Lo fa, sia per una (ri)cognizione fiscale: tot di ettari equivalgono a tot di tasse da versare. Sia per intimidire altri leoni, qualora questi per un motivo o per un altro sconfinassero.
L'inevitabile è sempre dietro l'angolo!
Accade sovente che il maschio dominante, debba difendere il territorio dalla bramosia di conquista di altri suoi simili: allora è inesorabile lo scontro!
Il perdente subisce l'onta del disonore e con la coda tra le gambe scappa, rimuginando sulla sua impotenza e leccandosi le ferite.
A mio parere, modestissimo, nulla ci allontana da questo istinto selvatico di misurarci...il pene!
Come se fosse solo una questione di centimetri; ahimè i metri sono utopia!
Come se la donna cercasse nel corrispettivo maschile, solo quello con attributi idonei: lunghezza, spessore e resistenza.
Questo pensava la Lasciva, mentre guardava il Lunatico e il Sautino duellare. Ella sorrideva sotto i baffi, giustificando il luogo comune: “in guerra e in amore, tutto è concesso!”, come maschera di civiltà che camuffa quell'atto atavico, scritto con inchiostro indelebile in qualche regione remota del cervello; il quale atto spinge due individui a lottare, senza esclusione di colpi, per la conquista ed uso esclusivo della “patatina”, ovvero quella porzione di femminilità dentro la quale, quell'altra porzione di mascolinità tenta sempre di far breccia.
La successione dei fatti è importante per un cronista, tanto quanto l'intreccio e la scomposizione spazio-tempo per un romanziere. Entrambi partono da un punto preciso, e da quel punto iniziano a tessere la trama....
Il punto preciso era Piazza di San Francesco, nel cuore dell'Avana “vieja”, nota anche come piazza dei Leoni. L'orario dell'appuntamento era non prima e non dopo le otto e mezza.
I primi ad arrivare furono il Losco e il Lunatico dentro una fiat 600 abarth, un secondo dopo giunse il Sautino a cavallo di una lambretta innocenti del '55 dopo cristo. Via via, con distacchi minimi dai primi, si unirono il Profeta, il Kamikaze, la Sadomasochista, il Postino ed altri sottoposti di quell'Università-Bordello. Infine in groppa ad uno sciccareddu, arrivò Turi Turi Turi.
Il gruppo doveva recarsi a casa del Supremo per festeggiare l'inizio delle vacanze natalizie.
Breve digressione: la casa del supremo era arroccata in cima ad una montagna. A dire il vero, era stata ricavata dalla vetta di questa dal genio del gaudioso Gaudì, risuscitato per l'occasione con le sette sfere del drago.
Impiegando 150 proletari in cassa integrazione, provenienti da tutte le fabbriche del mondo, il capolavoro di architettura fu completato in men che non si dica.
Quel giorno il Supremo festeggiava il decennale della faraonica impresa!
Ma come ci si arriva?
Il Profeta disse: “seguitemi e vi condurrò alla terra promessa!” tirò fuori i dieci comandamenti e li spaccò per terra. Dio s'incazzò e lanciò un fulmine, ma colpì il Postino che si sbriciolò come un biscotto. La carovana si mosse, la Sadomasochista raccolse le ceneri del Postino in un'ampolla, sperando di resuscitarlo dopo con le sfere del drago.
Capo carovana il Profeta, seguiva la fiat 600 abarth, la lambretta innocenti e via via gli altri. Coda della carovana Turi il ternario con lo sciccareddu.
Dopo due ore, la carovana giunse di nuovo a piazza San Francesco. Il Lunatico scese dalla fiat 600 abarth e inveì contro il Profeta. Mentre i due abbaiavano, il Losco tentò di rintracciare il Pavone; questi non era della combriccola, si era imbarcato sul Pilar assieme al suo amico E.Heminway, per una battuta di pesca. In quel momento, era impegnato ad arpionare un marlin, quindi lasciò squillare il telefono fino a quando il Losco rinunciò alla sua idea: il Pavone doveva entrare nel satellite spia americano, che geostazionava sull'Avana, e scoprire la strada che li avrebbe condotti dal Supremo.
Il Sautino, mentre il Losco e il Profeta ancora abbaiavano, tirò fuori il palmare e cercò di rintracciare al meno la montagna, purtroppo un condensatore elettrolitico si bruciò fondendo il palmare e il palmo della sua mano.
A questo punto il Kamikaze decise di far saltare la piazza. Il boato ruppe il sonno di una vecchietta, la quale si avvicinò a Turi Turi Turi e gli indicò la montagna del Supremo. Svettava alle spalle della chiesa di san Francesco, imponente e fiera, lasciava intravedere solo la sua cima appuntita che bucava le nuvole. Ora, era perfettamente visibile, in tutta la sua magnificenza, sopra il cumulo di macerie che era diventata la chiesa.
Tutti i mezzi erano stati distrutti dall'esplosione, il Losco propose di arrembare il 19 barrato, che passava da quelle parti, stranamente vuoto. Il gruppo salì sul bus e la Sadomasochista costrinse l'autista a boicottare tutte le corse e accompagnarli dal Supremo, intanto il Profeta e il Lunatico abbaiavano.
Il bus aggredì i fianchi della montagna, tornante dopo tornante guadagnò la vetta.
La Lasciva ancheggiava e rideva sotto i baffi, il Lunatico le strisciò accanto è la salutò con un focoso bacio sulle guance.
Ella era arrivata qualche ora prima, seguendo le indicazioni che il Supremo aveva sparso per tutta l'Avana: cartelli, frecce, mappe, torce impilate nel terreno, copertoni bruciati....
Il Sautino, con la mano fasciata, si precipitò verso gli occhi verdi della Lasciva. Scansò bruscamente il Lunatico e si dichiarò alla donna con le seguenti parole: “Salve!”.....Credetemi sa far di meglio, quando vuole è un vero logorroico!
Ci fu subito tensione è il Profeta l'avvertì, rivolgendosi al Losco disse: “...chi ha fatto l'impianto elettrico di questa casa, ha dimenticavo lo sfogo a terra!”.
Il Supremo, diede inizio alle danze: cinquecento danzatrici del ventre si schierarono in terrazza e mossero il loro ombelico sinuosamente. Poi fece uccidere tre vacche, due maiali, una decina di struzzi e lo sciccareddu di Turi Turi Turi.
Ebbe luogo il tipico “rusti e mangia” cubano, annaffiato da 200 litri di vino locale.
Il Losco e il Profeta sedevano in un cantuccio, mordendo un pezzo di carne e sorseggiando vino, si godevano la danza del ventre, quando un boato irruppe nella loro tranquillità.
Il Kamikaze per aprire una botte di vino, le lanciò contro un candelotto di dinamite. La botte si disintegrò e il vino inondò la terrazza. Quel mar rosso ad alto tasso alcolico, divideva il Lunatico dalla Lasciva, la quale stava assaggiando un pezzo di struzzo dalla mano fasciata del Sautino. Mentre tutti cercavano di salvare il salvabile, (il Losco si avventò su tre danzatrici che stavano annegando, pensando alla respirazione bocca a bocca), il Lunatico oberato di gelosia, emulò Mosè: separò le acque creando un corridoio tra lui, la Lasciva e il Sautino, tirò fuori un machete (..arma che portava sempre con se in occasioni del genere!) e si avventò sul Sautino. Questi si divincolò dalla Lasciva, lasciandole tra i denti il pezzo di struzzo migliore; spaccando un condensatore elettrolitico su un tavolo, che galleggiava dalle sue parti, si difese dall'attacco del Lunatico.
Lottarono per ore!
I servi del Supremo ripulirono la terrazza, il vino fu fatto scolare verso un lato della montagna: una cascata rossa colpita dai tenui raggi del tramonto, fu vista scintillare da ogni angolo dell'Avana. La montagna assomigliava ad un gigante ferito alla giugulare, il sangue gli zampillava dal collo e i cubani a valle, aspettavano il suo imminente tracollo.
La Lasciva si leccò i baffi, lasciò i duellanti al loro gioco e ancheggiando come una papera spostò la sua persona verso le luci dell'Avana. Il gruppo di sottoposti si congedò dal Supremo e montando sul 19 barrato tornò a piazza San Francesco. Turi il ternario, ritrovò la vecchietta e le propose una notte di follie, la bicentenaria si agghindò infilandosi l'unico guanto che le era rimasto e accettò l'invito.
Il Lunatico e il Sautino furono buttati fuori dalla casa del Supremo; continuarono la lotta sotto le stelle, discendendo la montagna; giunti a valle caddero esausti nelle braccia di una tregua ponderata.
Non c'era più motivo di misurasi, la Lasciva era scomparsa, rimanevano a loro solo i suoi baffi!