I feel that ice is slowly melting

"se devo essere sincera.." "No! pecche mica... puoi dire pure una bugia no cioè siamo tutt'e due gli n'si... a coppia..non lo so cioé... resta" (Massimo Troisi: Scusate il ritardo)

"Little darling, the smile returning to their faces.
Little darling, it seems like years since it's been here." (George Harrison)

lunedì 31 dicembre 2007

Il duello (Cronaca di una lieta giornata)

E' ben risaputo che in natura il maschio dominante, ad esempio il leone, quotidianamente “spisciola” in punti prestabiliti, sparsi lungo il perimetro irregolare dei suoi possedimenti.
Lo fa, sia per una (ri)cognizione fiscale: tot di ettari equivalgono a tot di tasse da versare. Sia per intimidire altri leoni, qualora questi per un motivo o per un altro sconfinassero.
L'inevitabile è sempre dietro l'angolo!

Accade sovente che il maschio dominante, debba difendere il territorio dalla bramosia di conquista di altri suoi simili: allora è inesorabile lo scontro!
Il perdente subisce l'onta del disonore e con la coda tra le gambe scappa, rimuginando sulla sua impotenza e leccandosi le ferite.
A mio parere, modestissimo, nulla ci allontana da questo istinto selvatico di misurarci...il pene!
Come se fosse solo una questione di centimetri; ahimè i metri sono utopia!
Come se la donna cercasse nel corrispettivo maschile, solo quello con attributi idonei: lunghezza, spessore e resistenza.
Questo pensava la Lasciva, mentre guardava il Lunatico e il Sautino duellare. Ella sorrideva sotto i baffi, giustificando il luogo comune: “in guerra e in amore, tutto è concesso!”, come maschera di civiltà che camuffa quell'atto atavico, scritto con inchiostro indelebile in qualche regione remota del cervello; il quale atto spinge due individui a lottare, senza esclusione di colpi, per la conquista ed uso esclusivo della “patatina”, ovvero quella porzione di femminilità dentro la quale, quell'altra porzione di mascolinità tenta sempre di far breccia.

La successione dei fatti è importante per un cronista, tanto quanto l'intreccio e la scomposizione spazio-tempo per un romanziere. Entrambi partono da un punto preciso, e da quel punto iniziano a tessere la trama....
Il punto preciso era Piazza di San Francesco, nel cuore dell'Avana “vieja”, nota anche come piazza dei Leoni. L'orario dell'appuntamento era non prima e non dopo le otto e mezza.
I primi ad arrivare furono il Losco e il Lunatico dentro una fiat 600 abarth, un secondo dopo giunse il Sautino a cavallo di una lambretta innocenti del '55 dopo cristo. Via via, con distacchi minimi dai primi, si unirono il Profeta, il Kamikaze, la Sadomasochista, il Postino ed altri sottoposti di quell'Università-Bordello. Infine in groppa ad uno sciccareddu, arrivò Turi Turi Turi.
Il gruppo doveva recarsi a casa del Supremo per festeggiare l'inizio delle vacanze natalizie.
Breve digressione: la casa del supremo era arroccata in cima ad una montagna. A dire il vero, era stata ricavata dalla vetta di questa dal genio del gaudioso Gaudì, risuscitato per l'occasione con le sette sfere del drago.
Impiegando 150 proletari in cassa integrazione, provenienti da tutte le fabbriche del mondo, il capolavoro di architettura fu completato in men che non si dica.
Quel giorno il Supremo festeggiava il decennale della faraonica impresa!
Ma come ci si arriva?
Il Profeta disse: “seguitemi e vi condurrò alla terra promessa!” tirò fuori i dieci comandamenti e li spaccò per terra. Dio s'incazzò e lanciò un fulmine, ma colpì il Postino che si sbriciolò come un biscotto. La carovana si mosse, la Sadomasochista raccolse le ceneri del Postino in un'ampolla, sperando di resuscitarlo dopo con le sfere del drago.
Capo carovana il Profeta, seguiva la fiat 600 abarth, la lambretta innocenti e via via gli altri. Coda della carovana Turi il ternario con lo sciccareddu.
Dopo due ore, la carovana giunse di nuovo a piazza San Francesco. Il Lunatico scese dalla fiat 600 abarth e inveì contro il Profeta. Mentre i due abbaiavano, il Losco tentò di rintracciare il Pavone; questi non era della combriccola, si era imbarcato sul Pilar assieme al suo amico E.Heminway, per una battuta di pesca. In quel momento, era impegnato ad arpionare un marlin, quindi lasciò squillare il telefono fino a quando il Losco rinunciò alla sua idea: il Pavone doveva entrare nel satellite spia americano, che geostazionava sull'Avana, e scoprire la strada che li avrebbe condotti dal Supremo.
Il Sautino, mentre il Losco e il Profeta ancora abbaiavano, tirò fuori il palmare e cercò di rintracciare al meno la montagna, purtroppo un condensatore elettrolitico si bruciò fondendo il palmare e il palmo della sua mano.
A questo punto il Kamikaze decise di far saltare la piazza. Il boato ruppe il sonno di una vecchietta, la quale si avvicinò a Turi Turi Turi e gli indicò la montagna del Supremo. Svettava alle spalle della chiesa di san Francesco, imponente e fiera, lasciava intravedere solo la sua cima appuntita che bucava le nuvole. Ora, era perfettamente visibile, in tutta la sua magnificenza, sopra il cumulo di macerie che era diventata la chiesa.
Tutti i mezzi erano stati distrutti dall'esplosione, il Losco propose di arrembare il 19 barrato, che passava da quelle parti, stranamente vuoto. Il gruppo salì sul bus e la Sadomasochista costrinse l'autista a boicottare tutte le corse e accompagnarli dal Supremo, intanto il Profeta e il Lunatico abbaiavano.
Il bus aggredì i fianchi della montagna, tornante dopo tornante guadagnò la vetta.

La Lasciva ancheggiava e rideva sotto i baffi, il Lunatico le strisciò accanto è la salutò con un focoso bacio sulle guance.
Ella era arrivata qualche ora prima, seguendo le indicazioni che il Supremo aveva sparso per tutta l'Avana: cartelli, frecce, mappe, torce impilate nel terreno, copertoni bruciati....
Il Sautino, con la mano fasciata, si precipitò verso gli occhi verdi della Lasciva. Scansò bruscamente il Lunatico e si dichiarò alla donna con le seguenti parole: “Salve!”.....Credetemi sa far di meglio, quando vuole è un vero logorroico!
Ci fu subito tensione è il Profeta l'avvertì, rivolgendosi al Losco disse: “...chi ha fatto l'impianto elettrico di questa casa, ha dimenticavo lo sfogo a terra!”.
Il Supremo, diede inizio alle danze: cinquecento danzatrici del ventre si schierarono in terrazza e mossero il loro ombelico sinuosamente. Poi fece uccidere tre vacche, due maiali, una decina di struzzi e lo sciccareddu di Turi Turi Turi.
Ebbe luogo il tipico “rusti e mangia” cubano, annaffiato da 200 litri di vino locale.
Il Losco e il Profeta sedevano in un cantuccio, mordendo un pezzo di carne e sorseggiando vino, si godevano la danza del ventre, quando un boato irruppe nella loro tranquillità.
Il Kamikaze per aprire una botte di vino, le lanciò contro un candelotto di dinamite. La botte si disintegrò e il vino inondò la terrazza. Quel mar rosso ad alto tasso alcolico, divideva il Lunatico dalla Lasciva, la quale stava assaggiando un pezzo di struzzo dalla mano fasciata del Sautino. Mentre tutti cercavano di salvare il salvabile, (il Losco si avventò su tre danzatrici che stavano annegando, pensando alla respirazione bocca a bocca), il Lunatico oberato di gelosia, emulò Mosè: separò le acque creando un corridoio tra lui, la Lasciva e il Sautino, tirò fuori un machete (..arma che portava sempre con se in occasioni del genere!) e si avventò sul Sautino. Questi si divincolò dalla Lasciva, lasciandole tra i denti il pezzo di struzzo migliore; spaccando un condensatore elettrolitico su un tavolo, che galleggiava dalle sue parti, si difese dall'attacco del Lunatico.
Lottarono per ore!

I servi del Supremo ripulirono la terrazza, il vino fu fatto scolare verso un lato della montagna: una cascata rossa colpita dai tenui raggi del tramonto, fu vista scintillare da ogni angolo dell'Avana. La montagna assomigliava ad un gigante ferito alla giugulare, il sangue gli zampillava dal collo e i cubani a valle, aspettavano il suo imminente tracollo.

La Lasciva si leccò i baffi, lasciò i duellanti al loro gioco e ancheggiando come una papera spostò la sua persona verso le luci dell'Avana. Il gruppo di sottoposti si congedò dal Supremo e montando sul 19 barrato tornò a piazza San Francesco. Turi il ternario, ritrovò la vecchietta e le propose una notte di follie, la bicentenaria si agghindò infilandosi l'unico guanto che le era rimasto e accettò l'invito.
Il Lunatico e il Sautino furono buttati fuori dalla casa del Supremo; continuarono la lotta sotto le stelle, discendendo la montagna; giunti a valle caddero esausti nelle braccia di una tregua ponderata.
Non c'era più motivo di misurasi, la Lasciva era scomparsa, rimanevano a loro solo i suoi baffi!

domenica 23 dicembre 2007

Rosso Malpelo e la maledizione della prima luna

Eravamo andati tutti a casa del supremo, a L'Avana, per festeggiare una ricorrenza che adesso non ricordo bene, forse Natale. Mentre eravamo seduti in veranda notai degli strani movimenti di calore; mi girai verso il losco e dissi: ``Tu lo hai rovinato! Tu lo avrai sulla coscienza''. Lui rispose: ``oh!!! Ma iò chi c'haiu a fari?'' (che in loschese significa: ma io che cosa ci posso fare? neanche c'ho una coscienza io. Profetizza qualcosa ed io la eseguirò). A questa risposta fui costretto a profetizzare e dissi: ``Tu scipperai corpa!''.
Che cosa stava accadendo? Qualcuno, che per chiarezza espositiva chiameremo il satellite, era entrato nell'orbita di un corpo celeste e girava intorno ad esso proprio come la luna gira intorno alla terra. State pensando cosa ci sia di strano: niente se non fosse per il fatto che il 24 dicembre, due giorni dopo, ci sarebbe stata luna piena. Il losco capì subito la mia preoccupazione per quanto stava accadendo. L'unico modo per fermare il satellite era disintegrare il corpo celeste, o stella cometa come la chiamava il losco influenzato dall'atmosfera natalizia. Dopo la disintegrazione il satellite avrebbe assunto un moto rettilineo uniforme nella direzione della tangente, schizzando così fuori dall'orbita. Facile a dirsi, ma i fatti sono un'altra cosa. Prima di tutto bisognava individuare la cometa, caricarla con delle bombe all'idrogeno, di cui non era equipaggiata e quindi farla esplodere. All'inizio ne io ne il losco, che ci vede molto meglio di me, eravamo riusciti ad individuare la cometa, poi accadde un fatto a dir poco strano; il satellite lanciò una maledizione verso Rosso Malpelo proferendo: ``'o Rosso come Marte il guerriero! Tu sarai risucchiato in un buco nero e vagherai per sempre dentro l'oscuro corpo cavernoso''. Rosso Malpelo aveva infatti cominciato anch'egli a seguire una traiettoria orbitiforme. Io ed il losco ci guardammo negli occhi e convenimmo che a causa della forza di attrazione gravitazionale, la probabilità che ci fossero due corpi celesti vicini era piccolissima quindi il satellite e Rosso Malpelo stavano girando attorno alla stessa cometa. Se la matematica non è un opinione, intersecando i due piani orbitali avremmo ottenuto i due fuochi dell'orbita ed in uno dei due doveva per forza esserci la cometa che da ora in poi chiameremo per chiarezza espositiva corpo del reato. Ci facemmo prestare il PC portatile del supremo ed in pochi minuti, usando matlab, trovammo la posizione, matematicamente esatta, dei due fuochi. Guardammo nel primo fuoco ed era occupato da una teglia piena, a detta del losco, di un impasto di pasta scotta ed infornata, mista a cibbaglia di origine vegetale non meglio identificabile. Il satellite ha dei gusti discutibili, ma non poteva essere quello il corpo del reato. Controllammo l'altro fuoco. Il corpo del reato c'era. Era quello della lasciva! Dovevamo fare qualcosa; i due satelliti, con il loro inconsulto moto orbitale, rischiavano di collidere e l'esplosione avrebbe potuto distruggere la terra. Io profetizzai: ``Tu sei l'eletto! Tu losco salverai la terra da codesto pericolo!''. La situazione era sempre più difficile alla fine dissi al losco: ``Chiama Turi Turi Turi, fatti dare il guanto, che è Turi, e quando il satellite e Rosso Malpelo sono sufficientemente vicini lancialo esattamente nel centro di massa del sistema satellitare. Il cane, che è Turi, prederà quello che per primo indosserà il guanto''. Il losco eseguì l'operazione alla perfezione. Il satellite e Rosso Malpelo, folgorati alla vista del guanto cominciarono a girargli attorno, ovviamente senza interrompere il loro moto orbitale intorno al corpo del reato che si sentiva Venere (il pianeta ovviamente). Chi avrebbe raccolto il guanto di sfida? Purtroppo nessuno dei due ebbe le palle di farlo. La situazione peggiorava velocemente. Il moto di rotazione attorno al guanto ed il contemporaneo moto di rivoluzione intorno al corpo del reato rischiavano, seriamente, di far girare la testa alla lasciva; ella decise quindi di mettersi spalle al vetro anti-proiettili per interrompere il moto orbitale intorno a se, ma soprattutto per proteggersi da eventuali attacchi da tergo da parte di UFO. Non l'avesse mai fatto! Il satellite e Rosso Malpelo collassarono ai suoi piedi circondandola in pochi millisecondi. Ormai il dado era tratto, bisognava trovare un argomento di discussione.
Rosso Malpelo ebbe un idea geniale: il rito di uccisione del maiale. Comincia la dissertazione sulle varie tecniche: si parte dallo sgozzamento passando per il taglio della giugulare; si arriva alla mazzata in testa finendo con il chiodo nell'emisfero sinistro del cervello che paralizza l'animale uccidendolo in pochi interminabili minuti. La lasciva, che ``ben'' conosceva i dettami religiosi e che rispettava il divieto imposto nel vecchio testamento di mangiare carne di maiale, non aveva gradito particolarmente il dibattito.
Il satellite, una personcina colta come la cicoria, pensò fra se e se: ``Se non le piace la carne di maiale forse le sarà più gradita la porporea carne di volatile''. Sorprendendo tutti ed in barba all'aviaria prese la palla al balzo e cambiò repentinamente argomento alzando, al contempo, il livello culturale della discussione: Il Gabbiano Jonathan Livingston. Il monologo del satellite recitava pressappoco così:

`` Jonathan Livingston (il satellite) era un gabbiano diverso dagli altri: il suo desiderio più grande non era di consumare, ma imparare a volare platonicamente. Per questo fu rimproverato dai suoi genitori ed emarginato dagli altri componenti del suo stormo materialista, lo Stormo Buonappetito. Nonostante tutti i suoi buoni propositi di diventare un gabbiano come tutti gli altri, la brama del volo platonico è più forte di lui e lo porta a compiere masturbazioni mentali incredibili, mai osate da nessun altro volatile. Ma lo Stormo non apprezza la sua imprudenza e il consiglio degli anziani decide di esiliarlo, di fare di lui un Reietto. Abbandonato e solo, Jonathan trascorre diversi anni ad esercitarsi nel volo finché un giorno lo raggiungono due gabbiani dalle candide piume (il profeta ed il losco), che si librano nell’aria senza sforzo apparente. Questi lo convincono a seguirli nel Paradiso dei Gabbiani, un luogo dove si può imparare a volare per davvero. Jonathan accetta, diventando anche lui candido e splendente come i suoi nuovi compagni di viaggio. Per diversi anni rimane nel Paradiso dei Gabbiani sotto la guida del losco, suo mentore ed amico. Quando finalmente riesce ad eguagliare in bravura il suo maestro, si accorge, nonostante tutto ciò che ha imparato, che la sua natura fisica è ancora una limitazione. Così chiede al gabbiano più anziano, il profeta, di insegnargli a volare alla velocità del pensiero, a superare il "qui ed ora", cosa che soltanto lui sa fare.''

A questo punto del monologo la lasciva prese in mano un coltello di plastica e tentò di tagliarsi le vene dal palmo della mano fino, per sicurezza, al bicipite. Fortunatamente fu bloccata dall'intervento tempestivo del Rosso che aveva trovato un argomento di discussione vincente. Malpelo esclamò: ``pensate ai poveri gabbiani che vivono mangiando le putrefatte carcasse di pesce che galleggiano trasportate dalle forti correnti dello stretto della Florida. Se Cuba e gli Stati Uniti si mettono d'accordo per portare a termine la costruzione del ponte cosa sarà dell'habitat naturale dei poveri gabbiani? Dove i bisognosi volatili troveranno ristoro?``

La lasciva fu colpita dalle parole sincere di Rosso Malpelo ed i suoi occhi si illuminarono di un verde poco più scuro della speranza, un verde petrolio che niente aveva da invidiare al mare dello stretto della Florida in cui abbondanti galleggiano le carcasse dei pesci morti a causa della fuoriuscita di liquami dalle piattaforme petrolifere. Ella cominciò quello che sarebbe stato un lungo processo penale, una difficile arringa composta di arcaici termini che io, ahi me, non sono stato in grado di capire del tutto. Alla fine credo che il senso fosse che il ponte sullo stretto non si sarebbe fatto grazie ai comunisti con i soldi degli altri, che vedono tutto nero e maligno tranne le cose truccate, appositamente per loro, con una trousse ''noire`` firmata Prada.

Io mi irrito parecchio quando sento comunistate con i soldi degli altri, ragion per cui proferii una brutta parola, che poco mi si addice, al fine di bloccare quello sproloquio; ovviamente ottenni quanto volevo. Non pago profetizzai al losco: ''Tu gli hai messo minchiate in testa! Tu farai subito qualcosa! Sporco moralista con la coscienza degli altri``. Il losco rispose: ''Cosa ne pensi, mio profeta, di Amici Miei atto III``. Io capii al volo le sue intenzioni e proferii: ''Non ho dubbi! Sei il mio migliore discepolo. Agisci sciocco! ``.

Profetizzo: ''L'amore per la verità, purtroppo, mi sarà fatale. Questa volta ho esagerato ed è sicuro che scippo corpa!``

P.S.
Dimenticavo ricordate di venire a darmele almeno in dieci, se no non mi diverto.

La sadomasochista

Dal giorno della manifestazione del lunatico mannaro, il supremo ci impose di occuparci a turno dell'incatenamento ed annesso occhialamento del lunatico almeno tre giorni prima dell'avvento del plenilunio. Avremmo estratto a sorte uno di noi, ogni mese, affinché portasse a termine la missione. La modalità di estrazione a sorte avveniva secondo le regole certificate dal supremo in persona che le aveva testate per parecchi anni sul passivo (che non si era mai chiesto perché fosse sempre lui il fortunato estratto). Le modalità di estrazione consistevano nell'estrarre il membro e dichiarare vincitore quello di dimensioni minori. Dall'atto ufficiale depositato dal supremo, in presenza di un notaio, si potevano leggere le metriche di valutazione delle dimensioni, ma ''ciònonostante`` dopo qualche mese era sorto qualche dubbio sulla consistenza del sistema di estrazione. Si accorse del bug il sultano che un giorno, al contrario del passivo, si chiese perché venisse estratto sempre lui. Ovviamente ne il passivo ne il dissociato partecipavano all'estrazione causa complesso di inferiorità accentuato da problemi psico-fisici di intima natura personale.
Il sultano decise quindi di intraprendere un procedimento penale nei confronti degli altri membri. Ingaggiò la lasciva al fine di formalizzare le accuse. La lasciva era molto nota nell'ambiente dei trasporti cubani. Ella era particolarmente affascinata dai processi penali perché durano parecchio e nella stragrande maggioranza dei casi cadono pure in prescrizione.
"Legalmente parlando'' era una certezza perché in passato era riuscita ad imboccare la strada giusta in parecchi di questi procedimenti che alla fine aveva vinto con enorme soddisfazione personale".
Dato che il sultano si rifiutava di portare a termine i suoi doveri di estratto, si rese necessario trovare un nuovo criterio di valutazione. Si scelse allora di utilizzare la posseduta come alfatester dei membri.
La posseduta era una giovane di bella presenza e dalle fattezze stravaganti che, causa occlusione, non naturale, dell'orifizio orale, parlava molto poco. Era solita, vestire con degli attillati vestitini in coordinato: dagli stivali, ai guantini in lana merinos, che indossava rigorosamente d'estate, finendo con una treccina finta che gli ornava i fluorescenti capelli balsamati con della calce mista a polvere antipulci per barboncini.
La posseduta era corteggiata da tutti gli aitanti membri del gruppo, tutti la abbracciavano, la baciavano e penetravano la sua chioma proprio come si fa con un cucciolotto di Segugio Carnico.
Numerose culture religiose utilizzano il termine possessione per indicare la presenza incarnata, in un soggetto, di un membro non naturale. Secondo tale convinzione l'entità assumerebbe il comando delle sensazioni corporee dell'individuo esternando attraverso esso le proprie necessità nascoste. Vi sono diverse distinzioni in ambito sia antropologico che teologico che permettono una classificazione delle diverse forme di possessione. In particolare, lo studio antropologico delle varie espressioni di possessione nelle culture primitive, ha permesso di distinguere fra:

- "possessioni positive", in cui il soggetto ospiterebbe un membro di natura benigna e la cui funzione sarebbe quella di moralizzare, consigliare e calmare sia la posseduta che il possessore;

- "possessioni negative", in cui l'ospite sarebbe rappresentato da un membro maligno con la funzione di portare scompiglio nella vita della posseduta a tutto godimento del possessore ed a volte neanche si questo.

Nel caso in esame si trattava di una sana possessione positiva che soddisfaceva entrambe le parti coinvolte.

''Ciònonostante'', la tranquilla vita sociale dei membri fu sconvolta dal sultano che, non fidandosi dei lunghi procedimenti penali che conosceva bene, si servì dell'esorcicciò affinché esorcizzasse la posseduta garantendo così una equa procedura di estrazione. La posseduta, infatti, avrebbe potuto tenere in considerazione alcuni parametri che il supremo aveva trascurato, chissà come mai, nella stesura delle sue metriche. Purtroppo, come ogni cosa che ingegna, i fatti non andarono come il sultano sperava. La vita sociale dei membri risentì pesantemente dell'arrivo di questo cupo individuo: da quel giorno tutti, compreso il sultano, convennero nel chiamare la posseduta con lo pseudonimo di oppressa.
La povera oppressa passava le sue giornate con un mantello nero dietro le spalle, un ombra oscura che la seguiva passo dopo passo e la proteggeva accuratamente dalla luce del sole. Onore al merito, l'esorcicciò compiva il suo compito con dedizione e perseveranza; esorcizzava l'oppressa sempre, rischiando spesso e senza alcun motivo la sua stessa vita.
Un giorno, ricordo, che il lunatico era in procinto di abbracciare l'oppressa quando la mano dell'esorcicciò bloccò tempestivamente il gesto affettuoso: il lunatico nell'atto di rompere per torsione il braccio del religioso esclamò: ``e chi semu frati?''(che in lunatichesco significa: ``'o 'hi ti ha dato 'otanta confidenza 'o religioso! 'o 'he siamo forse fratelli di sangue? Se provi a toccarmi un'altra volta ti spiezzo in due tutti gli ossicini metacarpali che possiedi). Anche al losco accadde un fatto simile. Si trovavano tutti presso la ``comida'', una famosa osteria dove si poteva assaporare del buon cerdo preparato secondo la criolla cubana. Il losco aveva appena ordinato del ``cerdo adentro la yuca'', quando appropinquandosi al tavolo si sedette vicino all'oppressa con il nascosto intento, secondo i più maligni (cioè io che neanche c'ero), di possederla. L'esorcicciò però intervenne prontamente scansando il losco da quel posto che provvedé ad occupare personalmente. Il losco, che aveva in passato avuto vari problemi con le forze dell'ordine, sorvolò sull'accaduto anche se il suo ricorrente pensiero quel giorno fu: ``ora ci minu!! ora ci minu!!''.
Il religioso si rese però conto, quasi subito, che accanto all'oppressa c'erano, stranamente, ben due posti da proteggere: uno a destra ed uno a sinistra. Occuparli entrambi fu difficile, ma con un azione ossessiva di continui e veloci spostamenti ci riuscì:
era sfinito ma era riuscito a salvare la giovane. All'inizio sentirsi protetta era pure piacevole ma dopo i primi 160 secondi, e dopo essersi consultata con la lasciva, l'oppressa si rese conto che si stava violando l'articolo 13 della Costituzione della Repubblica, che prevede l'inviolabilità della libertà personale tanto fisica quanto psichica. La lasciva però consigliò di non fare leva sulla libertà fisica perché, nel caso dell'oppressa, era stata violata parecchie volte; si poteva, tuttavia, giocare sul concetto di libertà psichica che è molto più vago. La possessione negativa messa in atto dall'esorcicciò, ben presto accrebbe lo stato di astinenza da possessione positiva cui l'oppressa era piacevolmente abituata. La situazione era diventata per lei insopportabile, e doveva farsi subito qualcosa! Ma quale?
Al momento l'oppressa è occupata a ricongiungere le sette sfere del drago per riportare in vita l'amato postino.
Quando ella, che da ora in avanti per semplicità chiameremo la sadomasochista, si deciderà a muovere il suo cavallo e dichiarare matto lo scacco, ve lo farò sapere.

venerdì 21 dicembre 2007

Strip poker parte seconda: la prova orale

coming soon.........

Strip poker parte prima: il progetto

Tutto ebbe inizio nei primi anni 80. Quattro ragazzi, erano in piena crisi ormonale. Le loro mamme portandoli a fare gli esami del sangue leggevano nel referto sempre lo stesso esito: "Sporadiche tracce di sangue negli ormoni". Il medico di famiglia non riusciva a trovare una spiegazione. All'inizio le mamme si preoccuparono, poi la rassegnazione ebbe la meglio. I quattro passavano le giornate adorando la "commedia erotica all'italiana". Edwige Fenech, bellezza prorompente nata a Bona, città costiera nel nord-est dell'Algeria, ne era la protagonista indiscussa. Inutile dire che i quattro se la sognavano di notte e ....spesso e volentieri anche di giorno. Purtroppo per loro, era e sarebbe rimasta solo un sogno.
Era un giorno di pioggia che non si poteva proprio star fuori. Vi ricordate Asso, il film in cui Adriano Celentano era un grande giocatore di poker ed Edwige Fenech la sua ragazza, era proprio il 1981. I tre decisero di andare al cinema ad ammirare la prorompente attrice ed il simpaticissimo molleggiato (in verità erano andati solo per l'attrice). Il film si rivelo affascinante e coinvolgente. L'erotico della Fenech, l'azzardo del poker ed il comico di Celentano erano stati una combinazione travolgente che gli avrebbe cambiato la vita. Tornati a casa accadde l'inaspettato; ebbero la fortuna di fare una piacevole conoscenza. Si sa che le femmine sono molto più sveglie dei maschietti coetanei. Nel caso dei quattro giovanotti, la differenza era però abissale. Federica non era bella, anzi era pure rozza e poco delicata, ma si dimostrò subito una vera amica. Stava sempre lì ad ascoltarli, capirli e calmarli; insomma, era sempre pronta a dargli una mano. Come si dice da noi: "cumannari è meggiu i futtiri". Le femmine lo hanno capito perfettamente, ai maschi invece questa legge della natura non vuole proprio entrare in testa. I quattro si innamorarono perdutamente di Federica (che per comodità chiameremo "Federica la mano amica") e ciò sancì la fine della loro amicizia.
Chi erano i quattro giovanotti?

Giuseppe era conosciuto nel borghetto come "il centauro". No! Non era un motociclista; di moto non ne capiva proprio nulla! Il termine centauro non ha un significato simbolico generalmente riconosciuto; alcune leggende lo definiscono malvagio e nefasto, capace di ogni scelleratezza, altre lo dipingono virtuoso e sapiente. I centauri possedevano tutti i pregi e tutti i difetti del genere umano, portati però a livelli estremi, tanto che nella mitologia sono stati riservati loro ruoli completamente contrastanti: dall'estrema saggezza all'incredibile crudeltà. Il centauro, il nostro Giuseppe, era chiamato così perché da piccolo era sempre sopra una cavalla a dondolo; la crudeltà del centauro verso la cavalla era a dir poco disumana. La frustava continuamente gridandogli "dondola più velocemente cavallina storna! storna più velocemente!". Un giorno, all'età di 12 anni, il centauro scoprì di possedere un nervo. Per la cavalla a dondolo fu la fine. Nessuno lo aveva mai visto cavalcare (una puledra vera intendo). Chissà cosa intendeva quando si vantava di stare sempre a cavallo. Di certo però era sempre con il nervo in mano.

Gaetano detto "Tanu u niuru" (Gaetano il negro), non era chiamato così per via del colore della sua pelle. Si è vero aveva la carnagione scura, ma l'appellativo gli era stato affibbiato subito dopo il suo primo allenamento di baseball, quando nello spogliatoio tutti gli gridarono in coro "Si arrugginisce non mettere la mazza sotto la doc"; il silenzio mozzò quì la frase, la paura tagliò il fiato dei compagni di squadra. Da quel giorno, senza un motivo apparente, nessuno fece la doccia negli spogliatoi, a parte Tanu u niuru. Tutti, dopo gli allenamenti, tornavano di corsa a casa senza passare dallo spogliatoio. Tanu u niuru si senti isolato, emarginato tutti stavano ad una distanza minima da lui di 95cm. Lo cacciarono persino dalla squadra perché era diventato impossibile giocare a baseball. Durante gli allenamenti i giocatori che proteggevano le basi scappavano quando Tanu u niuru gli correva incontro dopo la battuta. Si sentiva emerginato dalla società, e questo faceva crescere in lui una rabbia, un risentimento insomma un "disagio" enorme.

Davide, detto il sarto, era un giovane psicolabile che amava scuoiare animali morti, preferibilmente topi di sesso femminile. Durante la pubertà, probabilmente a causa dell'incontro con Federica, i suoi interessi erano mutati. Il sarto si era autoconvinto, di doversi cucire un vestito di Halloween utilizzando la pelle essiccata di topa che amava collezionare. Inoltre era particolarmente attratto dalle fattezze dei suoi amichetti: in particolare di quello che era stato definito, all'unanimità, il passivo.

Il passivo, ultimo ma non per importanza, non aveva mai preso una posizione precisa riguardo al problema ''Federica``; non solo aveva negato agli altri di avere avuto rapporti con Federica, ma aveva anche provato a dissuaderli ad averne citando a suo favore il vangelo secondo Marco:

''E, partitosi di là, venne nella loro sinagoga. Ed ecco un uomo che avea una mano secca. Ed essi, affin di poterlo accusare, fecero questa domanda: è lecito far delle manipolazioni in giorno di sabato? Ed egli disse loro: chi è colui fra voi che, avendo una pecorarella, s'ella cade in giorno di sabato non la prenda e la tragga fuori? Quant'è un uomo da più d'una pecora! È dunque lecito di farsi del bene in giorno di sabato? Allora disse a quell'uomo: Stendi la tua mano. E colui la stese.``

Che mistificatore il passivo! Cosa fa fare la gelosia!!!!!!!!!!

Passò molto tempo. I quattro si erano accuratamente evitati per oltre un decennio; studiavano tutti presso lo stesso corso di laurea in ingegneria ed erano riusciti ad evitare di incrociare gli sguardi persino quando in aula, durante le lezioni, erano seduti ad 1 metro l'uno dall'altro. Che guai riescono a combinare le femmine! Come si dice da noi: "Tira ch'iussà nu pilu i fimmina a jiri susu chi nu carru i boi a jiri iusu" (Tira di più un pelo di femmina in salita che un carro di buoi in discesa. Mi è d'obbligo la citazione della buon anima di Iammazza che mi donò tale insegnamento assieme ad un tozzo di pane, una fetta di provola, un pezzo di salsiccia ed un insalata di pomodoro servita in un insalatiera bucata").
John Lennon, per fortuna, aveva proprio ragione: "Life is what happens to you while you're busy making other plans". La vita è ciò che ti accade mentre stai facendo altri progetti. Fu proprio il progetto che dovevano presentare per l'esame di Calcolatori Elettronici II che li costrinse a incrociare gli sguardi di nuovo. L'esame di Calcolatori Elettronici II consisteva di un progetto e di una prova orale. I progetti venivano svolti in gruppi di due massimo quattro persone estratte a caso fra i membri della classe. Che beffardo il destino! I quattro non furono certo esaltati alla notizia. Il primo sguardo fu duro, ma bisognava fare buon viso a cattivo gioco; in fondo non erano più ragazzini ma uomini!
Prima di tutto serviva un buon Personal Computer (PC) ed un luogo in cui ritrovarsi per studiare. Si decise che ci si sarebbe incontrati tutti a casa del passivo che aveva un ottimo PC ed una stanza particolarmente riservata. Proprio come ai vecchi tempi. Tanu u niuru ed il sarto, si sarebbero occupati di portare il materiale di studio, le provviste e quanto altro fosse necessario, il centauro avrebbe stupito tutti portando un aggeggino rivoluzionario che li avrebbe lasciati ad occhi aperti: lo strip pocker. Il giochino era stato regalato al centauro da Max Pisellone in cambio di una prestazione non meglio specificata. Max Pisellone aveva trovato il gioco nel numero di gennaio di JACULA.
JACULA era un fumetto porno-horror che il Max Pisellone collezionava. Lo strip poker, cari mentitori, lo conoscete tutti.
Il progetto era veramente noioso, il passivo ogni mattina aveva delle occhiaie profonde di colore viola-blu: diceva di studiare anche la notte. Per descriverlo userò quindi una sola frase proferita da Tanu u niuru e che spaventò a morte gli altri: "Ho due palle gonfie quanto una mongolfiera". Mi soffermerò quindi sulle pause di relax.
La prima pausa iniziò prima di che iniziasse il progetto. Il passivo, chiamato dalla mamma, era andato in cucina a mangiare il solito uovo alla coque e la banana della merenda pomeridiana. Il centauro, Tanu u niuru ed il sarto rifiutarono garbatamente. Rimasti da soli, inserirono il floppy con il giochino nel PC. Non succedeva niente. Il giochino non partiva. Il centauro proferì: "forse il PC ha poca RAM (Random Access Memory), che non basta per visualizzare la donna nuda che, presumibilmente, ci sarà nel giochino". Tanu u niuru, che si era pericolosamente eccitato, si calmò solo quando il centauro disse che il giorno successivo avrebbe portato la sua RAM per potenziare il PC del passivo.
Al passivo dissero che la RAM serviva per migliorare la velocità di calcolo del PC: il passivo, che di sistemi operativi non ne capiva proprio nulla, ci cascò.
Tutto proseguiva normalmente. Quando si decideva di fare pausa, il passivo usciva immediatamente dalla stanza dicendo che doveva andare al bagno. Il centauro, Tanu u niuru ed il sarto inserivano puntualmente il floppy con lo strip poker nel PC ed accecati dalla fame sessuale cominciavano a premere tasti in maniera freneticamente casuale. Di Asso non avevano capito proprio niente. Quando il passivo tornava dal bagno li trovava ossessivamente affacciati sul monitor mentre speravano nella fortuna. Di donne e di poker i tre non ne capivano niente! La Dea bendata poteva poco di fronte a tanta inettitudine; il massimo che i tre riuscirono ad ottenere fu di togliere il velo che copriva il volto della fanciulla. In fondo, sia Tanu u niuru che il centauro che il sarto erano contenti lo stesso, il ricordo del solo viso gli sarebbe bastato per tutta la notte. Il passivo si incazzava paurosamente ogni volta che tornava e li vedeva giocare, gridava loro: "Dobbiamo studiare! Mi devo laureare! Smettetela di giocare! Sporcaccioni!".
I tre poi con i PC erano pure più scarsi che con le donne. Non sapevano neanche uscire dal gioco; ogni volta erano costretti a staccare la spina rischiando così di danneggiare il disco rigido e di conseguenza tutto il lavoro fatto per il progetto di Calcolatori Elettronici II. Ogni volta il passivo li ammoniva:

"La dovete smettere con questi giochi immorali! Abbandonate la via della perdizione!".

Il centauro, Tanu u niuru ed il sarto diventavano rossi e si vergognavano, ma erano consapevoli che alla pausa successiva sarebbero di nuovo caduti in tentazione. Questa storia si ripeté tutti i giorni dal primo all'ultimo. Finalmente però il progetto era completo; era iniziata l'ultima pausa. Tutto andò come d'abitudine. Il passivo uscì dalla stanza per andare al bagno; il centauro, Tanu niuru ed il sarto avviarono lo strip poker riuscendo, al solito, a togliere solo il burka della presunta ignuda fanciulla.
Il passivo entro di scatto nella stanza cogliendo i tre con la mano (amica) nel sacco. Gridò ammonendoli:

"Siete i soliti scellerati! Cadrete nella fossa dell'eterna perdizione e miseria! La vostra brama di possesso, più che amore é paura di solitudine. E' nient'altro che perdizione che inaridisce il cuore e porta alla morte! Ma non scoraggiatevi amici, non avvilitevi, non datevi per vinti! Anche se ricadete sempre nello stesso peccato. E' solo un trucco del demonio per togliervi la speranza e farvi credere che non ce la farete mai. Non datela vinta a lui! Continuare a rialzarvi, non vergognatevi di confessare i vostri peccati! La via della Santità è stretta! Larga è la porta e spaziosa la via che porta alla perdizione! Io vi aiuterò a tenere lontane da voi le tentazioni! Qualcosa di divino mi ha riportato da voi e ci ha fatto riunire. Vi salverò dall'oblio!".

Il centauro, Tanu niuru ed il sarto restarono attoniti di fronte a tanta saggezza. Si pentirono veramente. Si scusarono ed infine il centauro disse: "Non solo siamo peccatori ma non sappiamo neanche usare il PC e chiudere lo strip poker. Mi faccio schifo da solo". Con la prontezza di un ghepardo il passivo rispose: "premi il tasto destro del mouse". Tanu u niuru di scatto schiaccio il tasto ed il gioco miracolosamente si chiuse. Il centauro, Tanu niuru ed il sarto folgorati dall'evento miracoloso si guardarono di colpo l'un l'altro, una luce, un fuoco si accese nei loro occhi, lo stesso pensiero attraversò la loro mente: "Un miracolo! No!!!!!! Quel bastardo moralista del passivo come caspita fa a saperlo?". L'ira si impossessò dei tre facendogli perdere la capacità di controllo e l’uso della ragione. Saltarono di colpo addosso al passivo, lo picchiarono, lo torturarono stappandogli i peli del naso, delle orecchie e le unghia dei piedi, infine spensero le sigarette sulla sua viva carne privata delle unghie protettive che servivano al sarto per realizzare un vastito da principessa da indossare ad Halloween. Alla fine il passivo, che non era uomo d'onore, confesso!

Ogni notte, da quando avevano cominciato il progetto, il passivo l'aveva passata davanti allo strip poker arrivando a scoprire persino il collo della ritratta fanciulla! Ecco spiegate le occhiaie. La lussuria e l'abbandono lascivo al piacere sessuale lo avevano vinto. Trionfavano il peccato, il desiderio d'appagamento immediato del corpo per mezzo di quel gioco che gli provoca compiacimento, irrefrenabilità e incapacità di moderarsi. L'avarizia aveva fatto il resto spingendolo a far suo e solo suo quel vile ammennicolo materiale dello strip poker. Proprio come aveva provato a fare con Federica.

Tutto era andato come nel film Asso: al marsigliese, quando bluffava, tremava l'orecchio sinistro a causa di un tic; al passivo tremava lingua. Tanu u niuru, il centauro ed il sarto questa volta avevano però sfruttato il tic del passivo per il loro personale appagamento sessuale.

Il centauro era tentato di prendere il passivo anche a colpi di nervo, Tanu u niuru avrebbe voluto ucciderlo per impalamento, usando la sua mazza, il sarto ovviamente voleva scuoiarlo perché gli serviva la pelle dei glutei e delle cosce. Per fortuna la ragione ebbe il sopravvento; dopotutto si doveva ancora preparare la prova orale ed il passivo poteva essere utile. Lo perdonarono ma solo dopo avergli fatto giurare che avrebbe smesso di fare il moralista con la coscienza degli altri.

martedì 18 dicembre 2007

Il vittimista della 23esima strada

E' si! Mi sembrava proprio di essere al mercato della 23esima strada. Ma la parola ``educazione'' vi dice niente. Una volta la scrivevano nel sussidiario delle scuole elementari a pagina 3; mi sa che non tutti l'hanno letta questa parola e sicuramente molti non si sono chiesti cosa volesse significare quell'insieme casuale di vocali e consonanti che si susseguono in maniera del tutto casuale. Ma siete scontenti della vostra insignificante esistenza? Beh! Se ve la prendete con gli altri è solo perché non avete neanche la maturità di prendervela con voi stessi; un vecchio detto: ``chi è causa dei suoi mali pianga se stesso''. Invece di sparare minchiate del tipo ``avessi fatto tu quello che ho fatto io a 23 anni'', crescete e cercate di trovate almeno uno dei 23 buoni motivi che vi hanno portato ad inseguire ciò che neanche voi sapete cos'è. Prima di gridare in faccia alle persone invece servono tutti e 23 i buoni motivi e contemporaneamente bisogna essere al centro dell'attenzione al mercato sulla 23esima. Se non ricordo male a pagina quattro del sussidiario c'era scritto di fare 3-4 vittimistiche paginette di silenzio: fatele!

Il pagliaccio irriverente

Ma sono il profeta o un pagliaccio irriverente? Ammetto che questo appellativo affibbiatomi dal mio buon amico mi ha non poco fatto riflettere. Sul pagliaccio, che faccio con piacere, mi trovavo d'accordo, ma il termine irriverente mi suonava male e non perché non sono un tipo irriverente. Non ho mai accennato al fatto che io sono un fissato con la terminologia. La lingua italiana, da un punto di vista filosofico-psicologico, secondo me è fantastica. Ci sono un sacco di termini che, non fosse per sbiadite quanto brillanti sfumature, sembra abbiano lo stesso significato: noi però riusciamo ad usarle sempre in maniera corretta. In verità, il termine irriverente mi suonava molto familiare, nel senso che irriverente io lo sono sempre stato. Certo la mia non è una irriverenza presuntuosa e arrogante quanto piuttosto una forte presa di posizione: una irriverenza di protesta. Io quel poco che ho fatto l'ho fatto da solo, lavoro da quando a 16 anni facevo il cameramen, ricordo che mi davano 10 mila lire per ogni ripresa di cronaca (circa 20 minuti di lavoro), 20 mila lire per le partite di calcio o di basket e 30 mila lire quando andavo alle manifestazioni pseudo-politiche. Alle manifestazioni pseudo-politiche in realtà ci sarei anche andato gratis perché si mangiava a sbafo e si sentivano minchiate degne di zelig da parte di minchioni con la patente alcuni dei quali purtroppo adesso guidano l'Italia. Ad una di queste manifestazioni mi capitò di sedere accanto a Sgarbi con il quale ho intrapreso una dissertazione sulle sarde alla brace, che lui non ha mangiato: gli dissi che non sapeva cosa si perdeva lui mi rispose che avevano un odore troppo intenso e lo nauseavano. La mia irriverenza deriva dal fatto che le cose, per chi prova a farle, sono tutt'altro che facili. In ogni caso, evitando di addentrarmi nelle piacevoli disavventure della mia giovinezza, quello che mi ha colpito era l'insieme delle due parole: ``pagliaccio irriverente''. Perchè mi hanno colpito? semplicemente perché non appartenevano al mio amico! Sia ben chiaro non mi sono affatto arrabbiato, anzi questa definizione mi lusinga parecchio. Se dovessi fare una delle mie apparentemente ingiustificate analisi direi che queste due parole suonavano un non so che di femminile ed il mio amico, buon per lui, di femminile ha veramente poco. Ma quale saggio tornado razionale doveva vorticosamente schiacciarmi così per condannare la mia pagliacciosa irriverenza? Non è che mi importi più di tanto quindi cito ancora il mio buon amico:``ma?''. La definizione di pagliaccio irriverente mi è ``gradita'' veramente. Vi siete mai chiesti perché i bambini amano tanto i pagliacci? A me piacciono perché sorridono e mi fanno sorridere veramente. Se ci penso di sorrisi veri ultimamente ne ho visti sempre meno: forse sono stato poco attento, proverò a guardare meglio. Mi sembra che la gente sorrida per contratto. Il fatto è che questi sorrisi sanno di riverenza e poco di felicità. Preferisco fare il pagliaccio che indossare un abito che non è il mio, tranne ovviamente la giacca e la cravatta nelle occasioni importanti. Io non amo scendere a compromessi, ma se necessario lo faccio. La vita è quella che è e di certo non è perfetta: io ne ho preso atto e cerco solo di sfruttare a mio favore la sua imperfezione. Darwin, quello della teoria evolutiva, disse:``..non è il più forte che sopravvive ne il più intelligente ma colui che meglio si adatta al cambiamento''. Io non sono Don Chisciotte e non lotto contro i mulini a vento, piuttosto preferisco usarli per macinare grano.
Che irriverente che sono!

lunedì 17 dicembre 2007

Il 23-esimo parallelo (Come complicare le cose semplici )

Ricapitoliamo: se qualcuno ti assegna un compito e subito dopo, a tua insaputa, assegna lo stesso ad un altro; io dico che tu e quell'altro, irrimediabilmente ,vi ritroverete sul 23-esimo parallelo, ossia nel mezzo di un casino e il Pavone entra nel computer del Kamikaze!

Andiamo per ordine...aspettate non c'è un ordine in un casino! O meglio, in quello che voi chiamate casino, qualcun'altro può vederci un ordine. Tutto dipende dai punti di vista ovviamente, è questione di prospettiva. Ma andate a dirglielo al Lunatico o al Losco o ad entrambi, vi azzannerebbero una mano o vi caverebbero gli occhi.

Quando il padrone...piccola precisazione: la mia educazione culturale mi induce a chiamare chiunque sia all'apice di una pseudo gerarchia: il padrone. Per questo motivo, il Profeta mi definisce con disprezzo: un comunista con i soldi degli altri; quando un giorno gli chiesi cosa significasse “con i soldi degli altri”, lui mi rispose: “...non lo so! Ma sei comunque un comunista con i soldi degli altri”.

Dicevo, quando il padrone chiese al Losco che doveva stampare un poster, lui reputò la faccenda semplice da farsi, mica doveva ricopiare a mano un antico manoscritto! il giorno dopo doveva recarsi al quarto piano di quel Bordello-Università, parlare col burocrate di turno e far sputare al plotter il poster. Semplice no!

Quella sera, la stessa commissione fu assegnata al Lunatico, anche lui non vide calcolo complicato o montagne da scalare: era solo una semplice stampa. Fai click qui, dai l'ok lì ed è fatto!

Arrivò finalmente il giorno dopo! Il Postino teneva per le mani un pacco bomba datogli dal Kamikaze, lo doveva consegnare alle tredici e trenta esatte, all'angolo tra la Rambla e la Giungla.

Il Profeta predisse la sua dipartita: “...arriverà in ritardo e il pacco gli esploderà in faccia!”. Il Postino si grattò a lungo, poi inforcò la bicicletta e cappello in testa si avviò in der posto!

Era una normale giornata di routine al settimo piano di quel Bordello-Università, fino a quando non arrivarono in perfetta sincronia il Lunatico e il Losco. Si chiusero nelle rispettive stanze e accesero i loro personal computer, nessuna email da parte del padrone. Passarono due ore, il Lunatico andava avanti e in dietro nella sua stanza, macinando chilometri e chilometri. Invece il Losco fumava in continuazione e di tanto in tanto controllava la sua casella postale elettronica. Nulla!

I due uscirono in perfetta sincronia dalle stanze e si incontrarono al centro del corridoio. L'uno non sapeva cosa tormentasse l'altro, e vi dirò di più: non sospettavano minimamente che entrambi fossero alle prese con la stessa rogna.

Parlò il Lunatico per prima: “...non è possibile perdere una giornata così!” si mantenne sul vago. Lo stesso fece il Losco: “..infatti!” aggiunse alla frase dell'amico e collega.

Si stavano avvicinando al 23-esimo parallelo, quando il Lunatico perse la pazienza e gridò : “...chi se ne frega io me ne ritorno a casa!” ed ebbe la piena approvazione del Losco, il quale aggiunse: “..che se lo stampasse da solo il poster..anch'io vado a casa!”

Ecco, avevano raggiunto il fatidico 23-esimo parallelo e il casino scoppiò al settimo piano di quel Bordello-Università.

I due si guardarono negli occhi, avevano scoperto una stortura nella logica umana: per quale motivo recondito, un compito sì banale era stato replicato. La ridondanza è prevista solo se è necessario abbassare la probabilità di certezza che un evento non si verifichi. Detto in parole povere: in un punto dell'universo, due sottoposti stavano per eseguire la stessa azione, con le stesse modalità. Ma il genere umano è vario e le condizioni iniziali influenzano di parecchio l'esito di un fatto, aggiungete l'imprevisto e avrete la ricetta per far incazzare i due tizi!

E si incazzarono! Il Lunatico aveva le vene del collo gonfie per quanto inveì sul padrone, mentre il Losco, un tipo apparentemente calmo, disse: “..vattene che ci penso io!”.

Ed ecco che si palesa la priorità dei processi! Il Lunatico varcò il cancello del Bordello-Università cacciando fumo dal naso. Il Losco fu contattato dal padrone, il quale gli disse che doveva fare quello che la sera prima gli aveva detto di fare, ne più ne meno: ancora inutile ridondanza. Aggiunse che quel poster doveva stamparlo il Lunatico, ma non potendo contare sulla serietà di questo, visto che inspiegabilmente se ne era andato, dava al Losco un grado di priorità in più rispetto al Lunatico per farlo procedere. Insomma toccava a lui fare quello che doveva fare sin dall'inizio e che il padrone desiderava lo facesse anche il Lunatico: errore nella gestione dei processi, una politica assurda per manovrare le risorse o semplicemente follia? Giudicate voi!

Sta di fatto che il Losco stampò il poster, lo arrotolò e lo consegnò a Turi Turi Turi, tirato in ballo dal padrone per sostituire il Lunatico nella seconda fase del compito, che per brevità chiameremo: la consegna del poster. Fase che era sconosciuta al Losco o meglio esulava da quegli che erano gli accordi presi la sera prima. Informazione in più che il Lunatico possedeva e credeva a questo punto, possedesse anche il Losco, ma non era così.

Il sistema della ripartizione dei compiti aveva una falla, un bug e il Pavone se ne accorse, agì subito con la tecnica dell'overflow e si infilò nel computer del Kamikaze. Come fece? Semplice: con uno shell code, costruito artigianalmente! Contattò il sistema di ripartizione dei compiti, scivolò bit dopo bit sullo stack a colpi di nop, sovrascrisse l'indirizzo di ritorno di una subroutine con quello dello shell code e il gioco era fatto! Aprì una porta e si infilò dentro il pc del collega. Ma voi non tentate di farlo, il Pavone ha il fisico adatto per questo tipo di ginnastica.

Ritorniamo a Turi il ternario, questi accettò con piacere quel tubo di carta e si catapultò in bagno con un sorriso perverso sulle labbra.

Erano le tredici, ventinove minuti e cinquantanove secondi: un solo tac dell'orologio e da lontano si udì un'esplosione. Forse il Profeta questa volta, ci aveva azzeccato!


domenica 16 dicembre 2007

Il lunatico (mannaro)

La calma pomeridiana fendeva l'aria in un silenzio assordante, persino le foglie degli alberi avevano smesso di frusciare; d'un tratto il vento che instancabile vola sullo stretto di Cuba si era fermato affascinato, come sapesse cosa stava per accadere. Erano le 15 e 33 del 24 novembre 2007. Il grosso cane bianco che ogni giorno intravediamo dal nostro balcone aveva persino mollato il contadino, che stava piacevolmente sbranando, e si era posizionato su un'altura con il petto all'infuori la testa in alto e le gambe posteriori spostate all'indietro: con una delle due teneva ancora sotto scacco la giugulare del villano che aveva pure smesso di vociare ``Sabbatooooore....Sabbatooooore....Sabbatooooore....''.
Io il losco ed il kamikaze turbati dallo stridente silenzio ci tuffammo di scatto in balcone per capire verso cosa fosse rivolto lo sguardo del mastino bianco. Il pavone approfitto dell'attimo di distrazione del kamikaze e tentò di uscire dal computer attraverso il connettore della cuffia; la fessura era però otturata da Turi, che stava testando il connettore audio; il pavon pirata fu costretto sgattaiolare fuori dal lettore di floppy disk. Eravamo tutti fuori cercando di capire cosa avesse indotto il mastino bianco ad abbandonare la preda, d'un tratto un urlo terrificante si leva a pochi secondi-suono da noi. Ci giriamo tutti, vediamo il postino che ci corre impetuosamente incontro; inciampa sul telaio dell'anta del balcone e cade di sotto creando una fanghiglia rossa, un impasto di sangue e di brandelli di carne. Turi sembrava in trans, intento com'era nell'ascoltare i gemiti di piacere del connettore audio non si era accorto di niente. Ma da dove proveniva il terrificante stridio ed a cosa era dovuto. Ci disinteressammo del postino, e ci allontanammo velocemente, se il supremo ci avesse visti ci avrebbe costretto a pulire la pozzanghera di sangue. Cominciammo a cercare la sorgente sonora che aveva destato la spaventosa attenzione; non vedevamo niente solo urla terrificanti seguimmo il suono che ci portò dritti dentro la stanza del postino. Uno spettacolo aberrante, a terra il lunatico si contorceva, il suo corpo assumeva posizioni impossibili, Turi era venuto e pacato ammirava piacevolmente le pose di quell'ammasso di carne informe per gli spasmi. Guardammo dalla finestra, una palla bianca contornata dalla luce del sole si ergeva dominante. Un UFO pensammo, ma il pavone, che dimorava abitualmente in quella stanza ed aveva già assistito all'evento esclamò “plenilunio” e di scatto si infilò nel computer del kamikaze usando la scivolosa fessura unta poco prima da Turi. La paura attraversò il nostro corpo ghiacciato ed incapace di qualsiasi movimento. L'odalisca era appena arrivata, si era tolta un guanto e l'aveva sensualmente lanciato sul divanetto del supremo ma incuriosita dall'insolito trambusto aveva interrotto la danza del ventre ed era subito accorsa. Entrata nella stanza restò immobile nel veder il variegato contorcersi, teneva una mano semi chiusa e coperta dal guanto rimastole e nell'altra teneva un anello tempestato di diamanti; non passò inosservata. Turi destabilizzato dalla sensuale essenza dell'odalisca si scompose nelle sue tre componenti principali: il cane fissava il guanto pronto a sferrare l'attacco, il padrone del cane teneva d'occhio l'anello, Turi fantasticava sulle posizioni assunte dal ``lunatico mannaro''. La situazione stava degenerando, nessuno di noi sapeva cosa fare e soprattutto non sapevamo quando Turi o il cane di Turi o il padrone del cane di Turi, che erano tutti Turi, avrebbero sferrato l'attacco finale. La tensione era altissima, il cane di Turi, che era Turi, aveva la bava alla bocca ed il pelo teso, gli occhi erano di un ceruleo tempesta quasi a presagire la fine. Il saggio supremo stava però osservando tutto dall'alto grazie all'unica palla, di vetro, che gli era rimasta; intervenne prontamente per sedare gli animi. Turi, nel frattempo, aveva adottato la tecnica della sanguisuga ed aveva avvinghiato il corpo del lunatico; tutti eravamo paralizzati dalla paura, solo il cane di Turi si dimenava in maniera freneticamente intermittente contro il guanto. Con un'azione fulminea il supremo, incurante del pericolo, entro nella stanza e si lanciò addosso a Turi che avvinghiava il corpo del lunatico in contorsione. Mise in atto una “double underhook piledriver” degna di Undertaker infilo al lunatico degli occhiali 3D di cartone che aveva trovato nel numero di marzo del 1954 de: ``Gli effetti speciali al cinematografo'' una rivista creata appositamente per osannare il film horror :``Il mostro della laguna nera''. Indossati gli occhiali che proteggevano i suoi occhi dai raggi lunari, il lunatico si assopì ed il suo corpo quasi esanime resto in balia delle attenzioni della sanguisuga Turi. Il supremo si girò verso di noi con le gambe leggermente divaricate, il petto gonfio, le braccia conserte ed il mento alto. Le rivoluzionarie lenti di cartone avrebbero cambiato il modo di vedere il mondo. Ci mancava il fiato, la gioia dell'aver assistito al miracolo era enorme. Ci illuminammo tutti dell'immensa luce generata dal supremo e siccome non avevamo gli occhiali protettivi, ci inginocchiammo e con la testa china e le braccia tese ci chinammo per alcune ore per compiacerlo. Gli occhiali protettivi sarebbero arrivati qualche giorno dopo direttamente da una fabbrica cinese di cartone riciclato almeno 5 volte. Il supremo consentì a Turi di portare a termine l'azione sanguisuga fino a che la pressione del lunatico non fosse tornata a a livelli accettabili. Infine il pavone ebbe il coraggio di uscire allo scoperto e lo fece attraverso il cassettino del CD; si inginocchio ai piedi del supremo e mentre li massaggiava implorando perdono chiese la grazia di riportare in vita il postino. Il supremo acconsentì, ma solo dopo la ricongiunzione delle sette sfere del drago.

venerdì 14 dicembre 2007

Isteron (lettera a me stesso)

Aristotele definì i vizi “abiti del male”. Purtroppo il filosofo, causa un paio di minchiate che aveva sparato quali la generazione spontanea o il sole che gira intorno alla terra, non godeva di particolare considerazione. Da "l'Antropologia pragmatica" di Kant, un altro filosofo, si possono leggere sagge parole che sostengono che i vizi sono solo un'espressione indice di debolezza del carattere umano. Che dire poi degli studi psicologici degli albori del 900 dove i vizi sono considerati una pura manifestazione psicopatologica di chi li ha.

Ma ormai siamo nel XXI secolo, i nuovi vizi non sono più una deviazione, una caratteristica o una malattia della personalità di un individuo ma solo malsane tendenze od abitudini assunte a causa della dispersione dei valori etici, sociali e morali. La più grande mossa del diavolo è stata convincere tutti che non esisteva; cazzo adesso con chi ce la prendiamo.

La cosa peggiore avviene quando si perde la cognizione della realtà, quando non si è più in grado di discernere fra le cose importanti e quelle che non lo sono, quando si scade nel vizio dei vizi: l'abitudine. Tutto il resto é nulla, a questo punto è veramente la fine. Non si sa cosa si vuole ne dove si vuole arrivare. Non si riesce a distinguere l'amore dalla paura ne il bello dal brutto ne le cose giuste dalle sbagliate e neanche la mente dal corpo. Non si è più in grado di rinunciare a qualcosa per donare qualcos'altro ad altri.

Vi siete mai chiesti che cosa distingue gli uomini dagli altri animali? Di certo non l'intelligenza. basta guardarsi intorno per capire che gli uomini di azioni intelligenti ne hanno fatte ben poche. E' molto più intelligente un cane che non ha bisogno del maglione Trussardi per proteggersi dagli sguardi irridenti degli altri cani; il cane è anche in grado di trovarsi le erbe medicinali senza andare in farmacia. Soprattutto un cane non si mette a piangere se non ha le mutandine dello stesso colore dei calzini: neanche se è il cane di Turi e neanche se il cane frequenta il IV ginnasio. Vi starete chiedendo: ma questa premessa filosofica che cosa ha a che fare con le minchiate di questo blog? Vi rispondo subito. Il Blog è solo l'effetto del malessere, io sto cercando la causa. Il Blog é un modo che io ed il losco abbiamo per scaricare energia, per calmarci, per raggiungere quello stato di equilibrio instabile che ci garantisca il divenire. La nostra mente è tormentata: il nostro corpo assorbe energia e si deforma, si allarga si espande tentando di contenerla. Siete oppressi, le cose si accavallano e non riuscite a controllarle? Allora guardatevi allo specchio, la parte superiore del vostro corpo è molto più sviluppata di quella inferiore, proprio come un imbuto dal quale entra tanta acqua che non riesce ad uscire dal piccolo buco. Vi sentite trascurati, nessuno vi pensa, la sorellina appare perfetta e voi una nullità? Guardatevi! Spalle strette e appuntite, fianchi e cosce gonfie; il vostro corpo è un imbuto al contrario predisposto a scaricare molta più energia di quanto ne possegga o ne possa entrare dal piccolo buco. Adesso che vi sarete sicuramente riconosciuti in una delle due categorie starete pensando: che minchiate! Io sono intelligente come il cane di Turi, non mi curo di questi vili aspetti materiali. Per farvi prendere coscienza del fatto che è come dico io vi faccio un esempio. Voi che dite di conoscete l'amore puro ed incondizionato che si alimenta solo del dolce goder della mente nel pensare dell'amato. Ma siete proprio sicuri di poter stare senza sfiorarlo o toccarlo o abbracciarlo; senza sentirne l'odore quando vi stringe bagnato di sensualità o vi accarezza per fare l'amore. Dite la verità, un po' vi viene da piangere, ma la paura è troppo forte e non riuscite a farlo.


Profetizzo: la paura é di tutti gli esseri viventi. L'uomo, per sua fortuna, se vuole può tranquillamente trovare il coraggio di superarla. Voi non lo farete mai per paura.


Smettetela di vestire gli abiti da sessomani sociopatici; la vita è bella e la felicità sta proprio davanti agli occhi basta allungare il braccio stringere la mano ed afferrarla. Fatelo!

Dimenticavo non vi ho detto cosa differenzia gli esseri umani dagli animali: la creatività, il vedere il David dentro un blocco di marmo, il sentire il ritmo nel ticchettio della pioggia, il guardare due occhi che ti guardano e scrivere “te voglio bene assai ma tanto tanto bene assai”.


Profetizzo: tutti pensate che minchiate!

giovedì 13 dicembre 2007

L'Odalisca (Davanti alla macchinetta del caffè)

La nostra giornata lavorativa è una funzione monotona decrescente di entusiasmo, con parecchi punti di discontinuità nell'arco delle otto ore di travaglio, intervalli temporali nei quali ci integriamo formalmente davanti alla macchinetta del caffè.

Secondo il mio modesto parere, il concepimento di quell'ordigno, ebbe luogo quando i capi si accorsero che i sottoposti, accumulavano parecchie ore di nullafacenza durante la settimana, recandosi al bar per sorbire un caffè e fumare una sigaretta. Con la macchinetta del caffè, avrebbero costretto i dipendenti a rimanere nei confini dei dipartimenti, quelli dovevano solo alzare il culo dalla sedia, fare dieci passi, infilare alcune monetine nell'apposita fessura e pigiare un tasto. Quindi bere il caffè e fare a ritroso il percorso stanza del dipendente-macchinetta del caffè.

Quello che i capi non avevano previsto era la frequenza con cui i dipendenti andavano a prendere il caffè, un errore grossolano che costò ai dipartimenti, in termini di ore lavorative, perdite di abnegazione maggiori, rispetto al passato.

Il Profeta ebbe una visione e disse: “..tra un minuto andremo a prendere il caffè!”, il Losco scattò dalla sedia e andò a raccontare la profezia al Pavone e al Lunatico. I tre si unirono al Profeta davanti alla stanza del Kamikaze, il quale cercava in rete nuovi materiali esplosivi.

Il Profeta parlò ancora: “...Turi Turi Turi ci raggiungerà dopo!”

L'allegra comitiva di nullafacenti attraversò il corridoio, evitando di essere visti dai capi. Giunti all'ultima stanza del dipartimento, votarono democraticamente chi dovesse entrare per chiedere all'Odalisca se gradiva un caffè. In quella stanza dimorava il capo Supremo, ogni volta era una tortura inzuppare la testa e chiamare l'Odalisca, perché il malcapitato incontrava lo sguardo non compiacente del Supremo e rischiava di essere fulminato.

Toccò al Losco, ma per sua fortuna nella stanza c'era solo l'Odalisca, che accettò felicemente la proposta di spostare le sue ondulate forme, verso la macchinetta del caffè.

Spendiamo qualche parola sulle fattezze dell'Odalisca. La donna è una portatrice sana di sensualità, indossa sovente jeans stretti, che mettono in risalto le curve delle cosce e le forme toniche del sedere.

Il suo stivale pitonato scatena a noi maschietti fantasie oscure, risalendo dalla punta dello stivale fino alla cintura si arriva al centro del mondo: sotto un aderente corpetto pulsa l'ombelico. Noi immaginiamo che sia ricolmo di essenze orientali, supponiamo che esso contenga il nettare degli dei. Lasciando mal volentieri quella parte del suo corpo, lo sguardo si arrampica guadagnando le due vette, poi scivola sul collo e arriva alla bocca: un fico aperto per il lungo.

Poi lo sguardo striscia sul naso e si tuffa nel cristallino degli occhi e lì: annegar me dolce....

Il Profeta diede la precedenza all'Odalisca, la quale selezionò un caffè con dose extra di zucchero; seguendo un ordine meritocratico, il secondo a selezionare fu il Pavone, dopo toccò al Lunatico, quindi al titubante Kamikaze. Il Losco prese un caffè espresso e il Profeta una cioccolata. Tutti sorseggiavamo e soffiavamo dentro i bicchieri di plastica, alternando il sorso al soffio, come se fosse una specie di rito.

Formavamo un cerchio, il discorso verteva su prestazioni fisiche e pillole blu; l'Odalisca rideva con malizia e il Lunatico aveva strane convulsioni. Il Kamikaze ritornò al posto di lavoro, ma fu prontamente sostituito da Turi Turi Turi, questi quando si trovò faccia a faccia con la macchinetta del caffè, si eccitò mirando l'apposita fessura per le monetine. L'Odalisca si offese e girando sui tacchi dei suoi stivali pitonati ci mollò: dignità femminile.

Turi il ternario tentava un approccio con quell'aggeggio, mentre noi altri organizzavamo un'uscita serale. Il Lunatico litigava col Profeta, non riuscivano a mettersi d'accordo sul pub , alla fine decise il Lunatico e quella sera saremmo andati a bere al Bosco delle Fate.

Turi Turi Turi, riuscì ad ottenere un appuntamento con la macchinetta del caffè, pertanto non sarebbe stato dei nostri.

Ritornammo ai posti di lavoro ed erano passati solo venticinque minuti: niente male per la prima pausa caffè!


Il complotto (Una serata tra amici)

Complottiamo! A parlare fu l'Incognito, per adesso lasciamolo nell'oscurità. I tratti caratteriali, le fattezze fisiche e il vero AKA del personaggio, se saremo nelle condizioni di farlo, le narreremo in seguito.
Il Profeta non ebbe nessuna visione sull'Incognito, parliamoci chiaro: le sue profezie non sono mai state particolarmente esatte, non riesce nemmeno ad azzeccare le previsioni meteorologiche.

Dice: “..domani pioverà! Lo sento nelle ossa, lo percepisco annusando l'aria e l'ho visto in TV!”
Domani arriva e si presenta con un sole africano!
Nonostante ciò, credo fermamente nel suo trance, specie se è preceduto da cinque o sei bicchieri di birra. Arrovescia gli occhi, china la testa di lato e russa; quando si sveglia ci racconta le sue visioni e noi tutti aspettiamo che il contrario si verifichi. Pensandoci bene, se lui negasse a priori quello che vede nel trance, potrebbe onorare l'AKA che porta.

Complottiamo! L'Incognito aveva disposto la scacchiera ed era pronto a muovere i suoi pezzi, intanto aveva dato un saggio delle sue capacità magiche, trasformando un caffè in un caffè macchiato. Stupore di tutti e tutti erano Turi Turi Turi!

Spostò il pedone nella casella H27W76, l'esito di quella mossa fu un cordiale segmentation fault, aveva tentato di agire su una locazione non permessa. Ritirò il pezzo e si massaggiò il mento coll'indice e il pollice. Mosse il cavallo, che galoppò due caselle in avanti e poi una a destra, si bloccò davanti al Lunatico e nitrì.

Intanto arrivarono le pinte di birra, il Profeta tracannò la sua ed entrò in trance per qualche minuto. Il Pavone e il Losco seduti vicino, alzarono il rispettivo boccale e brindarono alla cameriera: una parigina di origini brasiliane, dalla corporatura minuta e intensi occhi nero pece, una chioma riccia e una pelle cacao, dal sorriso coinvolgente e con lo sguardo spietatamente affascinante.

Il Lunatico bevve un po di birra, inghiottì tre manate di popcorn e ruttò al cavallo, il quale impennò disarcionando il cavaliere. Quel casino svegliò il Profeta, “...qualcuno di voi mi tradirà”, disse. Poi spezzò una patatina e la offrì a tutti. Turi Turi Turi davanti alla patatina si eccitò e si proiettò in bagno, portando con se un gufo impagliato, che adornava da millenni l'angolo più remoto di quel locale.

L'Incognito spostò di due caselle la torre, che si portò dietro l'alfiere il quale confabulava da ore con la regina. Quella sera la regina indossava un vestito con un provocante decoltè che le arrivava fino all'ombelico, questo al re diede parecchio fastidio, infatti prima di salire sulla scacchiera, fece una memorabile sfuriata alla regale consorte.

Ci raggiunse Chuck, che si mise subito a paro con le birre e poi ordinò un mojito; il Losco disse al Pavone che secondo lui la cameriera doveva essere approcciata lateralmente, ma il Pavone non fu daccordo e gli suggerì un attacco frontale. Allora il Losco chiese le chiavi della macchina al Lunatico e uscì di gran carriera per andare a prendere il cric.

Chuck mosse il pedone vicino alla torre, lasciando libero il campo visivo al cavallo del Lunatico per fare l'occhiolino alla vistosa regina; per il re dell'Incognito fu la goccia che fece traboccare il vaso. Incazzato, diede un calcio sull'aristocratico deretano della sposa facendola scattare diagonalmente, la posizionò così sulla corsia del suo augusto rivale.

“Scacco...” disse l'Incognito. In quell'istante, fuori dal locale, il Losco rovistava nel cofano posteriore della macchina alla ricerca del cric, quando un colpo alle spalle lo atterrò. Fu il cavaliere disarcionato a sferrarglielo, questi si presentò come il ragazzo della cameriera, sfilò dal fodero la spada e fece per infilzare il Losco tramortito sull'asfalto. Ma per fortuna o per una pura coincidenza il Kamikaze, che passava proprio da quelle parti, accorse in aiuto dell'amico lanciando un candelotto di dinamite contro il cavaliere. La deflagrazione scagliò il cavaliere dentro il locale, che cadde sulla scacchiera portando scompiglio tra i pezzi. Il cavallo del Lunatico ne approfittò per appartarsi con la regina dell'Incognito, i due si spostarono quattro tavoli più in là, ordinarono un cocktail di gamberi e del prosecco e conclusero la serata nella dependance del cavallo.

Il boato prodotto dall'esplosione destò il Profeta, il quale guardò in faccia Chuck e disse: “..per trenta denari tu venderai la mia pelle!”; Chuck si avventò sul telefonino e chiamò un suo amico pellettiere, proponendogli l'affare.

L'Oracolo del Sud ci portò il conto e fu salato. Complottiamo! Disse l'Incognito e tutti noi decidemmo di far pagare Turi Turi Turi, che era rimasto in bagno col gufo impagliato. Dopo mezz'ora dalla nostra fuga, il gufo sbucò dal bagno inseguito da Turi il ternario, l'Oracolo del Sud bloccò quest'ultimo e riscosse quanto gli dovevamo direttamente dalle sue tasche.

Percorremmo con la macchina del Lunatico la strada che costeggiava il mare, le luci dell'Havana ci accompagnavano insieme alla voce malinconica di Segundo, che avevamo raccattato un chilometro prima. Eravamo diretti verso l'alba!

martedì 11 dicembre 2007

Il Profeta (Ouverture)

Quante leghe sotto ai mari? Duemila circa, e il Nautilus le coprì tutte, al che il capitano Nemo tirò il freno a mano e realizzò di avere sulla testa, una pressione acquea non indifferente. Come se si trovasse all'interno di una lattina di Red Bull con sopra il piede di qualcuno, che tenta di schiacciarla utilizzando tutta la forza del suo peso.

Il Suca, strappò la linguetta della lattina e in un bicchiere capiente, ricolmo di giaccio, versò il capitano Nemo e tutto l'equipaggio e allungò con vodka liscia. Mescolò sapientemente i due liquidi e sorseggiò. Quello fu il momento preciso, a detta del Suca, in cui ebbe la sua prima visione o profezia. Ma secondo me si sbagliava!

Il Suca profetizzò che nel bel mezzo del secondo conflitto mondiale: “...ad un ebreo risulterà difficile chiedere asilo politico in Germania, per via di un malinteso noto come notte dei cristalli, dove tutte le stelle di David verranno frantumate a colpi di manganello.”

Sorseggiò ancora e vide il risultato di un referendum: “..il popolo dello stivale sarà chiamato a scegliere tra Repubblica e Monarchia: esilierà i savoiardi è inzupperà nel latte i biscotti della mulino bianco !”

C'era qualcosa che non andava nei suoi vaticini, ma continuò a tracannare il suo cocktail senza curarsene. Vide il crollo dell'impero romano causato da una cattiva gestione aziendale da parte di Romolo e Remo, predisse l'avvento del sistema monetario come conseguenza del crack americano e la scissione dell'atomo per mezzo dei bolscevichi di Lenin. Attribuì la scoperta della gravitazione universale ad una mela: “...che cadrà sulla testa di un certo Battiato, il quale troverà finalmente il suo centro di gravità permanente!”

Quando si accorse che guardava dalla parte sbagliata, aveva già consumato più della metà del contenuto nel suo bicchiere. Era trascorsa una mezzora dal primo sorso e il Suca aveva spaziato, saltellando qua e là in modo confuso nella memoria collettiva, banalmente nota anche come storia.

Il ghiaccio cominciò ad incrinarsi quando rivolse lo sguardo verso il futuro, ma per via della sua vista limitata poté profetizzare solo quello prossimo.

Quindi, vide un isola: Cuba. Vide il Losco tentare di entrarci clandestinamente, proprio come fanno i cubani, ma al contrario. Vide il Pavone e il Lunatico cercare per le vie dell'Havana il vello d'oro. Vide il fantasma del Postino e Turi Turi Turi arrovellarsi il cervello sulla questione: quale pene utilizzerà l'uomo che ne ha due, per dare fondo alla sua vescica?

Vide anche il Kamikaze, travestito da cappuccetto rosso, mentre si recava dalla nonna con un cesto di tritolo...Ma a questo punto le visioni cessarono, nel bicchiere del Suca erano rimasti solo alcuni cubetti di ghiaccio in procinto di liquefarsi.

Eravamo stipati attorno ad un tavolino di vimini e Turi Turi Turi o Turi il ternario stava raccontando una delle sue grottesche storie.

Un suo amico, lo stesso Turi, una sera lo aveva invitato a cena. Allo scoccare della mezzanotte, si assentò per dieci minuti; andò in cucina e infilò un guanto di gomma, poi chiamò il suo cagnolino che era Turi, e lo incitò a penetrare il pertugio che aveva formato, raccogliendo le dita della mano inguantata a mo di monocolo. Il cane Turi sfogò le sue aspirazioni serali e ritornò a cuccia.

Il Suca si alzò di scatto e ribaltò il tavolino con tutte le nostre ordinazioni: “...la luceeeeeeeee...” gridò. Un misterioso cono luminoso lo aveva intrappolato , era la luce di un piccolo faro situato alle spalle del Losco e di Turi Turi Turi , acceso guarda caso in quel esatto momento istante. Il fascio di luce inquadrò frontalmente il Suca, che entrò in trance : “...la luceeeeeeeee...” continuava a gridare attirando lo stupore dei presenti. Solo Turi Turi Turi pensava ad altro, poi rivolgendosi al Pavone chiese come qualcosa di grosso potesse fare avere rapporti sessuali con qualcosa di piccolo e viceversa. Il Pavone usò tutto il suo controllo per non sferrargli un pugno in faccia, ma il Losco non gli usò una simile cortesia, gli piazzò una cinquina dietro la nuca resettando la sua mind storm. Dopo quel colpo Turi il ternario entrò in stand by per cinque minuti, il tempo necessario per non vedere l'Oracolo del Nord avvicinarsi al Suca e battezzarlo coll'AKA: il Profeta. L'Oracolo del Nord poi si occupò anche di noi, stilò una lista dei danni e ci rilasciò il conto: sei bicchieri finto cristallo di Boemia, un tavolino Luigi XVII e varie per l'ammontare di un centone tondo tondo.

Lasciammo a Turi Turi Turi l'onere di onorare il conto e filammo via.

Erano duemila leghe quelle che il Nautilus cercò di risalire, il capitano Nemo era Turi e anche l'equipaggio era Turi, e perfino la mascotte, un delizioso cagnolino, era Turi. Allo scoccare della mezzanotte, il cane volle sfogarsi ma Nemo non aveva portato con se nessun guanto di gomma, toccò ad un losco marinaio che si spacciava per un genovese, l'ingrato compito di impersonificare il pertugio. Il capitano, ovvero Turi lo convinse dicendogli: “..tanto, tre volte è curiosità!

giovedì 6 dicembre 2007

I protagonisti

Nominarli tutti adesso creerebbe solo confusione, mi limiterò ad elencare solo quelli che ancora possiedono un barlume di saviezza, a partire dal più savio cioè io, A.K.A. "profeta". Si, perché quello che dico si avvera sempre. Dimenticavo mi chiamo Luca. Poi c'è Giuseppe che ho soprannominato “losco”. Il “losco” è un losco individuo ma è anche un bravo ragazzo e soprattutto scrive molto bene; è un tipo violento, bisogna saperlo prendere. Io ed il losco siamo narratori super partes delle assurde storie che seguiranno. Il livello di saviezza a questo punto crolla bruscamente. Salvatore detto “Turi il ternario” non so come descriverlo, non esistono parole. Le sue tre personalità non sono del tutto pazze, ma solo un po sballate; ovviamente nessuna delle tre sa dell'esistenza delle altre, o almeno così sembra. Maurizio detto il “Pavone”, si crede un pirata informatico; dico si crede perché utilizza ancora la sciabola per entrare nel “case” delle sue vittime. A volte nel vedergli roteare il tagliente arnese sembra “Sandokan la tigre della Malesia”; un giorno il losco lo vide entrare dentro un computer dalla porta USB ed esclamò “Pavone la formica di Cuba”. Adesso il livello di saviezza diventa veramente impercettibile. Su Nino il “Kamikaze” non faccio commenti, al momento è troppo pericoloso. Spero che il giorno in cui deciderà di esplodere io avrò imparato e messo in pratica l'arte dell'assenteismo statale; a tal fine sto seguendo, rigorosamente da casa, un corso on-line accelerato. Infine il “lunatico” del quale non posso fare il nome perché, a dir suo, se per esempio dicessi che si chiama Giuseppe tutto il mondo capirebbe di chi sto parlando! Il lunatico è simpatico, buono, intelligente, disponibile e gli voglio pure bene ma porca puttana è lunatico fino all'inverosimile. In lui persistono sintomi di alterazione del pensiero, del comportamento e dell'emozione, con una gravità tale da limitare solo ed esclusivamente all'esasperazione le normali attività della vita quotidiana. Questo blog è nato grazie a lui, il quale prima si era fatto carico di crearne uno a suo nome e poi, causa Gibbosa calante, ne ha oscurato il contenuto ai visitatori. In sostanza io ed il losco scrivevamo racconti che potevamo leggere solo io, il losco ed il lunatico! Forse il suo scopo era che dopo la nostra morte qualche archeologo avrebbe trovato gli scritti criptati e memorizzati in qualche database islandese e ci avrebbe reso scrittori famosi ma morti! Di personaggi a “livello saviezza zero” ce ne sono tanti altri, li scopriremo presto per adesso mi fermo qui.