Ma sono il profeta o un pagliaccio irriverente? Ammetto che questo appellativo affibbiatomi dal mio buon amico mi ha non poco fatto riflettere. Sul pagliaccio, che faccio con piacere, mi trovavo d'accordo, ma il termine irriverente mi suonava male e non perché non sono un tipo irriverente. Non ho mai accennato al fatto che io sono un fissato con la terminologia. La lingua italiana, da un punto di vista filosofico-psicologico, secondo me è fantastica. Ci sono un sacco di termini che, non fosse per sbiadite quanto brillanti sfumature, sembra abbiano lo stesso significato: noi però riusciamo ad usarle sempre in maniera corretta. In verità, il termine irriverente mi suonava molto familiare, nel senso che irriverente io lo sono sempre stato. Certo la mia non è una irriverenza presuntuosa e arrogante quanto piuttosto una forte presa di posizione: una irriverenza di protesta. Io quel poco che ho fatto l'ho fatto da solo, lavoro da quando a 16 anni facevo il cameramen, ricordo che mi davano 10 mila lire per ogni ripresa di cronaca (circa 20 minuti di lavoro), 20 mila lire per le partite di calcio o di basket e 30 mila lire quando andavo alle manifestazioni pseudo-politiche. Alle manifestazioni pseudo-politiche in realtà ci sarei anche andato gratis perché si mangiava a sbafo e si sentivano minchiate degne di zelig da parte di minchioni con la patente alcuni dei quali purtroppo adesso guidano l'Italia. Ad una di queste manifestazioni mi capitò di sedere accanto a Sgarbi con il quale ho intrapreso una dissertazione sulle sarde alla brace, che lui non ha mangiato: gli dissi che non sapeva cosa si perdeva lui mi rispose che avevano un odore troppo intenso e lo nauseavano. La mia irriverenza deriva dal fatto che le cose, per chi prova a farle, sono tutt'altro che facili. In ogni caso, evitando di addentrarmi nelle piacevoli disavventure della mia giovinezza, quello che mi ha colpito era l'insieme delle due parole: ``pagliaccio irriverente''. Perchè mi hanno colpito? semplicemente perché non appartenevano al mio amico! Sia ben chiaro non mi sono affatto arrabbiato, anzi questa definizione mi lusinga parecchio. Se dovessi fare una delle mie apparentemente ingiustificate analisi direi che queste due parole suonavano un non so che di femminile ed il mio amico, buon per lui, di femminile ha veramente poco. Ma quale saggio tornado razionale doveva vorticosamente schiacciarmi così per condannare la mia pagliacciosa irriverenza? Non è che mi importi più di tanto quindi cito ancora il mio buon amico:``ma?''. La definizione di pagliaccio irriverente mi è ``gradita'' veramente. Vi siete mai chiesti perché i bambini amano tanto i pagliacci? A me piacciono perché sorridono e mi fanno sorridere veramente. Se ci penso di sorrisi veri ultimamente ne ho visti sempre meno: forse sono stato poco attento, proverò a guardare meglio. Mi sembra che la gente sorrida per contratto. Il fatto è che questi sorrisi sanno di riverenza e poco di felicità. Preferisco fare il pagliaccio che indossare un abito che non è il mio, tranne ovviamente la giacca e la cravatta nelle occasioni importanti. Io non amo scendere a compromessi, ma se necessario lo faccio. La vita è quella che è e di certo non è perfetta: io ne ho preso atto e cerco solo di sfruttare a mio favore la sua imperfezione. Darwin, quello della teoria evolutiva, disse:``..non è il più forte che sopravvive ne il più intelligente ma colui che meglio si adatta al cambiamento''. Io non sono Don Chisciotte e non lotto contro i mulini a vento, piuttosto preferisco usarli per macinare grano.
Che irriverente che sono!
martedì 18 dicembre 2007
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento