I feel that ice is slowly melting

"se devo essere sincera.." "No! pecche mica... puoi dire pure una bugia no cioè siamo tutt'e due gli n'si... a coppia..non lo so cioé... resta" (Massimo Troisi: Scusate il ritardo)

"Little darling, the smile returning to their faces.
Little darling, it seems like years since it's been here." (George Harrison)

domenica 15 giugno 2008

Il Trasloco

“Er barcarolo va contro corente.....”, il Losco chiuse la finestra della sua nuova bicocca. Guardò attraverso i vetri: nell'oscurità il Tevere scorreva silenzioso sotto ponte Miglio. Solo la voce di un ubriaco si udiva: “...e quanno canta l'eco s'arisente...”.

Il Losco alloggiava in un attico. In realtà era una piccionaia che il proprietario aveva spacciato spudoratamente per attico, sfrattando gli ultimi piccioni il giorno stesso che il Losco vi si stabilì.
“Sicuro che è un attico?” domandò il Losco, inarcando il sopracciglio.
Il proprietario strofinò la punta della scarpa sull'orlo del pantalone, eliminando escrementi di piccione: “..Mor'ammazzato! Sto stronzo de picciò ma scacazzato a scarpa!” mormorò. Subito dopo, rivolgendosi al Losco disse: “Cà detto?”. Poi come se avesse ricordato in una frazione di secondo la domanda, rispose: “..Me stà a coglionà?”. Questo convinse il Losco, il quale rilasciò il sopracciglio e chiese di firmare il contratto...”Ma che stà dì! Damme cento sacchi e na stretta de mano e vai cor tango...!”

A lume di candela, chino su un tavolaccio comprato a porta Portese come 'scrivania Luigi XVI', il Losco riempiva pagine e pagine del suo taccuino. Stanco, crollò affianco ai suoi pensieri ancora umidi di inchiostro.
Dentro il cerchio di luce, proiettato dalla candela sul tavolaccio, i suoi pensieri erano ordinate file di parole, separate da brevi spazi bianchi, claustrofobici.

"Accadde che Fidel Castrò abdicò. Il Supremo, impaurito che il nuovo arrivato fosse un tantinello più furbo dell'ormai esausto fratello, quindi difficilmente plagiabile, decise di spostare altrove i suoi affari. Con l'aiuto della CIA, impacchettò l'intera Università-Bordello e la spedì a Roma. Il progetto venne chiamato Cometa. Un impresa faraonica, da Supremo! I sette nani vennero lanciati nello spazio con una enorme griglia imbracata all'Università-Bordello. La griglia era stata progettata per intrappolare una cometa, la cui forza avrebbe trainato quell'Università-Bordello da Cuba a Roma, biglietto solo andata..."

La candela si consumò e la piccionaia, pardon l'attico cadde nel buio. Ma dov'era stata ubicata quell'Università-Bordello?

Il giorno dopo il Losco prese la metro raggiungendo in via dei Serpenti il Pavone. C'era pure Turi Turi Turi, che si fece subito chiamare Turè er ternario. Insieme aspettarono il Kamikaze, lo videro arrivare con occhiali scuri e la classica camminata da Terminator.
“A ninè, te se move er mausse!” disse er ternario rivolgendosi al Kamikaze. Questi lo guardò dietro i suoi occhiali scuri e non replicò. I quattro percorsero tutta via dei Serpenti fino al Colosseo, o meglio quello che un tempo era il Colosseo. Ora sorgeva sulle sue rovine l'Università-Bordello. Il Supremo grazie ad un contatto col vaticano, ottenuto dal suo fedele Sultano, fece espropriare quel rudere ridotto ormai ad una gattara e vi assemblò l'Università-Bordello, compilandola con la nuovissima versione di gcc. In cambio, dovette assumere tre cardinali e un prete spretato, ed acquistare una fornitura triennale di crocefissi wireless; perché si sa: il wireless è più sicuro del wired, non si può sniffare!

C'era una immane folla davanti all'ingresso principale trattenuta da prepotenti pretoriani. I nostri si unirono al Profeta, sul palco delle semi-celebrità.
“A ninè, te se move er mausse!” disse il Profeta, ma il Kamikaze non rispose, tuttavia accennò ad un lieve, quasi impercettibile, movimento delle labbra: stava sorridendo!
Con un prolungato rullo di tamburi, ebbe inizio la cerimonia d'inaugurazione. La folla fu spaccata in due fazioni dai colpi di manganello dei pretoriani, sul corridoio così ricavato sfilarono le 'divinità': per primo giunse Vermilinguo seguito da quattro schiavi e da una tigre albina, poi arrivò l'augusto Pusillanime con otto schiavi e tre tigri, infine il Sultano con dieci schiavi, nove tigri e un camioncino per hot dog, ( Il Sultano mentre incedeva, apriva la bocca e ingoiava un hot dog lanciatogli dalle retrovie).
Il discorso di apertura toccò all'augusto Pusillanime, schiarì la voce e con un segno della mano cercò ed ottenne l'attenzione della folla.
“A società de magnacciò, a società della gioventù, a noi c'è piace magnare e bere e nu c'è va de lavorà!”
Applausi e grida per circa mezz'ora!
Arrivò il momento del taglio del nastro, ancora rullo di tamburi. Il Supremo fu condotto all'ingresso principale dell'Univerista-Bordello, su una lettiga d'oro portata da dodici gladiatori. Lo zac della forbice, recise un tricolore stinto: esplosero fuochi d'artificio.
I dodici gladiatori, capitanati da un certo Spartacus, si avventarono su ventitré barili di ottimo vino dei castelli e annaffiarono l'entusiasta folla, fino a sera.

Il Losco, il Pavone e il Profeta ritornavano mesti mesti dall'inaugurazione, camminavano per via dei Fori Imperiali; qualche passo dietro Turè er ternario parlava con una donna, la quale insisteva che voleva cinquanta 'sacchi' per una 'pippa'. Turè, aveva difficoltà nel comprendere la lingua, ma la donna si fece capire anche a gesti: chiedeva solo cinquanta 'sacchi' per una 'pippa'! Er ternario accettò e spari all'altezza di via del Plebiscito. I tre continuarono a camminare silenti fino a piazza della Trinità dei Monti. Quivi si separarono, ognuno prese una strada diversa ed entrambi dissero: “a regà ce se vede domani!”.

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