I feel that ice is slowly melting

"se devo essere sincera.." "No! pecche mica... puoi dire pure una bugia no cioè siamo tutt'e due gli n'si... a coppia..non lo so cioé... resta" (Massimo Troisi: Scusate il ritardo)

"Little darling, the smile returning to their faces.
Little darling, it seems like years since it's been here." (George Harrison)

mercoledì 26 marzo 2008

La dipartita

L'epidemia si stava diffondendo silenziosa. La pasqua era arrivata prima del previsto e stranamente, al contrario degli altri anni, le generiche e-mail di auguri in broadcast quest'anno non avevano intasato irrimediabilmente il server di posta. La cosa mi ha fatto riflettere non poco: forse sono un profeta veramente? Morirò anch'io sull'eretico rogo con Berta che fila via? Panta rei! Panta rei! Così echeggiava la voce squillante di Eraclito, ed io ricordo che ripetevo: ``I fiumi scorrono dalle montagne verso il mare'', senza sapere cosa significassero queste parole! Il processo di contagio godeva come un verme nel formaggio: il formaggio godeva un pò meno. Il losco urlava: ``Paddazza! Paddazza!''; ma nessuno, nemmeno lui, aveva il coraggio di avanzare a testa bassa per paura di rompersi qualche dente da latte per un pugno preso male. La tensione si percepiva nell'aria: le scariche elettrostatiche ionizzavano le particelle corpuscolari tra gli sguardi, producendo lampi di un intenso colore azzurro. La situazione stava degenerando! L'epidemia non era più circoscritta e la sua diffusione sembrava inarrestabile. Eppure i campanelli di allarme erano stati chiari: perchè i legatus avevano deciso di ignorarli? E' passato più di un anno da quando entrai gridando al supremo: ``Chikungunya! Chikungunya! Chikungunya!''. Qualche mese fa le prime manifestazioni mannare del lunatico ed io ancora a gridare: ``Chikungunya! Chikungunya! Chikungunya!''. Ma niente, solo naufraghe parole di un veliero spinto dal vento ed inghiottito dal mare ingordo. Fuggisci da CUBA se ci riesci .... sciocco! Così avevo predetto a colui che creò il primo blog, oscurandolo poi per lunaticheria. Ultimamente ho parlato spesso di paura, come ho detto ``solo gli incoscienti non hanno paura'' ma caro Andrea la massima è incompleta, finisce così: ``solo chi ha coraggio è capace di vincerla''. Ogni volta che ho preso una decisione, ogni volta che ho fatto una scelta ho dovuto rinunciare a qualcosa: nella vita, quella reale, c'è sempre un prezzo da pagare! L'unica volta che ho fatto una scelta per paura, ho firmato vent'anni di mutuo, neanche mi stessi comprando una villa con piscina; ancora sto pagando! Riflettendo su una definizione di me che mi vedeva paragonato ai fossati che circondano i castelli, dopo una breve ricerca su google, ho scopero che questi fossati non servivano solo ad ostacolare gli attacchi dei nemici ma erano anche una sorta di cloaca. Tutto sommato è vero. Poi lo dico sempre pure io: ``di noi si ricorda di come appariamo non di come siamo''. Se all'interno del fossato c'è il castello di Camelot non gliene frega niente a nessuno. Per fortuna alcuni fossati hanno la larghezza di un ruscello e si possono oltrepassare con un piccolo salto nonostante il puzzo terrificante. Alcuni castelli invece il fossato non l'avevano proprio, quasi a voler invitare le persone ad entrare: al castello di Dracula per esempio si poteva arrivare in carrozza! Già, i fossati si possono oltrepassare con un salto, un ponte levatoio o una barcachetta ma uno di noi invece è proprio passato oltre.

``Che il suo nome venga cassato da ogni porta! Che non si pronunci più in nostra presenza e/o in nostra assenza. Che nessuna porta sia una lapide! Lo dichiariamo noi, il supremo, il puparo, tutti i burattini, i cubani e i sette nani''.

Noi poveri sottoposti, ci siamo messi a cancellare con la nostra saliva e le nostre lacrime il tuo nome. Abbiamo scoperto che su GRID ogni workernode, ogni CE e pure ogni sorage element portava la tua nomea; il supremo ci ha ordinato di abbattere GRID. Questo ingrato compito è stato affidato a me ed al losco; armati di doppietta a canne mozze calibro 16, siamo scesi al quinto piano e come in Rambo II abbiamo fatto fuori l'infrastruttura. Il pavone con gli occhi rossi, a causa dell'operazione per la miopia, ha portato le tue cose dalla scrivania al centro del corridoio del settimo piano; il postino le ha cosparse di benzina et dulcis in fundo il kamikaze le ha fatte esplodere.

Oggi il tuo ricordo è già svanito, per il semplice motivo che il supremo ci ha formattato il cervello installando una nuova versione del puparOS: tu non sei mai esistito, non esisti e non esisterai mai!

E' proprio vero, i veri amici si vedono nei momenti brutti: per questo sei rimasto solo!

Perché sto scrivendo di te se in teoria ti ho rimosso? Il puparOS l'ho scritto io! Ho inserito un baco all'interno di una porzione di codice per un simulatore, scritta in assembler dal passivo. Poi ho inCUBAto un virus che proteggesse me, nessuno, qualcuno e qualcun'altro da eventuali formattazioni a bassissimo livello!

Non sono un profeta veramente, l'epidemia l'avevo prevista solo perché il virus l'ho creato io!
Per il teorema della coerenza, sono un profeta veramente: ``questa è solo la prima piaga''.



domenica 23 marzo 2008

La paura dell'istinto

Vi siete mai chiesti di che cosa ha paura l'istinto? Che cosa impaurisce questa innata capacità di vivere? La paura dell'istinto è una delle cose più brutte che è successa al genere umano; si è arrivati a confondere l'istinto e la paura o meglio, forse si è abbandonato l'istinto per accogliere la paura. Dimenticavo, queste mie astruse riflessioni non nascono perché la mattina metto a terra il piede sbagliato; vi assicuro che sono tutte dovute a fatti o episodi che mi hanno fortemente impressionato. L'episodio di queste riflessioni è stato causato dalla mia nuova amica Camomilla, che mi ha intensamente intenerito mentre sbiancava come se avesse visto il fantasma dell'opera. Mentre le ho sfiorato il braccio, per paura che cadesse da tre scalini, mi sono accorto che era diventata di legno: era forse una pinocchietta! Anche lei era una burattina del supremo? O forse aveva veramente visto il fantasma del lunatico, il quale è venuto a mancare da poco? Probabilmente la seconda visto che c'era luna piena! Effettivamente il luogo, se fosse stato al buio, si sarebbe anche prestato bene a manifestazioni ectoplasmiche ma c'erano le lampadine accese, i tavoli ornati con piatti, forchette, fiori e vino: un posto veramente romantico dove non credo il fantasma del lunatico si sarebbe trovato a suo agio. Dopo essere sbiancata Camomilla si è dileguata nell'oscurità, quasi a volerlo trovare lei il fantasma. Alla fine penso che non l'abbia trovato ma in compenso ha fatto amicizia con un mastino di 80 chili: meglio di niente. A questo punto devo spendere due parole su Camomilla che non fa propriamente parte della nostra CUBA ma è anche lei fedele a Fidel e soprattutto è affetta come tutti noi da CUrricul BAstardo, malattia per la quale non è ancora stato scoperto un vaccino, nonostante gli sforzi dei nostri migliori ricercatori!

La smetto di divagare e torno alla paura dell'istinto. Ma di che cosa avrà mai paura questo benedetto istinto? Non lo so, posso però elencare alcuni sintomi:

1) bruciore del solito occhio;
2) improvvisa quanto insolita ed inaspettata sensazione di caldo;
3) schizzofrenici sbalzi di umore;
4) espressione sorpresa nel sentire una delle mie solite minchionissime locuzioni;
5) voglia di uccidere farfalle.

Essendo io medico affermato, con modestia e senza la minima presunzione, che mi distingue, mi permetto di spiegare i sintomi:

1) solitamente è l'occhio sinistro come un fantasma, il quale non sopporta la presenza invasiva della lente a contatto o anche del solo contatto;
2) nella gran parte dei casi è dovuta all'ostinazione ad indossare un cappotto, con pellicciotto di cinghiale nano dei nebrodi, mentre soffia vento di scirocco, in alcuni casi questo sintomo può manifestarsi anche con compulsive sensazioni di freddo quando si esce con un ''toppino`` mentre soffia vento di tramontana;
3) frasi tipiche di questa psicopatologia sono: ''c'è luna piena: che serata fantastica`` subito contraddetta da ''che serata sprecata con questa luna``, ''...io sono masochista...`` ed io sono d'accordo, ''...non vengo...devo studiare per la SISSIS...`` minchia neanche Bartolone studiava per la SISSIS, "..vorrei ma non posso fidarmi di te io non.." scusate ho sbagliato questa è di Samuele Bersani;
4) cose del tipo: ''felicità è essere in armonia con se stessi e con tutte le cose che ci circondano`` ed io direi citando la favola di Cappuccetto Rosso ''grazi o cazzu sugnu u lupu``;
5) lo sai che prendere una farfalla in mano equivale a condannarla a morte prima che le poche ore di vita che gli sono state concesse siano finite?

Infondo la farfalla da soddisfazione alla mia indimostrabile (almeno al momento) teoria che è fortemente legata al famoso effetto farfalla. Che cosa è l'effetto farfalla? Lo conoscete tutti grazie ad una frase insulsa quanto priva di qualunque significato scientifico e/o filosofico: ''Una farfalla che sbatte le ali a Pechino genera un uragano in California''. Cara Camomilla per restare in tema di venti ed uragani immagina come soffiava il vento che ha spinto l'istinto di chi ha scritto questa filastrocca:

``Soffia forte e impetuoso il vento,
rami e foglie spazza in un sol momento.
Attento signore, il tuo cappello e' volato
e fin sulla cima il vento l'ha portato.
Ma molte volte il vento soffia debole e lento
e un piccolo fruscio si ode tra le foglie a stento.''

Ogni tanto mi perdo nella poesia: che disdetta per un H2SO4 come me! Stavo dicendo dell'effetto farfalla che racchiude in sé la nozione di forte dipendenza di un evento dalle condizioni iniziali su cui nasce l'evento stesso: in sostanza la teoria del caos. L'idea è che piccole variazioni nelle condizioni iniziali producano grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema. Cerco di spiegarmi meglio dato che è difficile spiegare le cose senza il necessario contorno di gesta, sguardi e minchionerie sensoriali varie o lavagne luminose. La conseguenza pratica dell'effetto farfalla è che i sistemi complessi, come per esempio le previsioni metereologiche, l'andamento del mercato azionario, le femmine ecc.. sono difficili da prevedere su una scala di tempo utile che nel caso delle femmine è dell'ordine di qualche decina di minuti. Questo perché ogni modello matematico finito che tenti di simulare il sistema in esame, deve necessariamente eliminare alcune informazioni sulle condizioni iniziali; ad esempio, quando si simulano le condizioni atmosferiche, non è possibile includere lo spostamento d'aria causato da ogni singola farfalla. In un sistema caotico, questi errori di approssimazione tendono ad aumentare nel tempo. Che significa? Semplice, l'errore che si commette nella simulazione supera il risultato stesso: ad esempio, se il risultato è 10 con un errore di + o - 20 allora il risultato reale è un numero che può essere scelto in maniera del tutto casuale fra -10 e +30 ovvero il risultato reale non ha nessun significato. In sostanza, le previsioni di una simulazione non sono più attendibili se spinte oltre una certa soglia di tempo. In sostanza sostenza e sottolineo sostanza: invece di riflettere sull'armonia meglio riflettere sul ``Carpe Diem'' che, cara Camomilla, è solo un attimo: fuggente.

L'istinto non ha bisogno di tempo ne ha solo paura.

sabato 22 marzo 2008

dall'Etere 2

43 6f 6d 70 61 72 65 20 49 65 6c 6c 61 6d 6f 20 6e 6f 6e 20 74 69 20 61 62 62 69 61 6d 6f 20 64 69 6d 65 6e 74 69 63 61 74 6f 2e 20 54 69 20 73 69 61 6d 6f 20 61 6d 69 63 69 2e 20 55 6e 20 73 61 6c 75 74 6f 20 64 61 6c 20 50 61 76 6f 6e 65 0a

La mia prima volta

A tredici anni, un tizio mi fece sputare sangue dalla bocca. Era più grande di me, più grosso e mi tormentava un giorno si e uno si.

Quel dì in piazza dell'aquila, mi diede tanti di quei calci che quando mi rialzai, dieci minuti dopo, avevo la nausea. Ricordo, solo a sprazzi, che avvicinai alla fontana della piazza e ficcai la testa sotto il canale d'acqua fresca. Quando il mio corpo si rifece sentire, ero tutto un livido, guadagnai la porta di casa strascicandomi per strada come un derelitto.

Passarono dieci giorni. Passeggiavo per le vie del paese e tra i piedi mi rotolò un tubo zincato, con filettatura alle estremità. Mi chinai, incuriosito dallo strano incontro, lo raccolsi e lo guardai attentamente. In quell'istante sperimentai l'associazione di idee! Qualcuno di voi ha visto mai l'odissea, quella nello spazio? In quel momento ero io l'ominide che modificava profondamente la 'storia dell'uomo'. Ma ahimè, nessun monolite assisteva silenzioso alla mia scoperta!

L'istinto mi portò a piazza dell'aquila, sedetti sugli scalini del monumento ai caduti e aspettai paziente. Il tizio non tardò, mi vide e si avvicinò con un sorrisetto idiota disegnato sulla bocca. Non esitai, strinsi nella mano il tubo zincato, con la filettatura alle estremità, e lo colpì ripetutamente sul ginocchio destro. Cadde a terra con mia soddisfazione, “come una pera che cade” dissi tra i denti! Mi alzai con uno scatto di reni, sempre col tubo in mano, e reputai interessante piazzargli in faccia un calcio. Perse un pezzettino di incisivo e dal naso gli sgorgò un fiotto di 'emo'! Riconsiderai la faccenda del calcio. Quindi spinsi il mio piede di nuovo verso quella faccia, provocandogli stavolta un taglio sullo zigomo.

Il tizio era steso per terra e bofonchiava qualcosa, incomprensibili frasi; mi abbassai, sapevo che non era morto, dimorava in uno stato di semi-coscienza. Lo toccai. Con meraviglia, notai che la sua carne, aveva la stessa consistenza della mia. Fissai quell'occhio che per tanto tempo mi aveva tormentato. Lo scandagliai fino al fondo dei suoi pensieri, nulla di anomalo trovai.

Mi chiesi cosa mi faceva paura in lui. Di getto risposi a voce alta: “l'aria tra te e me!”. E' quella porzione di spazio tra due persone, quando si trovano l'una di fronte all'altra. In quell'area, tra la punta del tuo naso e quella di chi ti sta davanti, dimora qualunque tipo di paura.

Da quel giorno, mi costrinsi di coprire quella irrisoria distanza, fino al cozzo dei nasi; mi costrinsi ad non avere più paura.

Avevo ancora in mano il tubo zincato, con la filettatura alle estremità, lo lanciai con tutta la mia forza, roteò nel cielo sbiadito dalla canicola. Dopo una lunghissima evoluzione, quasi odisseica, si conficcò nel parabrezza di un'auto. Pioggia di cristalli e tuoni di antifurto. Scappai, come scappa un tredicenne, con i tacchi delle scarpe che sfioravano le orecchie. Piangevo con i singhiozzi, era la mia prima volta. La prima volta che non provavo paura.


Cazzo! Volevo soltanto un'adolescenza normale, confrontarmi civilmente a colpi di dialettica e no con pugni e oggetti contundenti vari. In quel periodo ero fissato con W. Allen e la sua New York. Avevo visto da poco 'Qualcuno volò sul nido del cuculo' e sapevo cucinare la bolognese, il sugo intendo. Leggevo Sciascia e Pirandello e avevo picchiato a sangue il mio primo bullo!

venerdì 21 marzo 2008

L'irresistibile incomunicabilita' del non essere (ovvero breve viaggio nella mente di un folle)

"Il bue che dice cornuto all'asino". "Lo straccio parla male del cencio". Tenete ben fissi questi detti mentre leggete. Anche "Unni mi mettu mi mettu u mari e' salatu" potrebbe andare bene.

Da ragazzino ero convinto che gli Dei mi avessero parlato. Veramente. Lo confesso. Non me ne vergogno piu'. Mi mostrarono molte cose, incantandomi con parole che non voglio e non posso riferire. Mi palesarono la mia via (loro dicevano la via dell'Uomo): era bella, tortuosa ma chiara, ripida ma praticabile. Ed era li', proprio davanti all'uscio della mia casa. Mi avrebbe portato in mondi sconosciuti dove i sapienti insegnavano al mondo come essere "regolato". Bello, pensai.
Soprattutto, gli Dei mi fecero un dono a dir poco strabiliante: mi accorsi che uomini meravigliosi comunicavano direttamente, direi amichevolmente, con me. Iniziai cosi' a sentire estasiato le parole di Socrate. Seduto nelle antiche vie di Atene Lo ascoltavo discutere sull'anima e su come essa lascia il corpo nel momento della morte, sull'Amore che muove il mondo legando gli opposti, sulla conoscenza e sulle Idee. Poi guardavo Archimede di Siracusa compiere i suoi studi sui fluidi e sulle macchine, troppo preso per accorgersi che stava per essere ucciso. Ascoltavo suonare Corelli a Roma, volando sulle note del suo violino. Ho partecipato perfino alla scoperta dei satelliti di Giove da parte di Galileo; me li mostro' entusiasta, personalmente!
Diavolo (chissa' perche' ho usato proprio questa esclamazione), dovevo parlarne con qualcuno, condividere le mie idee, le mie emozioni. Anche i miei compagni di viaggio, pensai, avranno parlato con uomini notevoli, magari personaggi a me sconosciuti. Che meravigliosa occasione di conoscenza e di apertura totale verso i miei simili! D'altro canto il mio Maestro mi diceva che, se esiste una via per la sapienza, essa passava dalle piazze, dove il re era il dialogo. Quindi tutto contento, scodinzolante, andai dal prossimo. "Senti, amico, ho incontrato una mente eccelsa che mi mostro' l' utilizzo delle leve, mi fece osservare che con una piccola forza si puo' spostare un enorme peso; ma gli Dei mi spiegarono che tutto ha un costo, che per compiere un'azione ci vuole un'applicazione, cosi' ci sto riflettendo, tu che ne pensi?". Lui, sorridente, mi rispose "per piazza Cairoli devi andare di la!". E mi indico' con le sue due mani due vie diverse. Confesso che rimasi perplesso. Non avevo capito cio' che mi volesse dire. Dovevo riflettere, approfondire. Badate non ero sconfortato, non ancora, anzi piuttosto eccitato. Le sorprese mi stimolavano allora. Ringraziandolo presi una direzione, diversa dalle due mostrate dal mio prossimo (ero, e sono, un animale cocciuto). Purtroppo altri incontri si susseguirono simili. Alcuni erano gentili e disponibili, altri duri e altisonanti, altri freddi e scostanti.
Una volta mi ritrovai con un gruppetto di compagni e uno di loro aveva una scarpa slacciata e incespicava frequentemente. Gli dissi "amico, fermiamoci un attimo e allacciati la scarpa" ed egli mi rispose piuttosto irritato "senti, per favore non fare filosofia!". Filosofia, che parola strana: ognuno le da' un significato diverso. Suppongo che sia il destino di tutte le parole, in effetti. In un campo dissi al mio prossimo "senti il canto della cinciallegra, e' bello no?", mi rispose "non so, non ho la cultura adatta". Che cultura serve ad ascoltare il canto di un uccello? Poi cos'e' la cultura? Bah, tanto ne so' quanto ne sapevo, tanto per usare le parole di mia nonna. Un inciso: ultimamente sto sinceramente pensando che Socrate avrebbe appreso molto dalla mia dolce nonnina; ma questa e' un'altra storia.
In una piazza senti' un gran vociare. "Compagni, solleviamoci. I padroni hanno tenuto troppo tempo il loro piede sulle nostre teste!". Mi avvicinai interessato e chiesi al mio prossimo di spiegarmi. Lui inizio': "vedi, compagno, il popolo e' rappresentato come un'unita', ma la moltitudine non e' rappresentabile perche' e' mostruosa rispetto ai razionalismi teleologici e trascendentali della modernita'". Ah, Aah, l'ho beccato adesso. Uno che parla piu' strambo di me. E di tanto anche. Dira' cose interessanti e profonde. Approfondiamo, indaghiamo, riflettiamo. Notai, che adesso, ammuotolito ed assorto, il mio prossimo fissava in una particolare direzione. Guardai e vidi una giovane ragazza, molto carina. Dissi sorridendo al mio interlocutore che potevamo avvicinarci e parlare con lei, vedere cosa ne pensasse. Lui mi disse: "ha delle gran belle tette". Sorpreso, ne convenni e' mi assali' il dubbio che costui era veramente un saggio. Gli dissi che volevo diventare il suo allievo. Ma lui mi rispose "vaffanculo tu e la moltitudine; vattene che quella e' mia!". Ok, va bene cosi'. Con la testa dolorante mi allontanai, pensando ancora che mi occorreva approfondire, indagare, riflettere sull'accaduto.
Adesso si, ero piuttosto sconfortato. Non capivo quello che il mio prossimo mi diceva. Nessun saggio della terra me lo aveva spiegato. Evidentemente non avevo capito un granche'.
Girovagando vidi la Luna. Era cosi' bella, commovente. La indicai ad un compagno di viaggio, ma notai che stava fissando il mio dito indice. Ah, questa la so! L'ho letta! Costui e' uno stolto che guarda il dito che indica, invece che la Luna. Tutto torna; una cosa l'ho messa al suo posto. Poi guardai il mio dito e notai che era deforme. Stava andando addirittura in pezzi. Ripreso il viaggio, grattandomi la testa ripensai alla storia dello stolto, della luna e del dito. Forse dovevo approfondire, indagare, riflettere, ma ero stanco e il viaggio era cosi' lungo.
Vagando per un posto arido, assorto, diedi un calcio ad un ciottolo, facendolo rotolare lontano. Dei viandanti lo videro e mi si avvicinarono "Ma sei bravissimo! Un talento!". Perplesso, spiegai loro che non avevo fatto niente di importante. Loro mi risposero che sicuramente scherzavo, che quello che sapevo fare era unico. Io, confuso ma contento che qualcuno mi parlasse, diedi un altro calcio ad un altro ciottolo. "Bello! Grandioso! Devi fare un lavoro per noi; assolutamente". Li segui', e mi spiegarono che dovevo rompere dei grandi massi, farne piccoli ciottoli, prenderli a calci spostandoli un po' in la ed, infine, rincollarli per riottenere i massi originali. Mi sembro' strano, ma almeno avevo un obiettivo, uno scopo e, cosi', acconsenti'. Ed e' quello che attualmente faccio. Sposto massi, rompendoli e rincollandoli. Non e' poi cosi' male.
Avrei altre cose da dirvi, ma non voglio occupare troppo spazio, vi avro' annoiato gia' troppo. Mi sa che gli Dei mi hanno preso in giro. Li sento dall'Olimpo ridere. La via che mi hanno mostrato e' circolare e non ne so piu' uscire. Ma tant'e'.
Adesso vi saluto, amici, e vi auguro di stare sereni. Auguri piu' "importanti" non ve ne so fare. Adesso il Pavone chiude la sua coda colorata e se ne va'. Ad approfondire. Ad indagare. A riflettere.

domenica 9 marzo 2008

Per onesta disonestà

Ma secondo voi si può costruire l'onestà sopra la disonestà? Si può favorire qualcuno e poi dire: ''per onestà farò lo stesso con gli altri!``. Secondo me così si aggiunge disonestà sopra disonestà, all'infinito! Ma contro cosa sto lottando! Anche quelli che teoricamente dovrebbero essere le migliori menti si automistificano, si autoconvincono delle minchiate che dicono e si puliscono la coscienza con dell'onesta disonestà!

Assolutamente non sono un santo e, ve lo assicuro, nemmeno un moralista con la coscienza degli altri: avere la coscienza pulita è segno di cattiva memoria ed io mi ricordo quasi tutto. Cito pure il mio buon amico Massimiliano che una sera sorprendendoci tutti disse: ''Comu dissi chiddu, cu ietta a petra``; il riferimento per me era chiaro, ''chiddu`` era Gesù e ''a petra`` si riferiva a ''chi è senza peccato scagli la prima pietra``.

Già, a quanto pare ''L'onestà è lodata da tutti, ma muore di freddo``. (Giovenale)

Scusate a me le parole difficili fanno schifo e ne ho usata una senza spiegarla. Non voglio fare il sapientone perché proprio non lo sono, ma nella mia povera esperienza mi sono accorto che non ci sono solo persone che non volevano o non vogliono andare a scuola, ma anche persone che non potevano e non possono andarci: porca puttana! La mistificazione consiste nel distorcere intenzionalmente la realtà, col fine di ingannare qualcuno. Il guaio è che molti finiscono col distorcere pure la propria di realtà per paura di guardarla in faccia e finiscono per autoingannarsi e invertire il significato delle parole, come per esempio quello di onestà e disonestà.

Caro Losco, amico mio! So che ti farà piacere questa citazione del tuo autore preferito che purtroppo continua ad essere attuale come fosse incarnato nel venoso ed arido sangue che nutre la carcassa della nostra terra: è solo ''Il piacere dell'onestà``.

“Provo da un pezzo….. un disgusto indicibile delle obiette costruzioni di me….”.
“ io mio vedo, mi vedo di continuo….”.

Il finale è solo il trionfo di un ipocrita realmente inconsapevole e sconfitto innanzi alla vita che lo costringe a vivere il rimorso nel dolore. Mi consola solo il fatto che la vita non è a compartimenti stagni e chi è così lo è con tutti ed anche con se stesso, proprio come un computer che non distingue chi lo usa. Asimov insegna: ''la disumanità del computer sta nel fatto che, una volta programmato e messo in funzione, si comporta in maniera perfettamente onesta``.

venerdì 7 marzo 2008

Inno alla paura

''Ma non sì che paura non mi desse
la vista che m'apparve d'un leone.
Questi parea che contra me venesse
con la test'alta e con rabbiosa fame,
sì che parea che l'aere ne temesse.

Ed una lupa, che di tutte brame
sembrava carca nella sua magrezza,
e molte genti fè già viver grame,
questa mi porse tanto di gravezza
con la paura ch'uscìa di sua vista,
ch'io perdei la speranza dell'altezza.``

Minchia! Dante era un grande! Ho paura! Non me la ricordavo più! Non ci posso credere! Forse sono ancora vivo! Nelle ultime tre settimane mi è capitata una cosa che definirei strana e se per me è strana o è strana veramente o è vera: tre ragazze mi hanno detto la stessa cosa con le stesse parole. Le tre figliuole, buon per loro, sono sicurissimo che non si conoscono; mi hanno detto: ''Sei acido.....non farmi fare brutta figura con le mie amiche``. Alla terza volta mi sono preoccupato, ho avuto paura e poi ho avuto paura pure a chiedere se avessi fatto fare brutta figura. Per fortuna ad alcune di queste amiche sono risultato simpatico: speriamo bene.

Io che dico sempre che solo gli incoscienti non hanno paura, non mi ero neanche accorto che l'avevo finita! In verità, un anno fa avevo avuto sentore di essere stato un tantino incosciente ma forse ho fatto finta di niente per paura.

Stavo risolvendo l'equazione x - f(x) = n dove n è il nono numero primo quando i cromosomi nelle mie cellule germinali mi hanno fatto notare che alcune cose che ho scritto in questo blog sono un pò pesanti anche se, a volte, non si capisce di chi parlo. Si, sono pesanti ma a quanto pare incuriosiscono altrettanto. Mi scuso, non l'ho fatto apposta è che sono cripticamente semplice e soprattutto non mi ero accorto che nella mia credenza fosse finita la paura che da ''buona amica'' mi avrebbe sicuramente censurato! Vi do la mia parola che la prossima settimana passo dal droghiere a comprarne un po: di paura.

Per tranquillizzarvi tutti, visto che alcuni mi sembrano impauriti, vi dò una dritta: conviene usare l'ssh, che si basa sui numeri primi, ma, per ogni evenienza, la porta del telnet è sempre aperta e se leggete attentamente le cose che ho scritto di sicuro riconoscete e vi riconoscete; se invece sapete già chi siete, rileggete attentamente secondo me qualche profezia si è avverata. Scusate ancora ho scommesso un altro errore: nessuno sa chi è veramente! Sto perdendo colpi, colpa della paura! Burke aveva proprio ragione: ``Nessuna passione priva la mente così completamente delle sue capacità di agire e ragionare quanto la paura''.

Ah, non ho detto cosa mi ha fatto paura veramente. Che io avessi un carattere di merda è cosa nota e consacrata. Quello che non sapevo è che ho anche un carattere di merda per sentito dire. Che significa? Una cosa del tipo: state lontani dal lebbroso e se proprio dovete e o volete avvicinarvi per mera curiosità, state bene attenti che non vi veda nessuno!

Tranquilli, non sono arrabbiato sono solo impaurito; la sapete la storia del cane bastonato che ha paura alla vista del bastone, mio malgrado devo dare ancora una volta ragione a Machiavelli: ``Dal momento che l'amore e la paura possono difficilmente coesistere, se dobbiamo scegliere fra uno dei due, è molto più sicuro essere temuti che amati''.

Io ho paura al solo pensiero del bastone e la paura, si sa, è cattiva consigliera: ed ora tu, hai solo paura; ed ora io, ho solo paura ma mi consolo con le parole di un saggio anonimo, ``per i paurosi il futuro resterà sconosciuto, per i deboli sarà irraggiungibile, per gli incoscienti offrirà nuove opportunità''.

Chiudo col grande:

''Allor fu la paura un poco queta
che nel lago del cor m'era dutata
la notte ch'i' passai con tanta pièta.``

domenica 2 marzo 2008

Il diluvio universale

Ora la terra era corrotta e piena di violenza.

Il profeta vide che la malvagità degli uomini era grande e che il loro cuore concepiva soltanto disegni malvagi. Pure quando egli offriva un caffè, che a quel tempo non era ancora stato inventato, gli veniva detto: ``Chissà cosa vuoi in cambio!''. Il profeta rispondeva: ``Solo la tua anima, mia mal riuscita creatura! Non possiedi nient'altro che mi interessa''.

Ben presto il Profeta si pentì d'aver fatto l'uomo sulla terra, sarebbe stato molto meglio fare il bastardo. Se ne addolorò ed in cuor suo disse: "Io sterminerò dalla faccia della terra ciò che ho creato: dall'uomo al bestiame, ai rettili, agli uccelli dei cieli; perché mi pento di averli fatti! Come li ho creati li distruggo!``.

Ma un essere solo viveva rettamente in questo mondo falso, indi per cui il profeta fu misericordioso verso di lui e gli disse: ''Turi Turi Turi da oggi tu sarai chiamato Noè e tu sarai tutti: il cane, il guanto, il porco, la scimmia, il pulcino, la pecora e pure bombolo! E tutti saranno Turi Turi Turi``. A Noè il profeta diede istruzioni per costruire una grossa nave, un Arca lunga 165 metri, larga 27,5 metri e alta 16,5 metri, capace di resistere senza rovesciarsi alle più violente tempeste di mare. Il profeta si era accorto della purezza dell'anima di Turi quando questi l'aveva barattata con lui per un Chimay oro. Il profeta era rimasto schifato dal candore dell'anima! Sembrava sbiancata con la candeggina, neanche una piccola macchiolina grigia a movimentarne l'essenza. Affinche Turi si riprendesse la candida anima schifosa, il profeta fu costretto a offrirgli una Chimay rossa. Le due Chimay gli erano costate, in totale, ben 8 euro: primo e si spera unico investimento sbagliato della sua vita.

Il profeta disse a Noè, che era Turi: "Tutto quello che è sulla terra perirà col diluvio''.

Ma l'arca avrebbe salvato Noè e la sua famiglia cioè il guanto, il cane ed il padrone del cane che erano tutti Turi; misericordiosamente avrebbe salvato anche una coppia maschio e femmina di tutti gli animali "impuri", che erano tutti Turi Turi Turi, e 7 paia di coppie d'animali puri che erano tutti Turi Turi Turi''. Il profeta gli disse anche di prendere ogni sorta di cibo e farne provvista, affinché servisse da nutrimento per la sua famiglia e per gli animali. Infine aggiunse: ``Long John Silver guiderà la nave''.

Noè costruì l'Arca e fece tutto quello che il profeta gli comandò. Sette giorni prima dell'evento, il profeta ordinò a Noè, che in quel tempo aveva 600 anni, di andare nell'Arca con tutta la sua famiglia e gli animali. Poi sigillò l'Arca con grasso di foca e diede inizio alle danze. Il profeta ordinò al losco, anche noto come pocket coffee, dicendo: ``Pocket coffee se ti dico di fare la danza della pioggia tu che fai?''. Pocket coffee rispose: ``Faccio la danza della pioggia mio profeta; sparerò in cielo come in in terra! Senza coscienza, senza rimorso!''. Così fece Pocket coffee: sparò in cielo e dai buchi cadde l'acqua, sparò in terra e dai buchi sgorgò acqua. L'acqua che da la vita, la vita avrebbe distrutto. Tutto durò 40 giorni, fino a quando la profondità delle acque era di 8,25 metri al di sopra della vetta più alta. Tutto quello che era sulla terra asciutta ed aveva alito e fiato, morì. Long John Silver guidò l'Arca fra le tempeste.

Solo quelli nell'Arca sopravvissero. Il profeta guardava inerme gli effetti del suo potere che come libertà aveva donato all'uomo! Era l'uomo che adesso aveva il potere!

Turi Turi Turi passava le sue giornate a studiare i versi degli animali. Il primo animale ad essere imitato fu il suino nero dei nebrodi. Poi, con grande godimento di Long John Silver, Turi fece la pecora e quindi di nuovo il maiale. Poi fu la volta del cavallo e du sciccareddu. In ordine tocco al pulcino, alla tortora, a bombolo, al guanto ed infine alla scimmia. Si la scimmia! Ma non fu facile, Noè prima di riuscire dovette bere 2 otri di vino e per acuire la voce visse in cattività, per 34 giorni, con un travestito di nome Sandokan che si era clandestinamente imbarcato sull'Arca spacciandosi per una tigre della Malesia.

Infine Noè mandò una quaglia affinché esplorasse le acque alla ricerca della terra, ma questa tornò con la carcassa di un pesce imbalsamato dai verdi liquami petroliferi. Noè accolse lo stesso la quaglia e uccise il vitello più grasso: fece festa!

Dopo 150 giorni le acque si abbassarono e l'Arca si arenò su Pico Turquino la vetta più alta di Cuba. Tre mesi dopo la cima della montagna poteva esser vista. Quando la superficie del terreno era abbastanza asciutta, il profeta disse a Noè di uscire dall'Arca e di fare la scimmia; non c'era più supremo del sole che brillava in cielo ne della suprema luna che guidava le meree: proprio com'era prima del diluvio, com'era durante e come sarebbe stato dopo.

In seguito il profeta fece una promessa, "Non ci sarà più nessun diluvio a distruggere la terra! L'arcobaleno sarà il segno di questo patto``.

Il profeta aveva una sola parola: falsa.