I feel that ice is slowly melting

"se devo essere sincera.." "No! pecche mica... puoi dire pure una bugia no cioè siamo tutt'e due gli n'si... a coppia..non lo so cioé... resta" (Massimo Troisi: Scusate il ritardo)

"Little darling, the smile returning to their faces.
Little darling, it seems like years since it's been here." (George Harrison)

domenica 29 giugno 2008

La cena papale

Una voce annunciò: "E' in arrivo al binario 10 il direttissimo da Havana-Cuba...". Il treno portava venti minuti di ritardo, sprecati all'altezza di Venezia-Mestre. I passeggeri furono obbligati a prendere la coincidenza per Venezia. Poi risalire sul direttissimo Havana-Cuba/Roma-Termini; lo stesso che avevano lasciato a Venezia-Mestre e che misteriosamente avevano ritrovato a Venezia stazione, dopo ben 00:00,00 oreminutisecondi di viaggio e 00:20,00 minuti di saliscendi!

Il Sultano scese dal treno e chiamò un facchino; la sua voce fu riconosciuta da alcuni barboni che bivaccavano nei pressi del binario 10. Uno di loro, noto nell'ambiente homless romano, come 'er caramella' perchè sempre scarttato da tutti, disse:" Anvedi chi ce sta. A rigà er Ventresca è tornato. Scappate, che ve se magna!". Quella sera, il telegiornale riportò una notizia, direi particolare:"...strana scomparsa a Roma-Termini, di un gruppo di senza tetto e di un facchino...".


Il Sultano o Ventresca, faceva parte da molto tempo di quell'università-bordello cubana, grazie ai suoi importanti contatti con la comunità cattolica. Quando il Supremo chiese ai suoi collaboratori di prevedere cosa sarebbe successo ai suoi 'affari', nel caso in cui Fidel Castro avesse abdicato in favore del fratello, tutti gli risposero: banca rotta! Il cruccio del Supremo risultò, ...(siccome ci siamo spostati a Roma, il pensiero del supremo sarà tradotto in romano, anche se qualcuno potrebbe obbiettare: "quando il Supremo si crucciò, si trovava a Cuba!". Verissimo, ma fa più effetto!)...:"Er Ventresca! Mo come o sfamo! Quello me se magna tutto!". Allora decise si inviarlo a Roma per preparare il trasloco; facendo leva sulle sue conoscenze cattoliche, doveva trovare la nuova ubicazione dell'università-bordello.


Entrò al Vaticano con giacca e cravatta e pizzetto spazzolato da poco, quest'ultimo gli doveva risaltare il sottilissimo taglio orizzontale che aveva al posto della bocca. In realtà, il pizzetto gli serviva per trattenere il cibo che non riusciva a far entrare nella sua poco capiente bocca. La peluria uncinata del mento, catturava i pezzi di cibo che cadevano dalla bocca, e li tratteneva il tempo necessario affinchè er Ventresca come un bue, tirasse fuori la lingua per recuperali tutti d'un colpo.

"A benedè come te va" disse er Ventresca.

Il santissimo papa, si alzò di scatto da dietro la scrivania; prima proferì qualcosa nell'orecchio del prete che gli stava vicino:" siete na massa de stronzi, chi l'ha fatto entrà a questo? Mo so cazzi! Nasconnete tutto, sto gran fio de na bagnarola ce se magna er vaticano cor cupolone!". Poi, con un sorriso da rappresentanza disse, rivolgendosi all'ospite: "Ventresca, quanto tempo è passato. Te trovo in forma, dimme un pò a cosa debbo sta inaspettata visita?"

"A benedè, semo rovinati a cuba. Ce vogliono taglià e viveri. Ai regazzini mia gle dico de magnà con parsimonia, li sfamo con na carovana de cammelli ar giorno, me li portano dall'arabia saurita. Io pe venì qui, me so magnato na dozzina de canguri, quelli gli australiani li svendono. Ce so rimasti solo l'occhi pe piagne, ce devi da na mano!".

Il santo padre nascose istintivamente le mani dietro la schiena:" a Ventrè e mani me servono; la destra pè benedì e la sinistra pe portà sto bastone! Comunque sia, posso trovarve un posto idoneo pe la vostra attività. Ma parlamose chiaro, er vaticano nu se tocca."

Un boato distrasse i due dalla conversazione, come un colpo di cannone.

"Che stà a succede; mezzodì è passato. Cos'è sto corpo de cannone!" disse il papa rivolgendosi al prete.

"Nu te preoccupà, benedè! So io, ho fame!", rispose er Ventresca. Il rumore del suo stomaco aveva ingannato il santissimo uomo, il quale si era preoccupato a tal punto da pensare a nuovi moti rivoluzionari, quelli che nei secoli passati erano stati la preoccupazione di molti suoi colleghi.

"Hai fame? Annamo a magnà, conosco un posticino dove fanno na coda a vaccinara divina!".

I due uscirono da S. Pietro, si ritrovarono solinghi e abbracciati dal colonnato del Bernini.

"Belle ste statue!", esclamò er Ventresca.

"Lassale perdere ventrè, quelle nu si toccheno!", preciso Benedè.

Presero per via della Conciliazione e una folla di curiosi incominciò ad attorniare il santo papa. Le guardie svizzere, allontanarono prontamente il cospicuo gruppo di fedeli: molti chiedevano la grazia, altri volevano solo immortalare il papa, nelle loro macchine fotografiche.

"Cari figli, ve posso solo benedì. Nu me chiedete altro!", e alzando la mano destra impartiva il segno della croce.

Sulla terrazza del Pincio, videro il sole calare dietro S. Pietro.

"Allora benedè, me voi aiutà?"

"Bello mio, io te posso dà solo il colosseo; quelle quattro pietre me so sempre state sul..sullo stomaco. Ma l'amicizia sa da rispettà. Io ve do na cosa a voaltri, voi me date na cosa a me. Me spiego, dove magnate voaltri ce voglio magnà pur'io!"

Er Ventresca annui. La papaMobile giunse al Pincio scortata da un'intera armata di guardie svizzere.

"Ora annamo a magnà, te porto da gigino er troione, se trova a trastevere. Bevemo, magnamo e stipuliamo er contratto. Stasera offro io!".
Er Ventresca si mangiò tutto il locale, lo fermarono in tempo le guardie svizzere perchè voleva mangiarsi anche trastevere. Gigino er troione, portò il conto al papa il quale esclamò: "A ventrè, porca puttana te sei magnato tutto! Mo me tocca pagà l'ira de dio!"
Il giorno dopo, er Ventresca salì sul direttissimo Roma-Termini/Havana-Cuba, portava con se la buona novella: l'univesità-bordello poteva trasferirsi a Roma, al posto del Colosseo.

lunedì 16 giugno 2008

Tubature metropolitane intracraniche

Era un giorno ugggggioso e di pioggia...e porca puttana, erano tutti dei fottuti giorni di pioggia, il lunatico si muoveva come al solito con la precisione di un orologio tunisino (celeberrimi o mi sbaglio), impalpabile colazione a casa, 170 preso al volo...2/ per via di francia e via sulla giostra! Il suo nuovo impiego prevedeva la conoscenza di una quantità di nozioni fuori dal comune...ecco appunto un liguria invece che a messina (cazzo che battuta!). Ed ecco perché lui la mattina ci entrava fresco come una rosa, la maggior parte della gente non gli dava un euro...ed a lui andava bene così? Se gli altri pensano che non sai fare un cazzo...meglio : stai al tuo posto, fai quel che ti chiedono e non metterti in mostra troppo, in fondo che te ne fotte? Devono darti qualcosa? No solo lo stipendio a fine mese e neanche quello te lo dà mamma ak. Eh si niente più massimo esperto di qualche cosa, niente più progetti da inventare o mega architetture, al limite pigettare una qualche incredibile espressione di puntatori lunga tre righe... ma tanto se non funziona si risistema dopo!
E che dire da tre mesi il lunatico afferma di essere un programmatore C a basso livello e non ha mai fatto una malloc! Ma proprio per niente!
Il lunatico era diventato molto meno lunatico di un tempo... non metteva le mani addosso ai colleghi dall'ultima volta che aveva visto il profeta.
Ma parliamo del profeta, il profeta ci aveva visto giusto, verso il 15 dicembre affermava con ostentata sicumera: "che cazzo ci vai a fare il colloquio, tanto tu non te ne vai di qui!" INFATTI pensava sogghignando il lunatico.
Certo un caro prezzo era stato pagato dal lunatico al fine di placare la sua brama di salvezza!
Ma il lunatico, ricordatevi, dall'alto veglia su di voi... se sentite un'affettuosa pacca sulle spalle, che vi sembra come un furgone schiantatosi su di voi...beh è il lunatico che gentilmente vi ricorda della sua presenza.

domenica 15 giugno 2008

Il Trasloco

“Er barcarolo va contro corente.....”, il Losco chiuse la finestra della sua nuova bicocca. Guardò attraverso i vetri: nell'oscurità il Tevere scorreva silenzioso sotto ponte Miglio. Solo la voce di un ubriaco si udiva: “...e quanno canta l'eco s'arisente...”.

Il Losco alloggiava in un attico. In realtà era una piccionaia che il proprietario aveva spacciato spudoratamente per attico, sfrattando gli ultimi piccioni il giorno stesso che il Losco vi si stabilì.
“Sicuro che è un attico?” domandò il Losco, inarcando il sopracciglio.
Il proprietario strofinò la punta della scarpa sull'orlo del pantalone, eliminando escrementi di piccione: “..Mor'ammazzato! Sto stronzo de picciò ma scacazzato a scarpa!” mormorò. Subito dopo, rivolgendosi al Losco disse: “Cà detto?”. Poi come se avesse ricordato in una frazione di secondo la domanda, rispose: “..Me stà a coglionà?”. Questo convinse il Losco, il quale rilasciò il sopracciglio e chiese di firmare il contratto...”Ma che stà dì! Damme cento sacchi e na stretta de mano e vai cor tango...!”

A lume di candela, chino su un tavolaccio comprato a porta Portese come 'scrivania Luigi XVI', il Losco riempiva pagine e pagine del suo taccuino. Stanco, crollò affianco ai suoi pensieri ancora umidi di inchiostro.
Dentro il cerchio di luce, proiettato dalla candela sul tavolaccio, i suoi pensieri erano ordinate file di parole, separate da brevi spazi bianchi, claustrofobici.

"Accadde che Fidel Castrò abdicò. Il Supremo, impaurito che il nuovo arrivato fosse un tantinello più furbo dell'ormai esausto fratello, quindi difficilmente plagiabile, decise di spostare altrove i suoi affari. Con l'aiuto della CIA, impacchettò l'intera Università-Bordello e la spedì a Roma. Il progetto venne chiamato Cometa. Un impresa faraonica, da Supremo! I sette nani vennero lanciati nello spazio con una enorme griglia imbracata all'Università-Bordello. La griglia era stata progettata per intrappolare una cometa, la cui forza avrebbe trainato quell'Università-Bordello da Cuba a Roma, biglietto solo andata..."

La candela si consumò e la piccionaia, pardon l'attico cadde nel buio. Ma dov'era stata ubicata quell'Università-Bordello?

Il giorno dopo il Losco prese la metro raggiungendo in via dei Serpenti il Pavone. C'era pure Turi Turi Turi, che si fece subito chiamare Turè er ternario. Insieme aspettarono il Kamikaze, lo videro arrivare con occhiali scuri e la classica camminata da Terminator.
“A ninè, te se move er mausse!” disse er ternario rivolgendosi al Kamikaze. Questi lo guardò dietro i suoi occhiali scuri e non replicò. I quattro percorsero tutta via dei Serpenti fino al Colosseo, o meglio quello che un tempo era il Colosseo. Ora sorgeva sulle sue rovine l'Università-Bordello. Il Supremo grazie ad un contatto col vaticano, ottenuto dal suo fedele Sultano, fece espropriare quel rudere ridotto ormai ad una gattara e vi assemblò l'Università-Bordello, compilandola con la nuovissima versione di gcc. In cambio, dovette assumere tre cardinali e un prete spretato, ed acquistare una fornitura triennale di crocefissi wireless; perché si sa: il wireless è più sicuro del wired, non si può sniffare!

C'era una immane folla davanti all'ingresso principale trattenuta da prepotenti pretoriani. I nostri si unirono al Profeta, sul palco delle semi-celebrità.
“A ninè, te se move er mausse!” disse il Profeta, ma il Kamikaze non rispose, tuttavia accennò ad un lieve, quasi impercettibile, movimento delle labbra: stava sorridendo!
Con un prolungato rullo di tamburi, ebbe inizio la cerimonia d'inaugurazione. La folla fu spaccata in due fazioni dai colpi di manganello dei pretoriani, sul corridoio così ricavato sfilarono le 'divinità': per primo giunse Vermilinguo seguito da quattro schiavi e da una tigre albina, poi arrivò l'augusto Pusillanime con otto schiavi e tre tigri, infine il Sultano con dieci schiavi, nove tigri e un camioncino per hot dog, ( Il Sultano mentre incedeva, apriva la bocca e ingoiava un hot dog lanciatogli dalle retrovie).
Il discorso di apertura toccò all'augusto Pusillanime, schiarì la voce e con un segno della mano cercò ed ottenne l'attenzione della folla.
“A società de magnacciò, a società della gioventù, a noi c'è piace magnare e bere e nu c'è va de lavorà!”
Applausi e grida per circa mezz'ora!
Arrivò il momento del taglio del nastro, ancora rullo di tamburi. Il Supremo fu condotto all'ingresso principale dell'Univerista-Bordello, su una lettiga d'oro portata da dodici gladiatori. Lo zac della forbice, recise un tricolore stinto: esplosero fuochi d'artificio.
I dodici gladiatori, capitanati da un certo Spartacus, si avventarono su ventitré barili di ottimo vino dei castelli e annaffiarono l'entusiasta folla, fino a sera.

Il Losco, il Pavone e il Profeta ritornavano mesti mesti dall'inaugurazione, camminavano per via dei Fori Imperiali; qualche passo dietro Turè er ternario parlava con una donna, la quale insisteva che voleva cinquanta 'sacchi' per una 'pippa'. Turè, aveva difficoltà nel comprendere la lingua, ma la donna si fece capire anche a gesti: chiedeva solo cinquanta 'sacchi' per una 'pippa'! Er ternario accettò e spari all'altezza di via del Plebiscito. I tre continuarono a camminare silenti fino a piazza della Trinità dei Monti. Quivi si separarono, ognuno prese una strada diversa ed entrambi dissero: “a regà ce se vede domani!”.

martedì 27 maggio 2008

La rugiada del mattino

Da quanto tempo non vi capita di alzarvi la mattina presto quando il sole è ancora basso ed i raggi di sole a stento tagliano il terreno? A me, causa un temporaneo trasferimento, negli ultimi due anni è capitato molto spesso; forse prima non mi era mai capitato dato che la casa dove sono cresciuto da sulla strada. Affacciandomi al balcone ho scoperto che in campagna, all'alba, tutto, terreno, alberi, foglie, fiori, erba è ricoperto di rugiada. Le auto sono bagnate ed appannate e le strade sono scure come se avesse piovuto da poco. Il cielo però è limpido di un azzurro biancastro ed i raggi di sole pungenti e paralleli al suolo colpiscono gli occhi accecandoli brevemente per l'abitudine al buio. Poco più di un chilometro dal paese ed un mondo totalmente diverso e vivo nasce ogni giorno. La cosa più affascinante di questo paesaggio è il modo il cui la vegetazione luccica. La rugiada sui fili d'erba fa da specchio per i raggi del sole e tutto pulsa e brilla in un gioco di colori affascinante in una intermittenza di flash naturali senza eguali. Perché ho scritto questa cosa adesso visto che ammiro questo paesaggio ormai da due anni? Ieri mentre vagavo nel corridoio dell'università-bordello con la mia amica Happy Hippo ho provato una sensazione di invidia; ovviamente un invidia buona piena di profonda e sincera ammirazione. Perché Happy Hippo? Ve lo spiego subito. Io sono, ma adesso non esercito più, un super goloso di cioccolato al latte in tutte le sue forme. Ormai mi limito fortemente, ma quando ero piccolo di cioccolato ne mangiavo a chili. Se dovessi stilare il modo in cui i miei gusti sono variati negli anni la mia classifica sarebbe questa:

- fino a 6-7 anni adoravo i cioccolatini kinder quelli bianchi dentro e neri fuori proprio come me;
- poi sono passato ai raider, quello che adesso si chiama twix;
- da 10 a 12 anni i duplo, con le nocciole intere all'interno, erano il top del top;
- hanno inventato il kinder bueno che mi ha cresciuto fino a qualche anno fa quando sono passato al lindth qualità oro al latte con le nocciole;
- infine sono passato agli Happy Hippo che hanno quel non so che di croccantezza e delicatezza che li rendono sublimi.

Gli occhi ed il sorriso della mia amica Happy Hippo brillavano allo stesso modo dell'erba avvolta di rugiada e picchiata dai raggi del sole. Vita sotto forma di luce! Avrei voluto irradiarla io quella luce dagli occhi; In quell'istante mi sono tornati in mente il liceo e le parole di Schopenhauer:

``Se fossimo solo rappresentazione non potremmo mai scoprire la cosa in se. Ma noi non siamo solo rappresentazione ma anche corpo, non ci guardiamo dal fuori ma ci viviamo da dentro godendo e soffrendo. Proprio questo ci permette di squarciare il velo del fenomeno e cogliere la cosa in se. Infatti ripiegandoci in noi stessi scopriamo che la radice noumenica del nostro io è la volontà: noi siamo volontà di vivere, un impulso irrazionale che ci spinge a vivere e a agire''.

Happy sta per felice ed ovviamente Hippo c'è solo per similitudine col cioccolatino. Spero che la prossima volta al distributore automatico ci siano anche questi, così ti costringo a fartene offrire uno usando la forza bruta che mi contraddistingue. Se non ci sono gli Happy Hippo ti offro lo stesso almeno un kinder bueno!

Il dilemma del porcospino

Questo fine settimana percorrendo una mulattiera in mountain bike mi sono accorto che a terra c'erano una quantità di aculei di porcospino impressionante; per un buon kilometro ho dovuto fare lo zig zag per evitare di bucare le gomme. Sembrava che la mulattiera fosse la barricata che separava le trincee dei porcospini in guerra a due lati della strada. Mentre pedalavo, pensavo: ''che coincidenza, i miei aculei, come dicono, ed una mulattiera cosparsa di aculei di porcospino; sembra che i porcospini si siano voluti denudare delle loro spine``. La cosa infatti era alquanto insolita, nella nostra zona i porcospini sono praticamente in via di estinzione. Mi ha fatto molto piacere vedere che ce ne sono ancora! Forse non tutti lo sanno, i porcospini sono degli animali bastardissimi: gli agricoltori tentano di ucciderli in tutti i modi! Gli spinosi animalacci infatti di giorno dormono in delle tane sotterranee e la notte escono a cercare cibo e cioè gli ortaggi degli agricoltori: un porcospino può arrivare a pesare anche 30-40 chili. Le tane poi sono difficili da trovare perché di solito sono delle buche molto profonde ed i cacciatori impazziscono, quando ne scovano una, tanto da appostarsi aspettando la notte quando il porcospino esce per mangiare. Dicono che al sugo sia fantastico; purtroppo non ho mai avuto occasione di assaggiarlo!

Lo conoscete il dilemma del porcospino cari (loschi et pavoni et all)? Ormai è famoso!

Il dilemma del porcospino afferma che tanto più due porcospini si avvicinano tra loro, tanto più probabilmente si feriranno uno con l'altro. Ciò a causa del fatto che i porcospini hanno gli aculei sulla schiena. Se gli animali si avvicinano tra loro, gli aculei finiscono col ferirli. Purtroppo i porcospini hanno bisogno di stare vicini per scaldarsi a vicenda. Da questa contraddizione nasce il dilemma.

Si può fare un parallelo con le relazioni tra due esseri umani. Se due persone iniziassero a prendersi cura e a fidarsi l'uno dell'altro, qualsiasi cosa spiacevole che accadesse ad uno di loro ricadrebbe anche sull'altro e le incomprensioni tra i due causerebbero problemi ancora più grandi e profondi, come le tane dei porcospini.

In ogni caso un consiglio: non avvicinatevi mai ad un porcospino perché i poveri animaletti hanno, a ragione, paura degli onnivori esseri umani e reagirebbero lanciandovi contro i loro aculei e non è una cosa piacevole.

E' vero sono solo un misero citatore e di mio forse ci metto poco ma queste due sono una per ognuno e poi per me sono molto belle:

''Non ci si può sottrarre all'impressione che gli uomini di solito misurino con falsi metri, che aspirino al potere, al successo, alla ricchezza e ammirino queste cose negli altri, ma sottovalutino i veri valori della vita. Pure, nel formulare un qualsiasi giudizio generale di questo tipo, si corre il rischio di dimenticare la varietà del mondo umano e della vita della psiche. Vi sono taluni uomini a cui i contemporanei non negano l'ammirazione benché la loro grandezza poggi su doti e realizzazioni che sono completamente estranee agli scopi e agli ideali della massa. Potremmo facilmente essere indotti a credere che solo una minoranza, alla fin fine, apprezza questi grandi uomini, mentre la gran maggioranza non se ne cura affatto`` (Sigmund Freud)'.

''A parte poche eccezioni al mondo, tutti, uomini e animali, lavorano con tutte le forze, con ogni sforzo, dal mattino alla sera solo per continuare ad esistere: e non vale assolutamente la pena di continuare ad esistere; inoltre dopo un certo tempo tutti finiscono. È un affare che non copre le spese'' (Arthur Schopenhauer).

Questa cosa l'ho pubblicata adesso ma l'ho scritta sabato pomeriggio, ciao amici.

lunedì 26 maggio 2008

La Coscienza Del Losco

Dove può abitare un tipo come il Losco, se non nel quartiere delle donnacce. No che io abbia qualcosa contro quest'ultime! Le donnacce intendo ("...le bacio tutte, tutte le abbraccio"), così chiamate dalla maggior parte dei moralisti che conosco; senza badare che quelle, nella maggior parte dei casi, son povere disgraziate costrette a sbarcare il lunario esercitando (evviva i luoghi comuni), il mestiere più antico del mondo. Sto divagando!
Dicevo, solo in un angolo di periferia, ricettacolo di polvere e di reietti, può dimorare un tipo come il Losco, in una bicocca di due vani con soppalco non abitabile. La sua è una casa a dimensione di Losco: una cucina affiancata da un bagno, più lungo che largo, e una stanza da letto sotto il livello stradale, che ha sulla testa il soppalco non abitabile. In realtà, tempo addietro il soppalco ospitò tutti e sette i nani; mentre nella stanza da letto si vocifera, anzi si profetizza che il Losco accolga ogni sera una biancaneve diversa.

Del Losco si son perse le tracce, casa sua è stata occupata da un gruppo di comunisti con i soldi degli altri. Ne è nato il primo centro sociale con soppalco non abitabile.
Se dovessi risalire con puntiglio, la successione di fatti prima della sua scomparsa, allora come un ragioniere d'altri tempi scriverei nel libro mastro: eventi dell'ultimo bimestre e a capo della lista segnalerei: dipartita del Lunatico.
Il giorno in cui il Lunatico lasciò per sempre quell'Università-Bordello, il Losco ebbe come la sensazione di perdere un arto. Mutilato del suo collega, del suo amico fraterno, decise di voltare pagina e appiccicarsi sulla fronte una signora realtà, unica per ogni situazione.
Uscì dalla porta secondaria, imboccò una strada qualunque e la seguì. Dopo circa due ore di marcia ininterrotta, sfociò in una piazza. Il Losco aveva difronte il Duomo. Quivi pernottò, con la schiena appoggiata alla facciata principale. Quando l'alba lo sorprese, aveva un nuovo volto. Si chiese se avesse i mezzi adatti per poterlo mantenere a lungo, qualcosa tipo: chiarezza, correttezza, sincerità.
I giorni si succedevano, l'Università-Bordello gli riusciva soffocante, come due capaci mani che cingono un collo. Lavorava ancor meno di quel poco, che in condizioni normali faceva. Cercava in continuazione un motivo, qualunque esso fosse, per sfoggiare la sua nuova veste. Misurava di continuo la tenacia del suo carattere: quanto ancora avrebbe resistito?

Ma è risaputo (vecchio detto cubano) : ''cu nasci tundu, non pò moriri quadratu!''

Il Profeta un giorno gli disse: “nessuno può sfuggire al suo aka. Tu sei Losco e come tale devi vivere...”
Il Pavone aggiunse:”.... amico mio, in sincerità ti dico: smettila di rincorrere una chimera. Il tuo comportamento è presuntuoso e poco umile. Sarai punito per la tua mal condotta, gli dei ti hanno destinato ad una vita losca, priva di chiarezza e colma di sotterfugi. Vivila!”
Il Losco scosse le spalle e sorrise a modo suo, infastidendo i suoi amici e colleghi. Nell'altra stanza il Kamikaze fece detonare un nuovo composto chimico: un boato e subito dopo il caos degli allarmi antincendio. Il settimo piano fu fatto evacuare, solo il Postino non abbandonò il posto di lavoro: aveva le cuffie che gli coprivano le orecchie e non avvertì quel putiferio.

La prima pagina del giornalino della Università-Bordello, riportava quanto il giorno addietro era accaduto. La notizia dell'esplosione era stata narrata, con perizia di cronaca, dal più capace dei giornalisti...."tutti salvi, il kamikaze è stato deportato in Siberia. Unica perdita il Postino. Misteriosa è la scomparsa del Losco."
Nessuno lo vide più il Losco: venne dal fumo e nel fumo svanì.

Tiriamo le somme! Chi sono io, il Profeta dice che io non esisto. Forse è vero, perché il Losco una coscienza non l'ha mai avuta. Comunque sia, mi sento in dovere di raccontare come andarono i fatti e riportare con chiarezza, correttezza e sincerità il suo pensiero.
Egli non seppe mai viver bene e quando provò a cambiare si illuse di poterlo fare. L'illusione è la proiezione delle speranze nel futuro. Un futuro non troppo lontano: prossimo, qualcuno potrebbe puntualizzare. Ma la pazienza venne a mancare nel Losco, roteò sui tacchi e alzò le spalle, come per dire: io son io! Ma chi sei veramente Losco? Uno che nell'ultimo bimestre ha perso molte persone care, solo per la presunzione di poter giocare alla sincerità. Uno che nell'ultimo bimestre trascurò gli amici, dedicandosi solo al suo nuovo interesse: cercare a tutti i costi di condividere ciò che non esiste. Forse è vero mio caro Losco, pecchi di presunzione e lontano da te è l'umiltà. Solo parvenze di modestia dettate dalla buona creanza, quindi ancor di più fasulle perché non vengono dal profondo.

Losco: TU VIVI MALE, per dio!

Ciò che gli rimane adesso è il conforto del sogno, del suo limitato mondo onirico. Ma prima o poi si dovrà svegliare, allora mi chiedo: che sensazione avrà il nostro caro Losco, quando metterà i piedi per terra?
La coscienza non dovrebbe parlare così, ma io non esito quindi mi prendo tutte le libertà delle circostanze. In più, aggiungo che chi ha la presunzione di non aver mai avuto padroni non è un uomo libero, tutt'altro. E' schiavo di un passato che non esiste, solo per necessità. Povero Losco, condannato a camminare come i gamberi: con la faccia rivolta a quello che fu, cercando ostinatamente di cambiarlo, e la schiena al futuro. Non vedrai mai la luce Losco, chi ti vuol bene ti consiglia una rotazione a centottanta gradi.

Adesso il Losco è in giro con un circo. Si illuse di poter fare il pagliaccio ma i circensi gli offrirono l'unico posto vacante: spalar merda di elefanti. Tonnellate e tonnellate di noccioline digerite!

Forse un giorno ritornerà, ma non sarà più come un tempo. Il Lunatico toccò un nervo sconosciuto, involontariamente cambiò gli eventi che il destino aveva a lui riservato. Qualunque sia la sua nuova condizione, il Losco lo ammira per il coraggio e l'incoscienza avuta: una ventata di fanciullezza.

Solo adesso ti rendi conto che era meglio avere una coscienza mio caro Losco; solo per contraddire il Profeta, ascoltare i consigli del Pavone.

Un'ultima cosa. Chiunque, di questa Università-Bordello, volesse commentare il post, sappia che il Losco non può rispondere. Mi permetto di interpretare il suo pensiero. Darò io una risposta, una per tutte le critiche. Una risposta da Losco, senz'umiltà e presentuosa.

“Si, si! Mo mo segno proprio!”

venerdì 23 maggio 2008

La banalita' della verita'

Ecco il brutto becco del Pavone. La coda lacera, ormai divorata dai parassiti. L'andamento da pollo allo spiedo, ma la presunzione di un giovane esemplare appena sbocciato alla maturita'.

Un amico mi disse una volta (canzonandomi ovviamente) "ma non ti stanchi mai di avere ragione"? Ultimamente mi e' tornata in mente quella frase ed il mio povero cervellino si e' rimesso a girare e frullare. Ho pensato: immaginate per un momento l'esistenza di un essere che abbia sempre l'idee coerenti con la realta', le cui opinioni siano sempre corrette (beh, forse in questo caso si dovrebbe parlare di "rivelazioni"), che riesca sempre a spuntarla su qualsiasi difficolta' "filosofica". Lo so, Profeta cosa stai pensando: "quest'essere esiste, e' reale, sono io". "Io-dio e profeta". Posso anche concordare, ma per un attimo non ti identificare con l'oggetto, e voi lettori fatemi dissertare per via ipotetica. Dicevamo, un essere che ogniqualvolta dica la sua opinione, sia sempre ribattuto dal suo interlocutore che, immancabilmente, dopo poche argomentazioni, si rende conto, con un po' di frustrazione, che la verita' stava dall'altra parte. Ah, dimenticavo, non immaginatevi pero' una divinita' trascendente, ma un essere figlio di questo mondo, con i vostri stessi bisogni fisiologici, magari il cui sudore emani un odore non proprio gradevole (ne piu' ne meno come quello di ognuno di noi), tanto per avere un'idea di impatto.

Avete immaginato? Lo avete presente nella mente?

Due domande: come verrebbe vista un'entita' cosi', da noi esseri comuni? E lui stesso come si vedrebbe, che emozioni potrebbe nutrire verso se e verso il mondo?

Mah, ipotesi, congetture, naturalmente. Intanto diamogli un nome: poniamo Mr. S. Ecco il solito istintivo maschilismo, perche' non Ms. S? Boh, io sono un Pavone maschietto e cosi' mi piace. Ma siete liberi/e di immaginarvelo maschio o femmina, solo, mi raccomando, non asessuato (caratteristica tipica dalla natura divina).

Dapprima potrebbe essere preso quasi come oracolo, anche con simpatia. "Aspetta, ho un problema, vediamo cosa ne pensa Mr. S., se e' d'accordo con me" (non succederebbe quasi mai credo, noi siamo esseri incompleti e fallaci). Due contendenti non riescono a dirimire una controversia: "Mr. S, tu che ne pensi?". Tutto risolto.
Poi, a mio parere, sopraggiungerebbe una sensazione di fastidio. Pensieri nascosti alla coscienza, si affacciano dall'interno. "Accidenti, pensavo di aver ragione io". "Si, si ho capito. Che palle.". "Perche' la ragione dovrebbe essere sempre da lui? E' pure bruttino... Perche' e' bruttino, andiamo!". Pian piano, gli sguardi di simpatia si trasformano in diffidenza, poi in ostentata indifferenza (quasi un ossimoro!) per finire in alcuni casi in aperta ostilità. L'ho detto, siamo esseri incompleti e fallaci, noi.

E lui/lei (questa volta mi sono ricordato di essere political/correct!) ? Che pensieri potrebbe avere? Soprattutto che emozioni nutrirebbe nel suo animo? Io ho riflettuto su queste domande. E' piu' complesso, credo. Occorrerebbe immaginarsi nella mente di un essere, che ha sempre a portata di mano, o meglio di pensiero, la verità. Ardua impresa. Si potrebbe pensare che Mr. S non avrebbe reazioni di sorta, comprendendo immediatamente il perche', il significato intendo, delle cose. "Gli esseri che mi stanno intorno si comportano così , per necessità. Essendo [cosi' e cosi'] non potrebbe essere altrimenti". Nell'espressione [cosi' e cosi'] ci sono le argomentazioni certe, che ne' io ne' voi possiamo conoscere (eccetto, forse, il profeta, che è in contatto diretto con dio, che e' lui medesimo!). Ma non sono queste argomentazioni, di cui non riusciamo neanche a dimostrarne l'esistenza, a suscitare il nostro interesse. Perlomeno il mio, scusate la presunzione Pavonesca. E' la ipotetica struttura del suo pensiero che mi interessa. Così però non ne caviamo un ragno dal buco.
Poi mi ricordo una delle ipotesi in premessa. Mr. S non e' un essere avulso dall'umanità (il termine è in onore del Postino, chiedete a lui se siete curiosi!). Non è un essere angelico, che al massimo ci guarda con pietà e accondiscendenza. Qui abbiamo una scappatoia. Se da un lato la sua mente tutto comprende senza errori, il suo "cuore", la sua anima, può generare emozioni, che come ben sappiamo non sono sempre dirette dalla mente. E le emozioni le conosciamo. Anche se non le controlliamo. Le possiamo descrivere. L'amore, l'odio, la delusione, la tristezza le abbiamo provate tutti.
Bene, sotto quest'ottica, credo che l'esistenza di Mr. S sia un'esistenza ben triste e travagliata. La sua mente comprende la realtà, anche il comportamento del suo prossimo. Ma questo invece di portargli quantomeno serenità, produce nel suo animo, che infallibile non è per definizione, un insieme di emozioni, che la sua mente portentosa non riesce a districare. Non riesce a districare le emozioni, perchè queste non sono oggetto della mente. Per inciso, qui nascerebbe una discussione che coinvolgebbe il concetto stesso di realtà, ma a noi per ora poco importa. E che emozioni potrebbero nascere? Qui mi sembra facile. Prima di tutto orgoglio. Diamine, la sua mente è sicuramente fuori dal comune! Tutti vanno da lui per risolvere un problema. Per avere una luce sicura. E lui li risolve i problemi. Trova l'analisi giusta. Il suo pensiero diretto è chiaro.
Poi credo anche la compassione. Vedere il suo prossimo che brancola nel buio, fraintendendo concetti che per Mr. S sono banali, lo fa affezionare alle persone. Le vuole aiutare a vedere la verità. (in effetti questo non è così scontato, ma a me piace vedere Mr. S come fondamentalmente buono).
Bene, direte voi. Ma ancora non ho mostrato l'altra faccia della medaglia. Rabbia. "Perchè le persone mi guardano con diffidenza? Io le aiuto.". E l'orgoglio si trasforma in vanità. "Perchè non mi rispettano come meriterei?". Noia. "So già le risposte prima delle domande. Niente è precluso alla mia mente. Perchè sempre le stesse domande?". Tristezza. "Nessuno mi si avvicina veramente. O sono un oracolo o suscito ostilità". E così via.
Eh no, Mr. S non ti invido per niente.

Morale. Possedere una mente che tutto comprende, non è una benedizione. O si è un essere divino (ti sei salvato quindi Profeta!) o si soffrirebbe in una contraddizione permanente. Beati noi, dunque, che abbiamo la facoltà di pensare e dire stupidaggini, come in questo post per esempio! Chissà se il Vangelo intendesse proprio questo con la frase "beati i poveri in ispirito" (cito a memoria). Così possiamo essere gente allegra, che a volte mette da parte i fastidiosi frutti della propria mente, per sentirsi più libera e "leggera". Non ne convenite? Non è così?

Come al solito il Pavone vi saluta calorosamente, richiude la sua ormai dolorante coda e vi invita, se volete, a dire la vostra.