I feel that ice is slowly melting

"se devo essere sincera.." "No! pecche mica... puoi dire pure una bugia no cioè siamo tutt'e due gli n'si... a coppia..non lo so cioé... resta" (Massimo Troisi: Scusate il ritardo)

"Little darling, the smile returning to their faces.
Little darling, it seems like years since it's been here." (George Harrison)

domenica 29 giugno 2008

La cena papale

Una voce annunciò: "E' in arrivo al binario 10 il direttissimo da Havana-Cuba...". Il treno portava venti minuti di ritardo, sprecati all'altezza di Venezia-Mestre. I passeggeri furono obbligati a prendere la coincidenza per Venezia. Poi risalire sul direttissimo Havana-Cuba/Roma-Termini; lo stesso che avevano lasciato a Venezia-Mestre e che misteriosamente avevano ritrovato a Venezia stazione, dopo ben 00:00,00 oreminutisecondi di viaggio e 00:20,00 minuti di saliscendi!

Il Sultano scese dal treno e chiamò un facchino; la sua voce fu riconosciuta da alcuni barboni che bivaccavano nei pressi del binario 10. Uno di loro, noto nell'ambiente homless romano, come 'er caramella' perchè sempre scarttato da tutti, disse:" Anvedi chi ce sta. A rigà er Ventresca è tornato. Scappate, che ve se magna!". Quella sera, il telegiornale riportò una notizia, direi particolare:"...strana scomparsa a Roma-Termini, di un gruppo di senza tetto e di un facchino...".


Il Sultano o Ventresca, faceva parte da molto tempo di quell'università-bordello cubana, grazie ai suoi importanti contatti con la comunità cattolica. Quando il Supremo chiese ai suoi collaboratori di prevedere cosa sarebbe successo ai suoi 'affari', nel caso in cui Fidel Castro avesse abdicato in favore del fratello, tutti gli risposero: banca rotta! Il cruccio del Supremo risultò, ...(siccome ci siamo spostati a Roma, il pensiero del supremo sarà tradotto in romano, anche se qualcuno potrebbe obbiettare: "quando il Supremo si crucciò, si trovava a Cuba!". Verissimo, ma fa più effetto!)...:"Er Ventresca! Mo come o sfamo! Quello me se magna tutto!". Allora decise si inviarlo a Roma per preparare il trasloco; facendo leva sulle sue conoscenze cattoliche, doveva trovare la nuova ubicazione dell'università-bordello.


Entrò al Vaticano con giacca e cravatta e pizzetto spazzolato da poco, quest'ultimo gli doveva risaltare il sottilissimo taglio orizzontale che aveva al posto della bocca. In realtà, il pizzetto gli serviva per trattenere il cibo che non riusciva a far entrare nella sua poco capiente bocca. La peluria uncinata del mento, catturava i pezzi di cibo che cadevano dalla bocca, e li tratteneva il tempo necessario affinchè er Ventresca come un bue, tirasse fuori la lingua per recuperali tutti d'un colpo.

"A benedè come te va" disse er Ventresca.

Il santissimo papa, si alzò di scatto da dietro la scrivania; prima proferì qualcosa nell'orecchio del prete che gli stava vicino:" siete na massa de stronzi, chi l'ha fatto entrà a questo? Mo so cazzi! Nasconnete tutto, sto gran fio de na bagnarola ce se magna er vaticano cor cupolone!". Poi, con un sorriso da rappresentanza disse, rivolgendosi all'ospite: "Ventresca, quanto tempo è passato. Te trovo in forma, dimme un pò a cosa debbo sta inaspettata visita?"

"A benedè, semo rovinati a cuba. Ce vogliono taglià e viveri. Ai regazzini mia gle dico de magnà con parsimonia, li sfamo con na carovana de cammelli ar giorno, me li portano dall'arabia saurita. Io pe venì qui, me so magnato na dozzina de canguri, quelli gli australiani li svendono. Ce so rimasti solo l'occhi pe piagne, ce devi da na mano!".

Il santo padre nascose istintivamente le mani dietro la schiena:" a Ventrè e mani me servono; la destra pè benedì e la sinistra pe portà sto bastone! Comunque sia, posso trovarve un posto idoneo pe la vostra attività. Ma parlamose chiaro, er vaticano nu se tocca."

Un boato distrasse i due dalla conversazione, come un colpo di cannone.

"Che stà a succede; mezzodì è passato. Cos'è sto corpo de cannone!" disse il papa rivolgendosi al prete.

"Nu te preoccupà, benedè! So io, ho fame!", rispose er Ventresca. Il rumore del suo stomaco aveva ingannato il santissimo uomo, il quale si era preoccupato a tal punto da pensare a nuovi moti rivoluzionari, quelli che nei secoli passati erano stati la preoccupazione di molti suoi colleghi.

"Hai fame? Annamo a magnà, conosco un posticino dove fanno na coda a vaccinara divina!".

I due uscirono da S. Pietro, si ritrovarono solinghi e abbracciati dal colonnato del Bernini.

"Belle ste statue!", esclamò er Ventresca.

"Lassale perdere ventrè, quelle nu si toccheno!", preciso Benedè.

Presero per via della Conciliazione e una folla di curiosi incominciò ad attorniare il santo papa. Le guardie svizzere, allontanarono prontamente il cospicuo gruppo di fedeli: molti chiedevano la grazia, altri volevano solo immortalare il papa, nelle loro macchine fotografiche.

"Cari figli, ve posso solo benedì. Nu me chiedete altro!", e alzando la mano destra impartiva il segno della croce.

Sulla terrazza del Pincio, videro il sole calare dietro S. Pietro.

"Allora benedè, me voi aiutà?"

"Bello mio, io te posso dà solo il colosseo; quelle quattro pietre me so sempre state sul..sullo stomaco. Ma l'amicizia sa da rispettà. Io ve do na cosa a voaltri, voi me date na cosa a me. Me spiego, dove magnate voaltri ce voglio magnà pur'io!"

Er Ventresca annui. La papaMobile giunse al Pincio scortata da un'intera armata di guardie svizzere.

"Ora annamo a magnà, te porto da gigino er troione, se trova a trastevere. Bevemo, magnamo e stipuliamo er contratto. Stasera offro io!".
Er Ventresca si mangiò tutto il locale, lo fermarono in tempo le guardie svizzere perchè voleva mangiarsi anche trastevere. Gigino er troione, portò il conto al papa il quale esclamò: "A ventrè, porca puttana te sei magnato tutto! Mo me tocca pagà l'ira de dio!"
Il giorno dopo, er Ventresca salì sul direttissimo Roma-Termini/Havana-Cuba, portava con se la buona novella: l'univesità-bordello poteva trasferirsi a Roma, al posto del Colosseo.

lunedì 16 giugno 2008

Tubature metropolitane intracraniche

Era un giorno ugggggioso e di pioggia...e porca puttana, erano tutti dei fottuti giorni di pioggia, il lunatico si muoveva come al solito con la precisione di un orologio tunisino (celeberrimi o mi sbaglio), impalpabile colazione a casa, 170 preso al volo...2/ per via di francia e via sulla giostra! Il suo nuovo impiego prevedeva la conoscenza di una quantità di nozioni fuori dal comune...ecco appunto un liguria invece che a messina (cazzo che battuta!). Ed ecco perché lui la mattina ci entrava fresco come una rosa, la maggior parte della gente non gli dava un euro...ed a lui andava bene così? Se gli altri pensano che non sai fare un cazzo...meglio : stai al tuo posto, fai quel che ti chiedono e non metterti in mostra troppo, in fondo che te ne fotte? Devono darti qualcosa? No solo lo stipendio a fine mese e neanche quello te lo dà mamma ak. Eh si niente più massimo esperto di qualche cosa, niente più progetti da inventare o mega architetture, al limite pigettare una qualche incredibile espressione di puntatori lunga tre righe... ma tanto se non funziona si risistema dopo!
E che dire da tre mesi il lunatico afferma di essere un programmatore C a basso livello e non ha mai fatto una malloc! Ma proprio per niente!
Il lunatico era diventato molto meno lunatico di un tempo... non metteva le mani addosso ai colleghi dall'ultima volta che aveva visto il profeta.
Ma parliamo del profeta, il profeta ci aveva visto giusto, verso il 15 dicembre affermava con ostentata sicumera: "che cazzo ci vai a fare il colloquio, tanto tu non te ne vai di qui!" INFATTI pensava sogghignando il lunatico.
Certo un caro prezzo era stato pagato dal lunatico al fine di placare la sua brama di salvezza!
Ma il lunatico, ricordatevi, dall'alto veglia su di voi... se sentite un'affettuosa pacca sulle spalle, che vi sembra come un furgone schiantatosi su di voi...beh è il lunatico che gentilmente vi ricorda della sua presenza.

domenica 15 giugno 2008

Il Trasloco

“Er barcarolo va contro corente.....”, il Losco chiuse la finestra della sua nuova bicocca. Guardò attraverso i vetri: nell'oscurità il Tevere scorreva silenzioso sotto ponte Miglio. Solo la voce di un ubriaco si udiva: “...e quanno canta l'eco s'arisente...”.

Il Losco alloggiava in un attico. In realtà era una piccionaia che il proprietario aveva spacciato spudoratamente per attico, sfrattando gli ultimi piccioni il giorno stesso che il Losco vi si stabilì.
“Sicuro che è un attico?” domandò il Losco, inarcando il sopracciglio.
Il proprietario strofinò la punta della scarpa sull'orlo del pantalone, eliminando escrementi di piccione: “..Mor'ammazzato! Sto stronzo de picciò ma scacazzato a scarpa!” mormorò. Subito dopo, rivolgendosi al Losco disse: “Cà detto?”. Poi come se avesse ricordato in una frazione di secondo la domanda, rispose: “..Me stà a coglionà?”. Questo convinse il Losco, il quale rilasciò il sopracciglio e chiese di firmare il contratto...”Ma che stà dì! Damme cento sacchi e na stretta de mano e vai cor tango...!”

A lume di candela, chino su un tavolaccio comprato a porta Portese come 'scrivania Luigi XVI', il Losco riempiva pagine e pagine del suo taccuino. Stanco, crollò affianco ai suoi pensieri ancora umidi di inchiostro.
Dentro il cerchio di luce, proiettato dalla candela sul tavolaccio, i suoi pensieri erano ordinate file di parole, separate da brevi spazi bianchi, claustrofobici.

"Accadde che Fidel Castrò abdicò. Il Supremo, impaurito che il nuovo arrivato fosse un tantinello più furbo dell'ormai esausto fratello, quindi difficilmente plagiabile, decise di spostare altrove i suoi affari. Con l'aiuto della CIA, impacchettò l'intera Università-Bordello e la spedì a Roma. Il progetto venne chiamato Cometa. Un impresa faraonica, da Supremo! I sette nani vennero lanciati nello spazio con una enorme griglia imbracata all'Università-Bordello. La griglia era stata progettata per intrappolare una cometa, la cui forza avrebbe trainato quell'Università-Bordello da Cuba a Roma, biglietto solo andata..."

La candela si consumò e la piccionaia, pardon l'attico cadde nel buio. Ma dov'era stata ubicata quell'Università-Bordello?

Il giorno dopo il Losco prese la metro raggiungendo in via dei Serpenti il Pavone. C'era pure Turi Turi Turi, che si fece subito chiamare Turè er ternario. Insieme aspettarono il Kamikaze, lo videro arrivare con occhiali scuri e la classica camminata da Terminator.
“A ninè, te se move er mausse!” disse er ternario rivolgendosi al Kamikaze. Questi lo guardò dietro i suoi occhiali scuri e non replicò. I quattro percorsero tutta via dei Serpenti fino al Colosseo, o meglio quello che un tempo era il Colosseo. Ora sorgeva sulle sue rovine l'Università-Bordello. Il Supremo grazie ad un contatto col vaticano, ottenuto dal suo fedele Sultano, fece espropriare quel rudere ridotto ormai ad una gattara e vi assemblò l'Università-Bordello, compilandola con la nuovissima versione di gcc. In cambio, dovette assumere tre cardinali e un prete spretato, ed acquistare una fornitura triennale di crocefissi wireless; perché si sa: il wireless è più sicuro del wired, non si può sniffare!

C'era una immane folla davanti all'ingresso principale trattenuta da prepotenti pretoriani. I nostri si unirono al Profeta, sul palco delle semi-celebrità.
“A ninè, te se move er mausse!” disse il Profeta, ma il Kamikaze non rispose, tuttavia accennò ad un lieve, quasi impercettibile, movimento delle labbra: stava sorridendo!
Con un prolungato rullo di tamburi, ebbe inizio la cerimonia d'inaugurazione. La folla fu spaccata in due fazioni dai colpi di manganello dei pretoriani, sul corridoio così ricavato sfilarono le 'divinità': per primo giunse Vermilinguo seguito da quattro schiavi e da una tigre albina, poi arrivò l'augusto Pusillanime con otto schiavi e tre tigri, infine il Sultano con dieci schiavi, nove tigri e un camioncino per hot dog, ( Il Sultano mentre incedeva, apriva la bocca e ingoiava un hot dog lanciatogli dalle retrovie).
Il discorso di apertura toccò all'augusto Pusillanime, schiarì la voce e con un segno della mano cercò ed ottenne l'attenzione della folla.
“A società de magnacciò, a società della gioventù, a noi c'è piace magnare e bere e nu c'è va de lavorà!”
Applausi e grida per circa mezz'ora!
Arrivò il momento del taglio del nastro, ancora rullo di tamburi. Il Supremo fu condotto all'ingresso principale dell'Univerista-Bordello, su una lettiga d'oro portata da dodici gladiatori. Lo zac della forbice, recise un tricolore stinto: esplosero fuochi d'artificio.
I dodici gladiatori, capitanati da un certo Spartacus, si avventarono su ventitré barili di ottimo vino dei castelli e annaffiarono l'entusiasta folla, fino a sera.

Il Losco, il Pavone e il Profeta ritornavano mesti mesti dall'inaugurazione, camminavano per via dei Fori Imperiali; qualche passo dietro Turè er ternario parlava con una donna, la quale insisteva che voleva cinquanta 'sacchi' per una 'pippa'. Turè, aveva difficoltà nel comprendere la lingua, ma la donna si fece capire anche a gesti: chiedeva solo cinquanta 'sacchi' per una 'pippa'! Er ternario accettò e spari all'altezza di via del Plebiscito. I tre continuarono a camminare silenti fino a piazza della Trinità dei Monti. Quivi si separarono, ognuno prese una strada diversa ed entrambi dissero: “a regà ce se vede domani!”.