate la citazione, normalmente ho in odio le citazioni). Potrei provare un gambetto di Donna cosi', a sorpresa. Ma e' rischioso, potrei scoprirmi. Meglio un approccio piu' conservatore. Se si focalizza sul sacrificio di regina, non vedra' il pericolo dal lato di re.
Le strategie sono raffinate e gli schemi, a lungo studiati nelle partite passate, diventano sempre piu' complessi e proiettati nel futuro. Ad una mossa ne segue un'altra, ad una finta una risposta. Occorre adattarsi al gioco dell' "avversario". La tensione aumenta, lo sforzo si protrae. Ma alla fine dopo una lunga teoria di mosse.....scacco. Ce l'ho fatta. Ho vinto!!
COSA? Cosa si vince? Quale era la posta in palio? A questo punto le fantasie si interrompono, la scacchiera viene rovesciata e i pezzi cadono nel nulla. Rimangono solo le riflessioni.
E' possibile che l'amicizia sia una partita? Quasi una sfida? Il mio amico e' il mio avversario? Le due parole stesse non sono quasi antitetiche? Perche' mi saltano in mente sempre le medesime immagini? Mah, forse un processo di induzione. Spero. O sempre il frutto di una mente disturbata. Credo.
Certo il significato della parola "amicizia" non e' semplice da definire. Non sta a me farlo. Immagino che ognuno se ne dia uno ad hoc per se stesso. Io penso sempre che la radice sia la sincerita'. La mutua comprensione credo derivi da questa.
Naturalmente se si vuole comprendere, condividere. Se si vuole giocare a scacchi e' un altro paio di maniche.
Un aspetto piu' personale: temo di non saper giocare. Spesso sposto l'alfiere diritto davanti a se'. La gente mi dice: "non vale", ma non capisco. "Non gioco piu' con te, non sai le regole". Mi piace giocare a scacchi, anche con gli amici, ma con i pezzi di legno, seduti e magari con un bicchiere di buon vino. In allegria, senza tensioni. Condividendo e aprendo se stessi.
Forse e' la mia coda ingombrante che mi impaccia. Fate voi. Adesso la chiudo in buon ordine e mi rassetto le piume.
Alla prossima, amici!
mercoledì 26 marzo 2008
La dipartita
``Che il suo nome venga cassato da ogni porta! Che non si pronunci più in nostra presenza e/o in nostra assenza. Che nessuna porta sia una lapide! Lo dichiariamo noi, il supremo, il puparo, tutti i burattini, i cubani e i sette nani''.
Noi poveri sottoposti, ci siamo messi a cancellare con la nostra saliva e le nostre lacrime il tuo nome. Abbiamo scoperto che su GRID ogni workernode, ogni CE e pure ogni sorage element portava la tua nomea; il supremo ci ha ordinato di abbattere GRID. Questo ingrato compito è stato affidato a me ed al losco; armati di doppietta a canne mozze calibro 16, siamo scesi al quinto piano e come in Rambo II abbiamo fatto fuori l'infrastruttura. Il pavone con gli occhi rossi, a causa dell'operazione per la miopia, ha portato le tue cose dalla scrivania al centro del corridoio del settimo piano; il postino le ha cosparse di benzina et dulcis in fundo il kamikaze le ha fatte esplodere.
Oggi il tuo ricordo è già svanito, per il semplice motivo che il supremo ci ha formattato il cervello installando una nuova versione del puparOS: tu non sei mai esistito, non esisti e non esisterai mai!
E' proprio vero, i veri amici si vedono nei momenti brutti: per questo sei rimasto solo!
Perché sto scrivendo di te se in teoria ti ho rimosso? Il puparOS l'ho scritto io! Ho inserito un baco all'interno di una porzione di codice per un simulatore, scritta in assembler dal passivo. Poi ho inCUBAto un virus che proteggesse me, nessuno, qualcuno e qualcun'altro da eventuali formattazioni a bassissimo livello!
Non sono un profeta veramente, l'epidemia l'avevo prevista solo perché il virus l'ho creato io!
Per il teorema della coerenza, sono un profeta veramente: ``questa è solo la prima piaga''.
domenica 23 marzo 2008
La paura dell'istinto
La smetto di divagare e torno alla paura dell'istinto. Ma di che cosa avrà mai paura questo benedetto istinto? Non lo so, posso però elencare alcuni sintomi:
1) bruciore del solito occhio;
2) improvvisa quanto insolita ed inaspettata sensazione di caldo;
3) schizzofrenici sbalzi di umore;
4) espressione sorpresa nel sentire una delle mie solite minchionissime locuzioni;
5) voglia di uccidere farfalle.
Essendo io medico affermato, con modestia e senza la minima presunzione, che mi distingue, mi permetto di spiegare i sintomi:
1) solitamente è l'occhio sinistro come un fantasma, il quale non sopporta la presenza invasiva della lente a contatto o anche del solo contatto;
2) nella gran parte dei casi è dovuta all'ostinazione ad indossare un cappotto, con pellicciotto di cinghiale nano dei nebrodi, mentre soffia vento di scirocco, in alcuni casi questo sintomo può manifestarsi anche con compulsive sensazioni di freddo quando si esce con un ''toppino`` mentre soffia vento di tramontana;
3) frasi tipiche di questa psicopatologia sono: ''c'è luna piena: che serata fantastica`` subito contraddetta da ''che serata sprecata con questa luna``, ''...io sono masochista...`` ed io sono d'accordo, ''...non vengo...devo studiare per la SISSIS...`` minchia neanche Bartolone studiava per la SISSIS, "..vorrei ma non posso fidarmi di te io non.." scusate ho sbagliato questa è di Samuele Bersani;
4) cose del tipo: ''felicità è essere in armonia con se stessi e con tutte le cose che ci circondano`` ed io direi citando la favola di Cappuccetto Rosso ''grazi o cazzu sugnu u lupu``;
5) lo sai che prendere una farfalla in mano equivale a condannarla a morte prima che le poche ore di vita che gli sono state concesse siano finite?
Infondo la farfalla da soddisfazione alla mia indimostrabile (almeno al momento) teoria che è fortemente legata al famoso effetto farfalla. Che cosa è l'effetto farfalla? Lo conoscete tutti grazie ad una frase insulsa quanto priva di qualunque significato scientifico e/o filosofico: ''Una farfalla che sbatte le ali a Pechino genera un uragano in California''. Cara Camomilla per restare in tema di venti ed uragani immagina come soffiava il vento che ha spinto l'istinto di chi ha scritto questa filastrocca:
``Soffia forte e impetuoso il vento,
rami e foglie spazza in un sol momento.
Attento signore, il tuo cappello e' volato
e fin sulla cima il vento l'ha portato.
Ma molte volte il vento soffia debole e lento
e un piccolo fruscio si ode tra le foglie a stento.''
Ogni tanto mi perdo nella poesia: che disdetta per un H2SO4 come me! Stavo dicendo dell'effetto farfalla che racchiude in sé la nozione di forte dipendenza di un evento dalle condizioni iniziali su cui nasce l'evento stesso: in sostanza la teoria del caos. L'idea è che piccole variazioni nelle condizioni iniziali producano grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema. Cerco di spiegarmi meglio dato che è difficile spiegare le cose senza il necessario contorno di gesta, sguardi e minchionerie sensoriali varie o lavagne luminose. La conseguenza pratica dell'effetto farfalla è che i sistemi complessi, come per esempio le previsioni metereologiche, l'andamento del mercato azionario, le femmine ecc.. sono difficili da prevedere su una scala di tempo utile che nel caso delle femmine è dell'ordine di qualche decina di minuti. Questo perché ogni modello matematico finito che tenti di simulare il sistema in esame, deve necessariamente eliminare alcune informazioni sulle condizioni iniziali; ad esempio, quando si simulano le condizioni atmosferiche, non è possibile includere lo spostamento d'aria causato da ogni singola farfalla. In un sistema caotico, questi errori di approssimazione tendono ad aumentare nel tempo. Che significa? Semplice, l'errore che si commette nella simulazione supera il risultato stesso: ad esempio, se il risultato è 10 con un errore di + o - 20 allora il risultato reale è un numero che può essere scelto in maniera del tutto casuale fra -10 e +30 ovvero il risultato reale non ha nessun significato. In sostanza, le previsioni di una simulazione non sono più attendibili se spinte oltre una certa soglia di tempo. In sostanza sostenza e sottolineo sostanza: invece di riflettere sull'armonia meglio riflettere sul ``Carpe Diem'' che, cara Camomilla, è solo un attimo: fuggente.
L'istinto non ha bisogno di tempo ne ha solo paura.
sabato 22 marzo 2008
dall'Etere 2
La mia prima volta
Quel dì in piazza dell'aquila, mi diede tanti di quei calci che quando mi rialzai, dieci minuti dopo, avevo la nausea. Ricordo, solo a sprazzi, che avvicinai alla fontana della piazza e ficcai la testa sotto il canale d'acqua fresca. Quando il mio corpo si rifece sentire, ero tutto un livido, guadagnai la porta di casa strascicandomi per strada come un derelitto.
Passarono dieci giorni. Passeggiavo per le vie del paese e tra i piedi mi rotolò un tubo zincato, con filettatura alle estremità. Mi chinai, incuriosito dallo strano incontro, lo raccolsi e lo guardai attentamente. In quell'istante sperimentai l'associazione di idee! Qualcuno di voi ha visto mai l'odissea, quella nello spazio? In quel momento ero io l'ominide che modificava profondamente la 'storia dell'uomo'. Ma ahimè, nessun monolite assisteva silenzioso alla mia scoperta!
L'istinto mi portò a piazza dell'aquila, sedetti sugli scalini del monumento ai caduti e aspettai paziente. Il tizio non tardò, mi vide e si avvicinò con un sorrisetto idiota disegnato sulla bocca. Non esitai, strinsi nella mano il tubo zincato, con la filettatura alle estremità, e lo colpì ripetutamente sul ginocchio destro. Cadde a terra con mia soddisfazione, “come una pera che cade” dissi tra i denti! Mi alzai con uno scatto di reni, sempre col tubo in mano, e reputai interessante piazzargli in faccia un calcio. Perse un pezzettino di incisivo e dal naso gli sgorgò un fiotto di 'emo'! Riconsiderai la faccenda del calcio. Quindi spinsi il mio piede di nuovo verso quella faccia, provocandogli stavolta un taglio sullo zigomo.
Il tizio era steso per terra e bofonchiava qualcosa, incomprensibili frasi; mi abbassai, sapevo che non era morto, dimorava in uno stato di semi-coscienza. Lo toccai. Con meraviglia, notai che la sua carne, aveva la stessa consistenza della mia. Fissai quell'occhio che per tanto tempo mi aveva tormentato. Lo scandagliai fino al fondo dei suoi pensieri, nulla di anomalo trovai.
Mi chiesi cosa mi faceva paura in lui. Di getto risposi a voce alta: “l'aria tra te e me!”. E' quella porzione di spazio tra due persone, quando si trovano l'una di fronte all'altra. In quell'area, tra la punta del tuo naso e quella di chi ti sta davanti, dimora qualunque tipo di paura.
Da quel giorno, mi costrinsi di coprire quella irrisoria distanza, fino al cozzo dei nasi; mi costrinsi ad non avere più paura.
Avevo ancora in mano il tubo zincato, con la filettatura alle estremità, lo lanciai con tutta la mia forza, roteò nel cielo sbiadito dalla canicola. Dopo una lunghissima evoluzione, quasi odisseica, si conficcò nel parabrezza di un'auto. Pioggia di cristalli e tuoni di antifurto. Scappai, come scappa un tredicenne, con i tacchi delle scarpe che sfioravano le orecchie. Piangevo con i singhiozzi, era la mia prima volta. La prima volta che non provavo paura.
Cazzo! Volevo soltanto un'adolescenza normale, confrontarmi civilmente a colpi di dialettica e no con pugni e oggetti contundenti vari. In quel periodo ero fissato con W. Allen e la sua New York. Avevo visto da poco 'Qualcuno volò sul nido del cuculo' e sapevo cucinare la bolognese, il sugo intendo. Leggevo Sciascia e Pirandello e avevo picchiato a sangue il mio primo bullo!
venerdì 21 marzo 2008
L'irresistibile incomunicabilita' del non essere (ovvero breve viaggio nella mente di un folle)
Da ragazzino ero convinto che gli Dei mi avessero parlato. Veramente. Lo confesso. Non me ne vergogno piu'. Mi mostrarono molte cose, incantandomi con parole che non voglio e non posso riferire. Mi palesarono la mia via (loro dicevano la via dell'Uomo): era bella, tortuosa ma chiara, ripida ma praticabile. Ed era li', proprio davanti all'uscio della mia casa. Mi avrebbe portato in mondi sconosciuti dove i sapienti insegnavano al mondo come essere "regolato". Bello, pensai.
Soprattutto, gli Dei mi fecero un dono a dir poco strabiliante: mi accorsi che uomini meravigliosi comunicavano direttamente, direi amichevolmente, con me. Iniziai cosi' a sentire estasiato le parole di Socrate. Seduto nelle antiche vie di Atene Lo ascoltavo discutere sull'anima e su come essa lascia il corpo nel momento della morte, sull'Amore che muove il mondo legando gli opposti, sulla conoscenza e sulle Idee. Poi guardavo Archimede di Siracusa compiere i suoi studi sui fluidi e sulle macchine, troppo preso per accorgersi che stava per essere ucciso. Ascoltavo suonare Corelli a Roma, volando sulle note del suo violino. Ho partecipato perfino alla scoperta dei satelliti di Giove da parte di Galileo; me li mostro' entusiasta, personalmente!
Diavolo (chissa' perche' ho usato proprio questa esclamazione), dovevo parlarne con qualcuno, condividere le mie idee, le mie emozioni. Anche i miei compagni di viaggio, pensai, avranno parlato con uomini notevoli, magari personaggi a me sconosciuti. Che meravigliosa occasione di conoscenza e di apertura totale verso i miei simili! D'altro canto il mio Maestro mi diceva che, se esiste una via per la sapienza, essa passava dalle piazze, dove il re era il dialogo. Quindi tutto contento, scodinzolante, andai dal prossimo. "Senti, amico, ho incontrato una mente eccelsa che mi mostro' l' utilizzo delle leve, mi fece osservare che con una piccola forza si puo' spostare un enorme peso; ma gli Dei mi spiegarono che tutto ha un costo, che per compiere un'azione ci vuole un'applicazione, cosi' ci sto riflettendo, tu che ne pensi?". Lui, sorridente, mi rispose "per piazza Cairoli devi andare di la!". E mi indico' con le sue due mani due vie diverse. Confesso che rimasi perplesso. Non avevo capito cio' che mi volesse dire. Dovevo riflettere, approfondire. Badate non ero sconfortato, non ancora, anzi piuttosto eccitato. Le sorprese mi stimolavano allora. Ringraziandolo presi una direzione, diversa dalle due mostrate dal mio prossimo (ero, e sono, un animale cocciuto). Purtroppo altri incontri si susseguirono simili. Alcuni erano gentili e disponibili, altri duri e altisonanti, altri freddi e scostanti.
Una volta mi ritrovai con un gruppetto di compagni e uno di loro aveva una scarpa slacciata e incespicava frequentemente. Gli dissi "amico, fermiamoci un attimo e allacciati la scarpa" ed egli mi rispose piuttosto irritato "senti, per favore non fare filosofia!". Filosofia, che parola strana: ognuno le da' un significato diverso. Suppongo che sia il destino di tutte le parole, in effetti. In un campo dissi al mio prossimo "senti il canto della cinciallegra, e' bello no?", mi rispose "non so, non ho la cultura adatta". Che cultura serve ad ascoltare il canto di un uccello? Poi cos'e' la cultura? Bah, tanto ne so' quanto ne sapevo, tanto per usare le parole di mia nonna. Un inciso: ultimamente sto sinceramente pensando che Socrate avrebbe appreso molto dalla mia dolce nonnina; ma questa e' un'altra storia.
In una piazza senti' un gran vociare. "Compagni, solleviamoci. I padroni hanno tenuto troppo tempo il loro piede sulle nostre teste!". Mi avvicinai interessato e chiesi al mio prossimo di spiegarmi. Lui inizio': "vedi, compagno, il popolo e' rappresentato come un'unita', ma la moltitudine non e' rappresentabile perche' e' mostruosa rispetto ai razionalismi teleologici e trascendentali della modernita'". Ah, Aah, l'ho beccato adesso. Uno che parla piu' strambo di me. E di tanto anche. Dira' cose interessanti e profonde. Approfondiamo, indaghiamo, riflettiamo. Notai, che adesso, ammuotolito ed assorto, il mio prossimo fissava in una particolare direzione. Guardai e vidi una giovane ragazza, molto carina. Dissi sorridendo al mio interlocutore che potevamo avvicinarci e parlare con lei, vedere cosa ne pensasse. Lui mi disse: "ha delle gran belle tette". Sorpreso, ne convenni e' mi assali' il dubbio che costui era veramente un saggio. Gli dissi che volevo diventare il suo allievo. Ma lui mi rispose "vaffanculo tu e la moltitudine; vattene che quella e' mia!". Ok, va bene cosi'. Con la testa dolorante mi allontanai, pensando ancora che mi occorreva approfondire, indagare, riflettere sull'accaduto.
Adesso si, ero piuttosto sconfortato. Non capivo quello che il mio prossimo mi diceva. Nessun saggio della terra me lo aveva spiegato. Evidentemente non avevo capito un granche'.
Girovagando vidi la Luna. Era cosi' bella, commovente. La indicai ad un compagno di viaggio, ma notai che stava fissando il mio dito indice. Ah, questa la so! L'ho letta! Costui e' uno stolto che guarda il dito che indica, invece che la Luna. Tutto torna; una cosa l'ho messa al suo posto. Poi guardai il mio dito e notai che era deforme. Stava andando addirittura in pezzi. Ripreso il viaggio, grattandomi la testa ripensai alla storia dello stolto, della luna e del dito. Forse dovevo approfondire, indagare, riflettere, ma ero stanco e il viaggio era cosi' lungo.
Vagando per un posto arido, assorto, diedi un calcio ad un ciottolo, facendolo rotolare lontano. Dei viandanti lo videro e mi si avvicinarono "Ma sei bravissimo! Un talento!". Perplesso, spiegai loro che non avevo fatto niente di importante. Loro mi risposero che sicuramente scherzavo, che quello che sapevo fare era unico. Io, confuso ma contento che qualcuno mi parlasse, diedi un altro calcio ad un altro ciottolo. "Bello! Grandioso! Devi fare un lavoro per noi; assolutamente". Li segui', e mi spiegarono che dovevo rompere dei grandi massi, farne piccoli ciottoli, prenderli a calci spostandoli un po' in la ed, infine, rincollarli per riottenere i massi originali. Mi sembro' strano, ma almeno avevo un obiettivo, uno scopo e, cosi', acconsenti'. Ed e' quello che attualmente faccio. Sposto massi, rompendoli e rincollandoli. Non e' poi cosi' male.
Avrei altre cose da dirvi, ma non voglio occupare troppo spazio, vi avro' annoiato gia' troppo. Mi sa che gli Dei mi hanno preso in giro. Li sento dall'Olimpo ridere. La via che mi hanno mostrato e' circolare e non ne so piu' uscire. Ma tant'e'.
Adesso vi saluto, amici, e vi auguro di stare sereni. Auguri piu' "importanti" non ve ne so fare. Adesso il Pavone chiude la sua coda colorata e se ne va'. Ad approfondire. Ad indagare. A riflettere.
domenica 9 marzo 2008
Per onesta disonestà
Assolutamente non sono un santo e, ve lo assicuro, nemmeno un moralista con la coscienza degli altri: avere la coscienza pulita è segno di cattiva memoria ed io mi ricordo quasi tutto. Cito pure il mio buon amico Massimiliano che una sera sorprendendoci tutti disse: ''Comu dissi chiddu, cu ietta a petra``; il riferimento per me era chiaro, ''chiddu`` era Gesù e ''a petra`` si riferiva a ''chi è senza peccato scagli la prima pietra``.
Già, a quanto pare ''L'onestà è lodata da tutti, ma muore di freddo``. (Giovenale)
Scusate a me le parole difficili fanno schifo e ne ho usata una senza spiegarla. Non voglio fare il sapientone perché proprio non lo sono, ma nella mia povera esperienza mi sono accorto che non ci sono solo persone che non volevano o non vogliono andare a scuola, ma anche persone che non potevano e non possono andarci: porca puttana! La mistificazione consiste nel distorcere intenzionalmente la realtà, col fine di ingannare qualcuno. Il guaio è che molti finiscono col distorcere pure la propria di realtà per paura di guardarla in faccia e finiscono per autoingannarsi e invertire il significato delle parole, come per esempio quello di onestà e disonestà.
Caro Losco, amico mio! So che ti farà piacere questa citazione del tuo autore preferito che purtroppo continua ad essere attuale come fosse incarnato nel venoso ed arido sangue che nutre la carcassa della nostra terra: è solo ''Il piacere dell'onestà``.
“Provo da un pezzo….. un disgusto indicibile delle obiette costruzioni di me….”.
“ io mio vedo, mi vedo di continuo….”.
Il finale è solo il trionfo di un ipocrita realmente inconsapevole e sconfitto innanzi alla vita che lo costringe a vivere il rimorso nel dolore. Mi consola solo il fatto che la vita non è a compartimenti stagni e chi è così lo è con tutti ed anche con se stesso, proprio come un computer che non distingue chi lo usa. Asimov insegna: ''la disumanità del computer sta nel fatto che, una volta programmato e messo in funzione, si comporta in maniera perfettamente onesta``.
venerdì 7 marzo 2008
Inno alla paura
la vista che m'apparve d'un leone.
Questi parea che contra me venesse
con la test'alta e con rabbiosa fame,
sì che parea che l'aere ne temesse.
Ed una lupa, che di tutte brame
sembrava carca nella sua magrezza,
e molte genti fè già viver grame,
questa mi porse tanto di gravezza
con la paura ch'uscìa di sua vista,
ch'io perdei la speranza dell'altezza.``
Minchia! Dante era un grande! Ho paura! Non me la ricordavo più! Non ci posso credere! Forse sono ancora vivo! Nelle ultime tre settimane mi è capitata una cosa che definirei strana e se per me è strana o è strana veramente o è vera: tre ragazze mi hanno detto la stessa cosa con le stesse parole. Le tre figliuole, buon per loro, sono sicurissimo che non si conoscono; mi hanno detto: ''Sei acido.....non farmi fare brutta figura con le mie amiche``. Alla terza volta mi sono preoccupato, ho avuto paura e poi ho avuto paura pure a chiedere se avessi fatto fare brutta figura. Per fortuna ad alcune di queste amiche sono risultato simpatico: speriamo bene.
Io che dico sempre che solo gli incoscienti non hanno paura, non mi ero neanche accorto che l'avevo finita! In verità, un anno fa avevo avuto sentore di essere stato un tantino incosciente ma forse ho fatto finta di niente per paura.
Stavo risolvendo l'equazione x - f(x) = n dove n è il nono numero primo quando i cromosomi nelle mie cellule germinali mi hanno fatto notare che alcune cose che ho scritto in questo blog sono un pò pesanti anche se, a volte, non si capisce di chi parlo. Si, sono pesanti ma a quanto pare incuriosiscono altrettanto. Mi scuso, non l'ho fatto apposta è che sono cripticamente semplice e soprattutto non mi ero accorto che nella mia credenza fosse finita la paura che da ''buona amica'' mi avrebbe sicuramente censurato! Vi do la mia parola che la prossima settimana passo dal droghiere a comprarne un po: di paura.
Per tranquillizzarvi tutti, visto che alcuni mi sembrano impauriti, vi dò una dritta: conviene usare l'ssh, che si basa sui numeri primi, ma, per ogni evenienza, la porta del telnet è sempre aperta e se leggete attentamente le cose che ho scritto di sicuro riconoscete e vi riconoscete; se invece sapete già chi siete, rileggete attentamente secondo me qualche profezia si è avverata. Scusate ancora ho scommesso un altro errore: nessuno sa chi è veramente! Sto perdendo colpi, colpa della paura! Burke aveva proprio ragione: ``Nessuna passione priva la mente così completamente delle sue capacità di agire e ragionare quanto la paura''.
Ah, non ho detto cosa mi ha fatto paura veramente. Che io avessi un carattere di merda è cosa nota e consacrata. Quello che non sapevo è che ho anche un carattere di merda per sentito dire. Che significa? Una cosa del tipo: state lontani dal lebbroso e se proprio dovete e o volete avvicinarvi per mera curiosità, state bene attenti che non vi veda nessuno!
Tranquilli, non sono arrabbiato sono solo impaurito; la sapete la storia del cane bastonato che ha paura alla vista del bastone, mio malgrado devo dare ancora una volta ragione a Machiavelli: ``Dal momento che l'amore e la paura possono difficilmente coesistere, se dobbiamo scegliere fra uno dei due, è molto più sicuro essere temuti che amati''.
Io ho paura al solo pensiero del bastone e la paura, si sa, è cattiva consigliera: ed ora tu, hai solo paura; ed ora io, ho solo paura ma mi consolo con le parole di un saggio anonimo, ``per i paurosi il futuro resterà sconosciuto, per i deboli sarà irraggiungibile, per gli incoscienti offrirà nuove opportunità''.
Chiudo col grande:
''Allor fu la paura un poco queta
che nel lago del cor m'era dutata
la notte ch'i' passai con tanta pièta.``
domenica 2 marzo 2008
Il diluvio universale
Il profeta vide che la malvagità degli uomini era grande e che il loro cuore concepiva soltanto disegni malvagi. Pure quando egli offriva un caffè, che a quel tempo non era ancora stato inventato, gli veniva detto: ``Chissà cosa vuoi in cambio!''. Il profeta rispondeva: ``Solo la tua anima, mia mal riuscita creatura! Non possiedi nient'altro che mi interessa''.
Ben presto il Profeta si pentì d'aver fatto l'uomo sulla terra, sarebbe stato molto meglio fare il bastardo. Se ne addolorò ed in cuor suo disse: "Io sterminerò dalla faccia della terra ciò che ho creato: dall'uomo al bestiame, ai rettili, agli uccelli dei cieli; perché mi pento di averli fatti! Come li ho creati li distruggo!``.
Ma un essere solo viveva rettamente in questo mondo falso, indi per cui il profeta fu misericordioso verso di lui e gli disse: ''Turi Turi Turi da oggi tu sarai chiamato Noè e tu sarai tutti: il cane, il guanto, il porco, la scimmia, il pulcino, la pecora e pure bombolo! E tutti saranno Turi Turi Turi``. A Noè il profeta diede istruzioni per costruire una grossa nave, un Arca lunga 165 metri, larga 27,5 metri e alta 16,5 metri, capace di resistere senza rovesciarsi alle più violente tempeste di mare. Il profeta si era accorto della purezza dell'anima di Turi quando questi l'aveva barattata con lui per un Chimay oro. Il profeta era rimasto schifato dal candore dell'anima! Sembrava sbiancata con la candeggina, neanche una piccola macchiolina grigia a movimentarne l'essenza. Affinche Turi si riprendesse la candida anima schifosa, il profeta fu costretto a offrirgli una Chimay rossa. Le due Chimay gli erano costate, in totale, ben 8 euro: primo e si spera unico investimento sbagliato della sua vita.
Il profeta disse a Noè, che era Turi: "Tutto quello che è sulla terra perirà col diluvio''.
Ma l'arca avrebbe salvato Noè e la sua famiglia cioè il guanto, il cane ed il padrone del cane che erano tutti Turi; misericordiosamente avrebbe salvato anche una coppia maschio e femmina di tutti gli animali "impuri", che erano tutti Turi Turi Turi, e 7 paia di coppie d'animali puri che erano tutti Turi Turi Turi''. Il profeta gli disse anche di prendere ogni sorta di cibo e farne provvista, affinché servisse da nutrimento per la sua famiglia e per gli animali. Infine aggiunse: ``Long John Silver guiderà la nave''.
Noè costruì l'Arca e fece tutto quello che il profeta gli comandò. Sette giorni prima dell'evento, il profeta ordinò a Noè, che in quel tempo aveva 600 anni, di andare nell'Arca con tutta la sua famiglia e gli animali. Poi sigillò l'Arca con grasso di foca e diede inizio alle danze. Il profeta ordinò al losco, anche noto come pocket coffee, dicendo: ``Pocket coffee se ti dico di fare la danza della pioggia tu che fai?''. Pocket coffee rispose: ``Faccio la danza della pioggia mio profeta; sparerò in cielo come in in terra! Senza coscienza, senza rimorso!''. Così fece Pocket coffee: sparò in cielo e dai buchi cadde l'acqua, sparò in terra e dai buchi sgorgò acqua. L'acqua che da la vita, la vita avrebbe distrutto. Tutto durò 40 giorni, fino a quando la profondità delle acque era di 8,25 metri al di sopra della vetta più alta. Tutto quello che era sulla terra asciutta ed aveva alito e fiato, morì. Long John Silver guidò l'Arca fra le tempeste.
Solo quelli nell'Arca sopravvissero. Il profeta guardava inerme gli effetti del suo potere che come libertà aveva donato all'uomo! Era l'uomo che adesso aveva il potere!
Turi Turi Turi passava le sue giornate a studiare i versi degli animali. Il primo animale ad essere imitato fu il suino nero dei nebrodi. Poi, con grande godimento di Long John Silver, Turi fece la pecora e quindi di nuovo il maiale. Poi fu la volta del cavallo e du sciccareddu. In ordine tocco al pulcino, alla tortora, a bombolo, al guanto ed infine alla scimmia. Si la scimmia! Ma non fu facile, Noè prima di riuscire dovette bere 2 otri di vino e per acuire la voce visse in cattività, per 34 giorni, con un travestito di nome Sandokan che si era clandestinamente imbarcato sull'Arca spacciandosi per una tigre della Malesia.
Infine Noè mandò una quaglia affinché esplorasse le acque alla ricerca della terra, ma questa tornò con la carcassa di un pesce imbalsamato dai verdi liquami petroliferi. Noè accolse lo stesso la quaglia e uccise il vitello più grasso: fece festa!
Dopo 150 giorni le acque si abbassarono e l'Arca si arenò su Pico Turquino la vetta più alta di Cuba. Tre mesi dopo la cima della montagna poteva esser vista. Quando la superficie del terreno era abbastanza asciutta, il profeta disse a Noè di uscire dall'Arca e di fare la scimmia; non c'era più supremo del sole che brillava in cielo ne della suprema luna che guidava le meree: proprio com'era prima del diluvio, com'era durante e come sarebbe stato dopo.
In seguito il profeta fece una promessa, "Non ci sarà più nessun diluvio a distruggere la terra! L'arcobaleno sarà il segno di questo patto``.
Il profeta aveva una sola parola: falsa.
domenica 24 febbraio 2008
Dall'etere
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